“Ecco gli ebrei che dovremo uccidere”. La conferenza choc di Hamas

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Il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid, in visita ufficiale a Washington, ha incontrato la vicepresidente Kamala Harris alla quale ha espresso apprezzamento per la politica dell’amministrazione Biden nei confronti dello Stato Ebraico. Considerando però i trascorsi dell’attuale Presidente, che durante la sua carriera ha più volte attaccato Israele e i suoi rappresentanti, e la recente risposta anti-israeliana che proprio la Harris ha dato a una domanda di una studentessa araba che chiedeva come mai gli Usa continuassero a elargire aiuti militari allo Stato Ebraico, si è certamente trattato di un incontro di puro protocollo. Frasi condite con poca verità e tanta ipocrisia, che in fondo sono gli ingredienti principali della politica e della diplomazia.

Le intenzioni di Biden

I ventidue minuti che Lapid e la Harris hanno passato insieme, praticamente il tempo per un caffè o un tè caldo, hanno avuto solo un significato formale perché gli argomenti seri sono stati affrontati durante la riunione a due con il Segretario di Stato Tony Blinken. Riunione che è poi diventata a tre con la partecipazione del ministro degli Affari Esteri degli Emirati Arabi Uniti Sheikh Shakhboot Nahyan Al Nahyan. Il Dipartimento di Stato Usa ha riaffermato l’intenzione da parte della nuova amministrazione di continuare nella politica di quella precedente, Trump docet, che ha portato alla firma degli Accordi di Abramo del 13 agosto 2020, accordi che hanno sancito la normalizzazione tra Israele e gli Emirati Arabi e tra Israele e Bahrein. L’unica differenza nelle politiche fra questa e la precedente amministrazione, e non è una questione di poco conto, è che mentre Trump cercava di costringere i palestinesi a scendere a compromessi e ad accettare un accordo con Israele, Biden e i suoi vogliono tornare al famoso slogan “due popoli e due Stati” con contatti diretti ai quali praticamente non crede più nessuno. Neanche molte nazioni arabe della regione.

Movimento di Resistenza Islamico, gli ideali

La ricerca dei contatti diretti è, ed è stata, un pieno fallimento fin dalla firma degli accordi di Oslo del 1993 che non hanno fatto altro che alimentare il terrorismo palestinese lasciando dietro di loro una scia di sangue da ambedue le parti. Inutile girarci intorno, continuare su questa strada per arrivare a un accordo di pace fra Israele e palestinesi che si basi su contatti diretti è una pia illusione a causa di diverse ragioni, a cominciare dal programma politico enunciato nello stesso statuto di Hamas datato 18 agosto 1988. Ad esempio l’articolo 11 cita: “Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’Islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio”.

Mentre nell’articolo 13 leggiamo: “Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di Resistenza Islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione. Il nazionalismo del Movimento di Resistenza Islamico è parte della sua religione, e insegna ai suoi membri ad aderire alla religione e innalzare la bandiera di Allah sulla loro patria mentre combattono il jihad”. Considerando questi presupposti è lecito chiedersi come possa la Casa Bianca continuare su questa via, soprattutto dopo la débâcle afgana che ha fatto perdere credibilità agli Stati Uniti in campo internazionale. È chiaro a tutti tranne che a Biden e alla sua amministrazione, che accordi diretti israelo-palestinesi sono ormai un capitolo da libro di fantasia.

La mossa di Hamas contro gli ebrei

Questa scelta è sicuramente parte del frutto avvelenato della vecchia politica liberal che persevera nell’errore anche davanti a fatti conclamati, e questo spiega anche perché non si continui nelle strategie vincenti della precedente amministrazione che hanno aperto la strada anche a nuovi accordi che si sono però insabbiati appena Biden è entrato nello Studio Ovale. L’attuale Presidente e il suo staff sono tornati indietro come tanti gamberi e rimangono sulle vecchie posizioni anche se Hamas, che in caso di elezioni politiche palestinesi avrebbe secondo tutti i sondaggi una maggioranza bulgara, reale o frutto di brogli, il 30 settembre scorso ha sponsorizzato una conferenza per spiegare al popolo palestinese cosa fare quando Israele sparirà.

Il testo, che riassume i lavori della conferenza, si presenta con una lista di punti da seguire e spiega dettagliatamente cosa fare degli ebrei. Quelli che hanno combattuto, praticamente tutti gli uomini e le donne che hanno prestato il servizio militare nell’esercito israeliano, e cioè oltre il settanta per cento della popolazione ebraica di Israele, devono essere uccisi. Quelli che scappano possono essere lasciati in vita ma verranno portati a giudizio a tempo debito. Presumibilmente con processi che finiranno con pena di morte. Quelli pacifici che si arrendono possono rimanere nei territori conquistati da Hamas e integrarsi, cioè convertirsi all’Islam, oppure lasciare il paese. Ma c’è un punto importante che riguarda alcuni ebrei che, al contrario degli altri, saranno costretti a restare, perché utili al governo islamico.

Questi sono: gli ebrei esperti in medicina, ingegneria, tecnologia e industria civile ai quali non può essere permesso di partire portando con sé le competenze che hanno acquisito mentre vivevano sui territori che Hamas ritiene territori islamici secondo il suo statuto. Ma il punto più importante che viene citato riguarda gli archivi dell’intelligence israeliana sui quali Hamas deve mettere le mani per scoprire i dati degli agenti sull’Occupazione in Palestina per scoprire i nomi dei reclutatori, ebrei e non ebrei, nel paese e nella regione.

Di questa conferenza, notizia riportata da pochi giornali, la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato non potevano non essere al corrente, eppure per Biden e i suoi lo slogan dei “due Popoli e due Stati”, che abbiamo sentito ripetere a pappagallo dall’era Clinton a quella di Obama, e che si è fermato solo durante i quattro anni dell’era Trump, è stato ora riesumato ed è più vivo che mai. Non importano i danni che ha già fatto e quelli che farà, l’importante è rimanere a tutti i costi, costi quel che costi, nei limiti precisi e insindacabili del politicamente corretto.

Michael Sfaradi, 14 ottobre 2021

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