Dal lockdown al knockdown. E a bordo ring eminenti costituzionalisti stimati da Mattarella per il colpo finale a Conte. Al Quirinale, intanto, come da prassi consolidata in periodi turbolenti, si analizzano profili per un possibile successore del capo dell’Esecutivo dopo il no secco di Draghi. L’orientamento è solo verso figure politiche, avendo già scartato ipotesi di novelli “para guru” alla Vittorio Colao, dal quale ci si aspettava molto di più, o di esponenti delle istituzioni, come la presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia. I nomi al momento sotto osservazione per un eventuale governo di larghissime intese auspicato pure da Bergoglio sono tre: il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ed i ministri Pd Dario Franceschini, a cui proprio Zingaretti ha delegato i rapporti con il Movimento Cinque Stelle, e Lorenzo Guerini, che alla Difesa ha acquisito una buona dimestichezza con gli interlocutori internazionali, USA in testa, oltre ad essere apprezzato dal mondo industriale. Forse, con un coup de théâtre, potrebbe anche spuntare, Pier Ferdinando Casini, già presidente della Camera dei deputati, con in dote un network europeo di prim’ordine.
Sullo sfondo, i grillini disposti a tutto pur di non andare alle elezioni, Berlusconi che muore dalla voglia di tornare a contare un po’, Salvini che vuole riappropriarsi di un ruolo, Renzi che sogna la Farnesina e la Meloni che difficilmente potrebbe dire no alla Difesa di fronte ad un Paese in drammatica recessione, con la Caritas che non riesce più a sfamare le famiglie senza cibo. Ma quale potrebbe essere il grimaldello che permetterà a Mattarella, a fine estate, di sfrattare da Palazzo Chigi Conte, che continua a disattendere sistematicamente ogni suo suggerimento? Due sono le strade per accelerare, nei prossimi mesi, la formazione di un governo-lampo di “sanità pubblica” che dovrà affrontare una catastrofica crisi economica con 13 milioni di disoccupati e un Pil a meno dodici.
La prima, già in movimento, è la più delicata e potenzialmente esplosiva, che può sintetizzarsi in “chi di Dpcm ferisce, di Dpcm perisce”: da Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale intervistato da QuaranTalks, l’appuntamento organizzato dalla Bologna Business School, che ha ripetuto chiaro e tondo che i Dpcm di Conte sono illegittimi e, come tali, potenzialmente perseguibili. Cassese, peraltro, non solo è uno dei consiglieri più ascoltati da Mattarella, anche per i comuni trascorsi alla Consulta, ma è pure il mentore riconosciuto dell’attuale presidente Cartabia, altrettanto critica verso quello strumento amministrativo ripetutamente adottato. A questo si aggiunga che un altro ex presidente della Corte, Giovanni Maria Flick, aveva iniziato a raccogliere commenti critici da altri giudici costituzionali, iniziativa al momento sopita solo per carità di patria.
Ma a Palazzo Chigi si teme che proprio l’incostituzionalità dei Dpcm possa arricchire la già corposa denuncia, attualmente al vaglio della Procura di Roma, portata avanti dal professor Carlo Taormina che, tra l’altro, sta anche raccogliendo migliaia di firme per una class action. Il combinato disposto tra il parere di autorevoli giuristi e un’iniziativa giudiziaria suggerirebbe di accelerare un’uscita di scena di Conte, il quale si è opposto anche alla consegna, come gli era stato chiesto dall’opposizione, dei documenti stilati dalle mille task force dedicate al Covid-19, com’è prassi consolidata in altri Paesi.