Giorgia Meloni l’aveva annunciato durante la conferenza stampa: l’idea è quella di ripensare le norme che regolano la trasparenza sulla beneficenza. Non si chiamerà “dl anti Chiara Ferragni“, anche se è proprio dal patatrac del pandoro Balocco che prende ispirazione.
Le agenzie di stampa ieri battevano la notizia: il governo sarebbe al lavoro per approvare un disegno di legge apposito. Forse addirittura un decreto. Dovrebbe fissare nuove regole, pene più severe, altri controlli e ulteriori sanzioni. Il vicepresidente vicario del gruppo Fratelli d’Italia alla Camera, Manlio Messina, ha spiegato all’Adnkronos che “si punta a rafforzare la parte della trasparenza” con l’obbligo “di indicare in maniera chiara e netta l’importo dei contributi che si ricevono, e quanto viene destinato alla beneficenza”. La parte che non va in carità dovrà essere “rendicontata nel dettaglio”.
La domanda che sorge spontanea è: ma davvero servono ancora più norme, ancora più regole, sempre più controlli e nuove sanzioni? Perché qui il rischio è che, come da vizio tipicamente italiano, si reagisca ad un caso di cronaca con più lacci e ulteriori lacciuoli. Magari col rischio di rendere più complicato fare carità.
A che pro?
In fondo Chiara Ferragni è stata già multata dall’Antitrust per 1 milione di euro per pratica commerciale scorretta sul Pandoro Pink Christimas, sanzione contro cui farà ricorso ma che è di fatto già intervenuta a sanare quello che l’autorità ha ritenuto essere più che un banale “errore di comunicazione”. L’influencer ci ha rimesso una cifra consistente, è stata indotta a sborsare un altro milioncino all’ospedale Regina Margherita di Torino, ha perso la collaborazione con Safilo e Coca Cola, mentre altre (tipo Monnalisa) potrebbero fuggire a breve. Ogni giorno che passa, la reputazione crolla e i follower diminuiscono. A questo si aggiunga che, a fronte della denuncia del Codacons, la procura di Milano ha pure iscritto “The Blond Salad” nel registro degli indagati insieme ad Alessandra Balocco, ad dell’azienda dolciaria, faccenda che costerà alla Ferragni in termini di avvocati, consulenti di immagine e agenzie di comunicazione, oltre che in ulteriore reputazione.
Neppure Balocco fa salti di gioia: l’incasso dell’operazione si aggirava intorno a 1,6 milioni di euro, ma tra “cachet da capogiro” per Chiara, invenduto e multa da 400mila euro, neppure vendere il pandoro a 9,37 euro invece di 3,68 euro ha impedito il flop clamoroso.
Senza dimenticare che il Codacons ha già raccolto sul suo sito 255 segnalazioni di consumatori infuriati per aver acquistato il dolce natalizio convinti di fare beneficenza. Delusi e soprattutto pronti a chiedere un risarcimento di 500 euro a persona. Sul sito dell’associazione è già possibile scaricare un modulo per costituirsi parte offesa nel procedimento per “danno morale”, sempre che si possa dimostrare in qualche modo l’acquisto.
Quindi, riassumendo: Ferragni e azienda hanno già subito una multa salata, un’indagine per truffa aggravata, richieste di risarcimento e danno d’immagine. Di quale altra “sanzione” ci sarebbe bisogno?
Giuseppe De Lorenzo, 13 gennaio 2023
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