Ecco la prova: idee di sinistra nei libri di scuola dei vostri figli

È uscito in libreria “A scuola di declino” (Liberilibri) che racconta quanto i manuali scolastici siano anticapitalisti

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a scuola di declino

Nelle scuole si insegna la storia dei principali avvenimenti politici ed economici da una prospettiva interpretativa che può essere definita latamente marxista, terzomondista e radicalmente ecologista. A dispetto dei disastri prodotti dai regimi che si sono ispirati a tali principi, i giovani che si formano utilizzando i libri di testo in lingua italiana crescono in questo milieu culturale.

Marco Bassani, Carlo Lottieri e Andrea Atzeni, autori del libro A scuola di declino (Liberilibri), si sono avventurati nell’approfondita analisi dei più diffusi manuali sui quali i nostri studenti vengono istruiti, soffermandosi su alcune specifiche tappe storiche e su alcune questioni chiave. Il quadro che emerge è sconcertante: la mentalità contraria alle più elementari libertà economiche viene inoculata nei giovani senza alcuno spirito critico. In maniera quanto mai dogmatica, la scuola si nutre di testi che esaltano le burocrazie pubbliche e demonizzano tutto ciò che è privato. E la diffusione di una tale mentalità avversa al mercato, insieme alla generale scarsa conoscenza dell’inglese e dell’informatica, rappresenta il più potente fattore di arretratezza del nostro Paese.

Questo libro è dunque un tentativo di aprire un vasto dibattito, non più rimandabile, sul sottosviluppo scolastico: una situazione che rischia di trascinarci definitivamente in un Terzo mondo indifferenziato e senza possibilità di scelta. Scrivono gli autori: “Abbiamo avviato questa riflessione sui libri di testo e sul persistere in essi di una serie di pregiudizi avversi alla libertà di mercato e alla proprietà privata sottolineando come qui potrebbe trovarsi una delle ragioni cruciali, e forse la più negletta, del fallimento epocale dell’Italia contemporanea. In fondo, le radici della catastrofe sono profonde. Questo è il Paese che prima ha dato al mondo il fascismo e poi, per molti decenni, ha avuto l’area politica socialcomunista più vasta di tutto l’Occidente (ma le cose sono davvero cambiate?). Quasi con orgoglio, a destra e a manca in Italia si rimarcava costantemente di avere il più grande partito comunista dell’Occidente.

Tutto ciò vorrà pur dir qualcosa, perché al di là delle etichette e degli slogan, personalità politiche e intellettuali tra loro molto diverse quali Nenni, Mussolini, Togliatti e Berlinguer sono collegate dal fatto che ognuna di loro ha elaborato la sua visione del mondo proprio leggendo i volumi di Karl Marx e riflettendo intorno alla ‘scolastica’ sviluppatasi a partire dai suoi scritti. Negli anni Settanta, in una nota intervista, Enrico Berlinguer alla domanda su cosa stesse leggendo rispondeva: ‘I manoscritti economico-filosofici del 1844’. Ossia, proprio quegli scritti giovanili del filosofo tedesco che ancora albergano in ogni plesso scolastico.

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In un Paese così strutturato, per storia, tradizione e cultura politica, non sorprende che nei manuali scolastici a un generale disprezzo per il capitalismo s’associ una costante richiesta di nuove leggi e ulteriori interventi dello Stato, a cui si chiede di difendere tutti noi dal male assoluto. E se l’Italia è quasi l’unica economia al mondo che negli ultimi trent’anni ha visto diminuire i propri redditi reali (al netto dell’inflazione), è plausibile ritenere che quell’ostilità verso l’industria, il mercato e la libera impresa che si trova al centro dei programmi scolastici di lingua italiana abbia avuto un ruolo.”

Liberilibri, 5 ottobre 2024

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