Cronaca

Ecco la “rivolta sociale”: il dato choc sugli agenti feriti ai cortei

Sono 260 gli operatori delle Forze dell’ordine rimasti feriti durante le manifestazioni che si sono tenute nel 2024. E qualcuno magari sarà contento

rivolta

Qualcuno sarà anche soddisfatto dei dati snocciolati oggi dal Viminale sulle violenze nei confronti delle forze dell’ordine. Collettivi, centri sociali, antagonisti: i protagonisti sono sempre gli stessi. Ma c’è anche chi ha soffiato sul fuoco, forse per dare forma alle sue ambizioni politiche e certamente per candidarsi a vera opposizione del governo: parliamo di Maurizio Landini. Il segretario della Cgil, stranamente silenzioso quando si tratta di Stellantis, negli ultimi mesi è stato protagonista di una feroce campagna contro l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, tanto da non badare a certi termini pericolosi utilizzati nelle varie filippiche. Sapete di cosa parliamo: di “rivolta sociale”, annunciata e rivendicata con orgoglio dal sindacalista. Ed ecco i risultati.

Secondo quanto dalla riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal ministro dell’Interno Piantedosi, sono 260 gli operatori delle Forze dell’ordine rimasti feriti durante le manifestazioni che si sono tenute nel 2024. Numeri significativi, soprattutto se confrontati con quelli del 2023: aumento del 195,5 per cento. Sul fronte dell’ordine pubblico sono state 11.556 le manifestazioni di rilievo che si sono svolte negli 11 mesi del 2024, +12,1% rispetto all’anno precedente. In 299 casi si sono registrate criticità, in diminuzione del 14,8%.

Piantedosi ha voluto ancora una volta ringraziare tutte le donne e gli uomini della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza “per il grande impegno nella gestione degli eventi di piazza”, evidenziando “la professionalità e l’equilibrio che sempre li contraddistingue in scenari delicati e complessi”. Ma c’è da dire che questi sono numeri inaccettabili, perchè donne e uomini in divisa rischiano la propria incolumità per contrastare chi invece per mestiere si diverte a mettere a ferro e fuoco una città. Lo abbiamo visto a Roma, lo abbiamo visto a Torino e anche a Milano. E probabilmente continueremo a vederlo nelle prossime settimane, tra uno sciopero e una manifestazione pro-Palestina o pro-Hamas, spesso si fa fatica a cogliere le differenze.

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E va sottolineato come certe esternazioni vadano ponderate. Parlare di rivolta sociale e di “rivoltare l’Italia come un guanto” è semplicemente irresponsabile, soprattutto se a farlo è il leader di un sindacato. Smanioso di mettersi in mostra e ottenere qualche titolo, soprattutto su Repubblica e sulla Stampa, Landini è andato oltre, giustificando (intenzionalmente o non intenzionalmente, non è questo il punto) chi scende in piazza per protestare. Ma lui non è l’unico responsabile. Anche certa sinistra dovrebbe farsi un esame di coscienza: rari, rarissimi episodi di vicinanza alle forze dell’ordine, che invece spesso vengono criticate per aver reagito agli assalti dei malintenzionati. Se gli studenti tirano pietre e cassonetti, la colpa potrà mai essere di chi deve garantire sicurezza e legalità? Per alcuni compagni sì, ma questo è semplicemente folle.

Negli ultimi tempi abbiamo assistito a scene deplorevoli. Dalle sagome dei politici bruciate agli slogan antisemiti, fino al problema in esame in questo momento: le aggressioni alle forze dell’ordine. Alcuni violenti cercano lo scontro volutamente, per il gusto della violenza. E gli agenti sono costretti a reagire, finendo il più delle volte in ospedale con ferite e lesioni. Non sorprendono le rivendicazioni delle frange estreme della sinistra all’insubordinazione per dare voce alla rabbia e al malcontento. I risultati sono quelli che abbiamo citato: feriti, vite a rischio, ma anche polemiche e attacchi. Perchè se qualche manifestante viene arrestato o manganellato sono donne e uomini in divisa a rischiare il linciaggio mediatico da parte della sinistra. I numeri pubblicati oggi da Piantedosi dovrebbero invitare compagni e compagnucci a riflettere. Ma temiamo di sapere come andrà a finire…

Franco Lodige, 17 dicembre 2024

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