In Danimarca il governo socialdemocratico adotta una politica di rigore nel contrasto all’immigrazione. La premier Mette Frederiksen ha illustrato la “visione” dei socialdemocratici con parole che le vestali del politicamente corretto censurerebbero come espressioni xenofobe. Così la Frederiksen: “La nostra coesione sociale è minacciata, dobbiamo assicurare che non vengano da noi troppe persone”.
Insomma, la Danimarca mutua dal lessico sovranista la priorità da attribuire ai connazionali: quella precedenza declinata nel “prima i danesi” che indica una versione scandinava e di sinistra nell’applicare politiche in una logica di contenimento dei flussi migratori. In Danimarca il fenomeno migratorio non ha una dimensione tale da poter essere definito un’emergenza, considerando che nel 2020 sono state soltanto 1547 le domande di asilo. Eppure, per i socialdemocratici i numeri che quantificano il fenomeno sono troppi e vanno diminuiti. “Dobbiamo assicurarci che non troppe persone vengano nel nostro Paese, altrimenti la nostra coesione sociale non può esistere. È già minacciata” ha dichiarato la premier socialdemocratica, lamentando l’accesso degli stranieri ai benefici riservati ai connazionali pur non praticando i valori culturali danesi.
Il governo di Copenaghen punta all’obiettivo di arrivare a zero richiedenti asilo, istituendo centri di accoglienza per rifugiati fuori dai confini europei. La svolta a destra della Frederiksen risponde all’esigenza di un riposizionamento politico rispetto al tema dell’immigrazione che catalizza grande attenzione nella popolazione europea. Il fatto che anche da sinistra e da una realtà nordica, la cui collocazione geografica è già di per sé dissuasiva verso gli ingressi stranieri, si abbraccino politiche di rigoroso governo dei flussi migratori rende l’idea di quanto sia necessario nei paesi mediterranei, come l’Italia, di primo ingresso, su cui impattano le teorie acritiche dell’immigrazionismo, adottare una legislazione di deterrenza verso le partenze indiscriminate.
Occorre non farsi suggestionare dai precetti dell’accoglienza dogmatica per affermare un modello praticabile di governo del fenomeno migratorio, che abbia con la realtà un rapporto di sostenibilità. Dai socialdemocratici danesi, non liquidabili con la corriva accusa di essere dei selvaggi sovranisti, arriva una risposta di austerità per limitare l’immigrazione, anteponendo l’interesse nazionale alla sbiadita retorica dell’accoglienza incondizionata.
Andrea Amata, 26 gennaio 2021