I contatti tra Russia e sinistra

Ecco l’elenco dei leader pagati da Putin (spoiler: sono socialisti)

La destra viene sempre colpevolizzata di avere rapporti con la Russia. Ma la realtà racconta altro

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Vi ricordate il famoso ritornello della destra affiliata a Mosca, che strizza l’occhio a favore delle dittature, che è direttamente finanziata da Putin? Benissimo, cancellate tutto. Perché tutte le voci sentite dai media mainstream, in questi ultimi anni, non corrispondono alla realtà dei fatti.

Non troppo lontani erano i momenti in cui la Lega ed il suo leader, Matteo Salvini, venivano tacciati di stretti collegamenti, anche finanziari, tra il Cremlino ed il partito stesso. Il mantra è ritornato con lo scoppio della guerra in Ucraina, dove il Carroccio, ormai da mesi, sta ponendo perplessità circa l’invio di armi a Kiev e l’applicazione di sanzioni europee al gas russo.

Nonostante tutto, al di là dei dubbi sollevati da Salvini, la pratica pare essere ben diversa rispetto alla teoria. La Lega, infatti, ha votato tutti i provvedimenti europei, in tema di sostegno economico, militare e sociale, a favore del governo Zelensky. Per di più, all’interno del punti programmatici della coalizione di centrodestra, è rimarcata la convinta appartenenza dei tre partiti all’alleanza atlantica, sotto l’ombrello di Nato e Stati Uniti.

Insomma, affermare che, dalla messa in tavola di alcuni dubbi, critiche o perplessità sulla politica estera Ue, possa configurarsi automaticamente uno stretto rapporto tra la Russia ed un movimento politico, non è solo tecnicamente errato, ma intellettualmente disonesto. Piuttosto, se dovessimo basarci su un’analisi pratica, i rapporti economici più stretti, tra Russia ed Italia, si sono verificati nel governo di Enrico Letta, quando la dipendenza di Roma dal gas russo ha raggiunto il picco massimo del 48 per cento.

L’attacco a Fratelli d’Italia

Ma le critiche nei confronti della destra non finiscono qua. Sotto il mirino dei presunti – ma, in realtà, inesistenti – finanziamenti di Mosca, vi è anche Fratelli d’Italia. Dalle colonne de La Repubblica, l’ex ambasciatore Usa alla Nato, Kurt Volker, avanzava il sospetto che il partito di Giorgia Meloni avesse “ricevuto qualche aiuto”, imputando a Fdi l’utilizzo dei soldi russi ai partiti europei, pari alla somma di 300 milioni di dollari, corrisposti ad una ventina di movimenti in altrettanti Stati del mondo. Nonostante tutto, appena richiesti a Volker ulteriori dettagli, ecco la risposta sconcertante: “Non ho prove dirette personali, ma è un ritornello costante che c’è stata qualche assistenza”. Tradotto in altre parole: non esiste nessuna prova e nessun finanziamento del Cremlino.

Al di là dei sospetti, più infondati che fondati, nei confronti della destra europea; gli unici partiti che, senza alcun dubbio, hanno ricevuto aiuti economici dall’Unione Sovietica, sono proprio quelli comunisti. Ne è emblematica rappresentazione il Pci, per cui si stima un valore percepito di 1000 miliardi, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, fino alla sua dissoluzione. Non a caso, si trattava del partito comunista più finanziato del nostro continente.

I rapporti tra Russia e sinistra europea

Ma pare che la storia si stia ripetendo una seconda volta. Se analizziamo i politici aventi stretti rapporti con Putin, ci addentriamo soprattutto nell’area socialista e socialdemocratica europea. Caso emblematico è quello di Gerhard Schröder, cancelliere tedesco dal 1998 al 2005, anno della ribalta di Angela Merkel. L’ex politico e leader della Germania ha ricoperto ruoli fondamentali nel consorzio che darà vita al gasdotto Nord Stream; per poi diventare presidente del colosso petrolifero Rosneft ed infine consigliere di Gazprom.

Alessandro Giorgiutti, giornalista de La Verità, è riuscito a scovare anche ulteriori rapporti tra Russia e sinistra europea. Fra questi, Giorgiutti ricorda il caso di François Fillon, primo ministro francese dal 2007 al 2012, sotto la presidenza Sarkozy, “finito nei cda del gruppo petrolchimico Sibur e della compagnia petrolifera Zarubezhneft”. Oppure, si ricordi Christian Kern, cancelliere socialdemocratico austriaco nel biennio 2016-2017, e manager nel cda delle Rzd, le ferrovie di Stato russe.

Tra le altre personalità di spicco, balza all’occhio anche l’ex primo ministro finlandese, Esko Aho, precursore dall’adesione di Helsinki all’Ue, nel corso della prima metà degli anni ’90. Da qui, l’ex premier è passato a diventare membro della più grande banca russa, la Sberbank, per un arco temporale di sei anni. Per di più, il successore Paavo Lipponen risultava essere consulente del colosso russo Gazprom, nel progetto per il via libera di Nord Stream.

Insomma, si tratta evidentemente di nomi appartenenti tutti all’area di sinistra, socialista e democratica. Guarda caso, poche personalità giornalistiche hanno alzato il dito, per chiedere almeno spiegazioni su questi stretti rapporti tra centrosinistra e Mosca. Pare che viga ancora il classico doppiopesismo, che gioca sempre a sfavore della destra italiana ed europea. Eppure, al di là di tutto, la realtà racconta una narrazione completamente opposta. Ancora una volta.

Matteo Milanesi, 15 settembre 2022

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