Antonio Cassone è un infettivologo che insegna in alcune università italiane, oltre ad innumerevoli altri incarichi di un certo livello nel campo sanitario, il quale ha scritto un libro in favore dei vaccini precedente al pasticciaccio brutto di quelli sperimentali contro il Covid-19. Emulando in qualche modo Galileo Galilei con il suo celeberrimo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, con il suo più modesto Dialogo sui vaccini è probabile che egli intendesse equiparare i malefici no-vax agli oscurantisti del XVII secolo, feroci assertori della teoria geocentrica a cui si rivolgeva il grande scienziato pisano.
Sta di fatto che, in un lungo articolo pubblicato sulle pagine online di Repubblica, Cassone, commentando un corposo studio internazionale sugli effetti avversi di tre vaccini anti-Covid (Pfizer, Moderna e AstraZeneca), ne approfitta per attaccare in premessa chiunque avesse ancora dubbi sulla bontà dei medesimi vaccini sperimentali. “I vaccini – esordisce il medico – sono farmaci e come tutti i farmaci hanno effetti collaterali detti anche, giustamente, indesiderati. Chi li nega o ne sminuisce il peso artatamente non fa cosa buona e, contrariamente a quello che pensa, purtroppo non fa buona pubblicità ai vaccini e alla pratica vaccinale. A sua volta, chi ne amplifica irragionevolmente la frequenza e/o la gravità fa un serio errore, se è in buona fede, o è vittima di complottisti e creduloni. È mia esperienza che le due categorie di soggetti qui sopra considerate sono una piccola ma, specialmente la seconda, vociante minoranza della popolazione italiana la quale, nella stragrande sua maggioranza, si vaccina quando necessario e se ha dei dubbi e riesce a trovare un interlocutore che non gli dà subito dell’ignorante lo ascolta quando spiega semplicemente cosa i vaccini siano, da cosa ci proteggono, quali sono gli effetti collaterali e come il beneficio che ne ricaviamo come comunità sia sempre largamente superiore ai pochi rischi che ne corrono alcuni.”
Dopo questa lunga premessa, Cassone descrive il citato studio, che ha preso in esame quasi 100 milioni di soggetti vaccinati, che in complesso hanno ricevuto circa 250 milioni di dosi, e spiega che all’iniziativa, denominata Global Covid Vaccine Safety, “hanno partecipato una decina di paesi fra Europa, Canada, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda”, ma non l’Italia, malgrado siamo stati gli unici ad imporre un sostanziale obbligo vaccinale erga omnes attraverso l’orrendo lasciapassare sanitario.
Obiettivo dello studio era quello di stabilire quali eventi patologici avessero una frequenza maggiore, entro 42 giorni dalla dose vaccinale ricevuta (fino alla quarta dose) rispetto alla frequenza degli stessi eventi patologici che ci si aspetta avvenire nella popolazione in assenza di vaccinazione.
Sebbene il nostro tenti in ogni modo di minimizzare i risultati non certo esaltanti dell’indagine, utilizzando il solito argomento dei milioni di morti che gli stessi vaccini avrebbero evitato – senza tuttavia spiegare su quale particolare frazione della popolazione si concentrava la gravità del Covid -, egli non nega che il livello di almeno 5 patologie post vaccino “hanno mostrato maggiore frequenza nei vaccinati rispetto a quanto normalmente atteso”.
Tuttavia, a suo dire, nel complesso i numeri degli effetti avversi sono complessivamente piccoli per creare un vero allarme. Ad esempio, a parere di Cassone il fatto che la mielite traversa, rilevata con il vaccino AstraZeneca, fosse passata da 10 a 20 casi non dovrebbe preoccupare, restando comunque un “evento rarissimo”. Tuttavia, prosegue nell’articolo, è “cosa diversa se l’evento passa da meno di 100 a 2 o 3mila vaccinati, pur sempre su milioni di dosi vaccinali, come nel caso della miocardite dopo la seconda dose del vaccino Moderna”.
Ancora più inquietanti le sue conclusioni: “I dati di questo lavoro, pur non essendo presentati in maniera adeguata, confermerebbero ancora le chiare differenze, peraltro già emerse, fra i tre diversi vaccini, negli eventi indesiderati che ti puoi aspettare e quanto sia importante valutarli rispetto all’incidenza del Covid nelle varie fasce di popolazione, scegliendo anche di non farlo in maniera generalizzata in certe fasce di età quando l’incidenza del morbo è molto bassa e l’evento avverso non rarissimo, come nel caso della miocardite negli adolescenti di sesso maschile (decisione presa da alcuni Paesi del Nord Europa, che in genere ipervaccinano le loro popolazioni!)”.
In pratica il professor Cassone, senza dirlo esplicitamente, ci fa dedurre che vaccinare le fasce della popolazione che non rischiavano praticamente nulla con il coronavirus, soprattutto i più giovani e i soggetti immunocompetenti, non è stata una decisione saggia, dal momento che è probabile che nel complesso della stessa popolazione i danni da eventi avversi sono stati superiori a quelli causati dal Covid. Tant’è che personalmente non faccio altro che raccogliere la testimonianza di molte persone, tra cui alcuni parenti stretti e parecchi sportivi in attività, che dopo le tre canoniche dosi di vaccino hanno sviluppato tutta una serie di patologie neurologiche e/o cardiache.
D’altro canto, cosa poteva andare storto in una insensata vaccinazione di massa senza precedenti e imposta per un virus poco più letale dell’influenza stagionale?
Claudio Romiti, 4 maggio 2024
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