A parte il fatto che questo approccio rischia in verità di amplificare quel numero di futuri dissesti di cui questo approccio del Governo evidenzia il convincimento, è abbastanza complicato commentare una condotta che nei fatti professa fiducia nel futuro, ma nelle scelte concrete di pianificazione del bilancio palesa una totale sfiducia e l’idea di incassare il prima possibile tutto quello che si può, perchè di fiducia nel futuro evidentemente non ve ne è poi molta.
Se lo Stato italiano crede davvero che le sue imprese e le sue partite IVA saranno capaci di tornare a creare quella ricchezza da cui promanano le imposte che tengono in piedi la “baracca”, deve dimostrarglielo con i fatti, non con le parole. Rinviare 50 miliardi di scadenze fiscali dal 2020 al 2021 significa credere nel futuro e rende apprezzabile anche il rilascio di 30 miliardi di garanzie pubbliche per “sciolinare” i finanziamenti bancari. Non farlo, significa non credere nel futuro e, a quel punto, anche le garanzie stanno a zero.
Enrico Zanetti, 1° maggio 2020