Articoli

Ecco perchè Israele non ha risposto all’attacco dell’Iran

Ci sarebbe l’irano-statunitense Ariana Tabatabai dietro la fuga di documenti top secret

israele © franckreporter, ShutterWorx e Billion Photos tramite Canva.com

Nel mondo normale in molti si sono chiesti, e ancora si chiedono, come mai Israele non abbia risposto alla sua maniera, cioè incisiva, al secondo attacco missilistico dell’Iran verso il suo territorio il primo ottobre scorso.

La risposta al primo attacco, quello di aprile, come ricorderanno coloro che seguono le vicende mediorientali, fu per molti versi simbolica: a bassa intensità, effettuata per mezzo di droni ma portata verso diversi centri nevralgici della tirannia degli Ayatollah. Al secondo attacco iraniano ci si aspettava però qualcosa di più serio.

Invece, caso strano, fino al momento in cui sto scrivendo, nulla è stato fatto dallo Stato Ebraico oltre alle semplici minacce. Poi qualcosa è venuta alla luce anche se nell’Occidente democratico la notizia, che avrebbe dovuto occupare le prime pagine, è stata invece rivelata solo per dovere di cronaca. E non da tutti.

Quel qualcosa è invece molto importante perché l’FBI ha reso noto di aver aperto un’indagine federale sulla fuga di documenti top secret dell’intelligence statunitense riguardanti la preparazione di Israele a un attacco contro l’Iran, e anche perché è stata una delle violazioni della sicurezza più gravi avvenute nell’ambito dell’intelligence statunitense negli ultimi anni. Una di quelle violazioni che nel periodo Obama erano all’ordine del giorno soprattutto nei riguardi di Israele, non dimentichiamoci che in quel periodo i rapporti fra l’Intelligence israeliana e la CIA erano ridotti ai minimi sindacali.

Questa nuova fuoriuscita di informazioni top secret ha messo in luce un’attività di spionaggio delicata da parte degli Stati Uniti su uno dei suoi più stretti alleati, attività che, di fatto, ha impedito a Israele di portare a termine la sua operazione di risposta all’Iran già programmata.
A pubblicare la vicenda è stato inizialmente il canale Telegram “Middle East Spectator” che ha affermato di aver ricevuto documenti da una fonte all’interno dell’intelligence statunitense sui preparativi di Israele per un attacco all’Iran.

Si tratta di un canale Telegram che pubblica regolarmente contenuti filo-iraniani e il profilo dell’account X affiliato al canale afferma di trovarsi in Iran. I documenti includono un presunto rapporto di Visual Intelligence della National Geospatial-Intelligence Agency (NGA) del Dipartimento della Difesa, distribuito la scorsa settimana all’interno delle varie agenzie di Intelligence USA. Il rapporto conteneva informazioni importanti, infatti era riportato che l’aeronautica militare israeliana aveva condotto una vasta esercitazione con aerei dei servizi segreti e probabili jet da combattimento addestrati per un possibile attacco contro l’Iran.

Intanto l’FBI sta indagando sulla fuga di documenti classificati e sta lavorando a stretto contatto con i partner del Dipartimento della Difesa e dell’Intelligence Community. Poiché si tratta di un’indagine in corso non rilascia dichiarazioni. Comunque dietro le quinte funzionari statunitensi hanno detto ad Axios, sito di notizie americano con sede ad Arlington in Virginia, che l’amministrazione Biden ha chiarito al governo israeliano che prende con estrema serietà la situazione e che sta prendendo misure per garantire che simili violazioni non si verifichino mai più.

Rimane che però il danno c’è stato e al momento la principale sospettata della fuga di notizie è Arianna Tabatabai, una dirigente del Pentagono americana di origine iraniana e direttrice dell’ufficio dell’Assistente Segretario alla Difesa americano per le Operazioni Speciali.
Sì avete letto bene, la principale sospettata della fuga di documenti segreti che riguardano l’attacco israeliano previsto in Iran è una stretta collaboratrice del segretario alla Difesa che presta attualmente servizio al Pentagono come capo dello staff del Segretario aggiunto della Difesa per le operazioni speciali, una posizione che richiede un’autorizzazione di sicurezza del governo degli Stati Uniti.

Ma, audite audite, la stessa ha in precedenza prestato servizio come diplomatica nel team di negoziazione nucleare iraniano dopo l’insediamento dell’amministrazione Biden nel 2021. Probabilmente ha avuto una obamaraccomandazione di ferro. Le accuse sono pesanti e se l’FBI ha aperto un’inchiesta lo ha sicuramente fatto sulla base di prove oggettive e importanti, già questo basterebbe per metterla alla porta in attesa di un’eventuale incriminazione.

Invece che cosa scopriamo? Che Arianna Tabatbai mantiene l’autorizzazione di sicurezza nonostante l’accusa di spionaggio a favore dell’Iran. In un articolo pubblicato il 20 ottobre 2023 il New York post ci ha fatto sapere che la funzionaria del Pentagono di origine iraniana manterrà la sua autorizzazione di sicurezza di massimo livello nonostante sia stata più volte nominata nell’ambito di una campagna di influenza segreta condotta da Teheran e nonostante sia stato definita una spia dai repubblicani.

Pertanto, a meno di grosse novità che comunque non si vedono all’orizzonte, il Pentagono permetterà alla Tabatabai, 38 anni, di mantenere il suo lavoro da 153.434 dollari all’anno, insieme alla sua autorizzazione di sicurezza top secret. A questo punto è lecito pensare che gli obiettivi per l’attacco in Iran che Israele aveva concordato con l’amministrazione Biden siano completamente cambiati come è sicuramente cambiato il piano di attacco e le modalità.

È anche lecito pensare che Israele questa volta non metterà gli americani al corrente e anche che in futuro i rapporti fra le intelligence dei due paesi saranno ridotti all’osso esattamente com’erano nel periodo Obama quando le fuoriuscite di documenti segreti erano all’ordine del giorno.

Michael Sfaradi, 23 ottobre 2024

Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde

SEDUTE SATIRICHE