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Ecco perché “mini Renzi” vuole la crisi

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Quando giovedì sera Matteo Renzi esce dall’ingresso posteriore di Palazzo Chigi, per evitare telecamere e cronista, confida subito a chi gli sta al fianco, leggi alla voce Davide Faraone, parole di queste tenore: «Forse Conte non lo ha compreso, ma noi a gennaio apriremo la crisi».

Mister 2 per cento

Insomma «Mister 2 per cento» – lo hanno ribattezzato i suoi detrattori a Palazzo Madama in virtù dei sondaggi della sua creatura non affatto brillanti – ormai si è messo in testa che vuole far saltare il tavolo. Non è certo un mistero che «Matteo si sia spinto troppo in là», sospirano i colonnelli del renzismo. E spingersi troppo in là significa continuare a logorare l’attuale presidente del Consiglio fino a fargli saltare i nervi, fino a portarlo alle dimissioni. Non è dato sapere se ci riuscirà o se alla fine abbozzerà e si accontenterà di un rimpasto e di conseguenza di un aumento della delegazione ministeriale.

Di certo, Renzi lavora a un’operazione che serve più a ricostruire la sua immagine. Per dirla con l’ex ministro diccì Calogero Mannino, «Renzi è talmente debole che lasciare questo governo così com’è, per lui significa morire». Perché l’ex rottamatore si trova chiuso nella morsa Pd-Cinque Stelle. Ecco perché l’obiettivo di Renzi non è solo Conte ma è rompere il rapporto fra democratici e pentastellati.

L’ombra di Draghi

Ed ecco perché, mancando più di due anni alla conclusione della legislatura e con il semestre bianco che scatterà il 3 agosto del 2021, l’ex premier non ha altre strade che imporre una crisi per provare a ridettare la linea nei palazzi.

Non a caso l’idea che circola in ambienti Italia Viva è che alla fine il senatore di Scandicci, in qualità di ex presidente del Consiglio, vorrà intestarsi lui la sostituzione dell’avvocato popolo con l’ex governatore della Bce, Mario Draghi, e così poter dire agli italiani: «Sono stato ancora una volta io a salvare il Paese».

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