Le difficoltà di Mosca
Vero è, però, che i russi stanno riscontrando alcuni problemi sul campo. Primo, quelli logistici. Poi ci sono le perdite: oggi Mosca ha ammesso di aver perso 1.351 soldati dall’inizio dell’invasione. I feriti sono 3.825. È probabile che siano molti di più, anche se le stime variano dai 10mila delle intelligence occidentali ai 15mila calcolati da Kiev. Sale intanto il numero di ufficiali uccisi, con l’ultimo – Yakov Ryezantsev – che sarebbe stato colpito a Chornobaivka, a nord di Kherson. La fonte sono sempre le forze armate ucraine, ma se confermato si tratterebbe del settimo generale caduto in battaglia in Ucraina. Un problema che andrebbe ad aggiungersi ad un altro: secondo il Pentagono, Mosca avrebbe quasi finito i sui missili da crociera aria-superficie. Inoltre, le forze ucraine avrebbero riconquistato alcune posizioni: Irpin sarebbe tornata sotto il controllo di Kiev e, stando al comando ucraino, intorno alla capitale i russi sarebbero stati fatti arretrare anche di 70 chilometri.
L’attenzione intanto va tutta ai negoziati. Trattative “difficili”, secondo Kiev, e su un binario morto secondo Mosca. Il ministro degli Esteri Kuleba continua a ripetere che l’Ucraina non intende rinunciare alle sue richieste: “Cessate il fuoco, garanzie di sicurezza e integrità territoriale dell’Ucraina“. Sul “no” all’ingresso nella Nato e sulla smilitarizzazione le controparti sarebbero a un passo. Diverso il discorso per Crimea e Donbass: senza il riconoscimento della loro appartenenza alla Russia, raggiungere un accordo per la Russia sarebbe “improbabile”. Insomma: stallo totale. Con una novità: secondo il Financial Times, Putin in persona avrebbe dato il via libera al coinvolgimento Roman Abramovich nei negoziati. Una mossa importante: solo pochi giorni fa, Zelensky aveva chiesto agli Usa di escludere l’oligarca ex patron del Chelsea dalla lista delle sanzioni, proprio per il suo possibile ruolo nelle trattative.