Toni Capuozzo ci aveva avvertito: in tempo di guerra bisogna fare molta attenzione alla propaganda. Quella di Mosca, ovviamente, visto che ne sono maestri. Ma anche quella di Kiev, che la usa a ragion veduta per combattere al meglio l’esercito invasore. Dunque occorre prendere con le pinze, e con tutti i condizionali del caso, quanto emerso in queste ore. Secondo lo Stato Maggiore dell’Esercito ucraino, infatti, Mosca avrebbe informato i suoi soldati che la guerra finirà il 9 maggio 2022.
La data della fine della guerra
Vero? Falso? Impossibile dirlo, per ora. Putin non ha mai posto limiti temporali alla sua “operazione militare speciale” in Ucraina. E in teoria non ha neppure dato obiettivi precisi, se non la “denazificazione” del Paese e la sua smilitarizzazione. Sulle tempistiche, c’è molta nebbia: gli Occidentali erano certi che Mosca volesse attuare una guerra lampo, addirittura ritengono che Putin si aspettasse di essere accolto da salvatore. La Russia nega questa circostanza, certo è che ormai si combatte da un mese. Fino a quando durerà? Secondo l’esercito di Kiev sarebbe in atto “una campagna di propaganda tra il personale delle forze armate della Federazione Russa che cerca di imporre l’idea che la guerra debba finire entro il 9 maggio 2022“. Si tratta di una data simbolica per la Russia, Giorno della Grande Vittoria in cui si festeggia la liberazione del mondo dal nazismo.
Da parte russa per ora non sono arrivate né smentite né conferme. Ma un dato importante oggi è emerso. Innanzitutto Mosca ha fatto sapere che “i principali obiettivi della prima parte dell’operazione” sono stati raggiunti. Quali? Probabilmente la distruzione di una parte degli armamenti ucraini, che però sta ricevendo altri sostegni militari dall’Occidente e dai Paesi della Nato. Non solo. Il ministero della Difesa ha precisato che “le forze armate russe si concentreranno sulla completa liberazione del Donbass“. Secondo il vice capo di Stato maggiore russo, Serghei Roudskoy, l’invio occidentale di armi a Kiev “prolunga il conflitto, aumenta il numero delle vittime e non avrà alcuna influenza sull’esito dell’operazione”.
Non è detto che questo significhi la ritirata da Kiev, che è assediata ma non circondata; né che Mariupol verrà liberata. Anzi. A Putin interessa collegare il Donbass alla Crimea, già annessa nel 2014, e per questo ha bisogno di prendere la “città martire”. Anche Odessa potrebbe presto diventare un obiettivo: conquistarla significherebbe tagliare l’Ucraina, o quello che ne resterà, fuori dalle rotte commerciali via mare.
Le difficoltà di Mosca
Vero è, però, che i russi stanno riscontrando alcuni problemi sul campo. Primo, quelli logistici. Poi ci sono le perdite: oggi Mosca ha ammesso di aver perso 1.351 soldati dall’inizio dell’invasione. I feriti sono 3.825. È probabile che siano molti di più, anche se le stime variano dai 10mila delle intelligence occidentali ai 15mila calcolati da Kiev. Sale intanto il numero di ufficiali uccisi, con l’ultimo – Yakov Ryezantsev – che sarebbe stato colpito a Chornobaivka, a nord di Kherson. La fonte sono sempre le forze armate ucraine, ma se confermato si tratterebbe del settimo generale caduto in battaglia in Ucraina. Un problema che andrebbe ad aggiungersi ad un altro: secondo il Pentagono, Mosca avrebbe quasi finito i sui missili da crociera aria-superficie. Inoltre, le forze ucraine avrebbero riconquistato alcune posizioni: Irpin sarebbe tornata sotto il controllo di Kiev e, stando al comando ucraino, intorno alla capitale i russi sarebbero stati fatti arretrare anche di 70 chilometri.
L’attenzione intanto va tutta ai negoziati. Trattative “difficili”, secondo Kiev, e su un binario morto secondo Mosca. Il ministro degli Esteri Kuleba continua a ripetere che l’Ucraina non intende rinunciare alle sue richieste: “Cessate il fuoco, garanzie di sicurezza e integrità territoriale dell’Ucraina“. Sul “no” all’ingresso nella Nato e sulla smilitarizzazione le controparti sarebbero a un passo. Diverso il discorso per Crimea e Donbass: senza il riconoscimento della loro appartenenza alla Russia, raggiungere un accordo per la Russia sarebbe “improbabile”. Insomma: stallo totale. Con una novità: secondo il Financial Times, Putin in persona avrebbe dato il via libera al coinvolgimento Roman Abramovich nei negoziati. Una mossa importante: solo pochi giorni fa, Zelensky aveva chiesto agli Usa di escludere l’oligarca ex patron del Chelsea dalla lista delle sanzioni, proprio per il suo possibile ruolo nelle trattative.