Alcuni dei lettori di questa rubrichetta mi chiedono da dove partire per farsi un’idea del pensiero liberale. Il mio punto di vista è in genere economico e come tale ama i grandi classici: da Adam Smith (che in realtà era un filosofo morale) passando per gli austriaci (con il loro metodo di indagine che parte dall’individuo) e gli italiani (maestri della scienza delle finanze) per finire agli americani della scuola di Chicago (per la loro prassi di politica economica). Ieri mi sono immerso e ho letteralmente divorato un magnifico libretto scritto da Corrado Ocone per un giovane e innovativo editore, Giubilei Rignani. Si chiama, senza molti fronzoli, La cultura liberale.
È lui. È il testo da cui partire se volete un compendio della nostra cultura semplice, raffinato e aderente alle questioni dell’oggi: dall’integrazione al politicamente corretto, dalle fake news all’utilizzo dei big data. Ocone è un crociano e lo fa capire subito. Nelle prime pagine affronta il problema dei problemi per un liberale: la nostra non è un’ideologia. Forse neanche un metodo. Cerca una definizione, la più larga possibile, che possa accontentare il maggior numero di liberali: ma partendo dal presupposto che quelle del liberalsocialismo e dei radicali sono eresie rispetto al nostro pensiero. Che si fonda su un set di valori che nasce nella cultura giudaico-cristiana e che può definirsi «come la dottrina che mette al centro di ogni discorso politico l’individuo, proponendosi di tutelarne e promuoverne la libertà». Facile a dirsi.
Ma sul concetto di libertà e individuo non è così semplice trovare un accordo. «L’individuo – scrive ad esempio Ocone – è un dato di fatto o un’ipotesi di lavoro? Detto in linguaggio tecnico, ha una consistenza ontologica o solo un valore metodologico?». Ecco, mentre gli austriaci propendono per la prima ipotesi, «poiché solo l’individuo pensa, solo l’individuo ragiona, solo l’individuo agisce», Ocone pensa che «non solo l’individuo non è un dato di fatto, ma è più propriamente un prodotto dell’intelletto e della storia e come tale immerso in un dato periodo e in una data civiltà». Per Ocone l’individuo è piuttosto «una soggettività, se proprio la vogliamo definire tale, che è sempre intimamente legata ad un correlato oggettivo».
Cari lettori non vi spaventate, non è tutto così difficile, per noi ignoranti della filosofia e del suo eterno dibattito. Ocone vi regala un pezzo di pensiero con un gesto semplice e affatto compiaciuto. Se volete allontanarvi dalla complicata matassa della definizione di individuo (che però così importante è nella definizione dei nostri territori), be’ il libro vi dà decine di spazi più immediati. Dal concetto di tolleranza (con succose battute sulla nostra folle accondiscendenza alle culture più arretrate per un malcelato senso di colpa) a quello di pluralismo. Vi porta per mano spiegando la differenza fra contrattualismo e utilitarismo, e ancora in poche pagine ci racconta del rapporto con il Cristianesimo e recupera la colta differenza tra le libertà degli antichi e quella moderne. Non perdete tempo: comprate e leggete.
Nicola Porro, Il Giornale 24 marzo 2019