Eco-talebana e islamista, ora Greta Thunberg getta la maschera

La profeta oggi a Milano per ambiente e Palestina. È nata la santa alleanza del radicalismo: qual è il loro vero obiettivo

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Greta fridays for future

Gli impavidi paladini del clima, strenui difensori del pianeta e del genere umano nella sua interezza, hanno finalmente gettato la maschera e palesato la loro reale natura. Nulla a che vedere con la salvaguardia dell’ambiente e la lotta disinteressata ai mutamenti climatici, sia chiaro. Dietro l’ecopropaganda martellante, le invettive turbo-ambientaliste e i ripetuti moniti climaticamente sostenibili, si cela infatti la volontà di estirpare alla radice i valori tipici dell’occidentalità e minare dall’interno le fondamenta sui cui erge l’Occidente.

Per averne la riprova, si guardi a un personaggio su tutti, il più emblematico in assoluto quando si parla di ideologia green: quella Greta Thunberg sacerdotessa in terra del Dio verde e leader supremo dei movimenti ecologisti di tutto il globo. Sempre più frequentemente accade che la giovane attivista svedese, icona indiscussa dell’ambientalismo più sfrenato, alterni litanie ecologiste e marce per il clima a cortei Pro Pal e deliranti manifestazioni d’odio verso lo stato di Israele.

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Può succedere così di trovarla in un sit-in nel centro di Bruxelles a bloccare la viabilità insieme ad altri centocinquanta scalmanati mentre impreca contro l’uso dei combustibili fossili e pretende a gran voce che “giustizia climatica” sia fatta, e poi, appena poche ore dopo, catapultata a Berlino, in occasione dell’anniversario del massacro del 7 ottobre, a sfilare in un corteo filopalestinese mentre accusa Israele di genocidio e la Germania di finanziare i crimini di guerra del “regime sionista”.

Fermata dalle forze dell’ordine in Belgio per aver mandato in tilt il traffico con le solite fastidiosissime forme di disobbedienza incivile, e, poco dopo, intenta a spintonare gli agenti di polizia in Germania urlando loro allegramente “siete dei nazisti“, con una tale veemenza da essere prontamente bollata dalle autorità tedesche come “persona violenta e non gradita” e “odiatrice di ebrei”.

Oggi, per dire, era in testa al corteo di Fridays for Future intonando cori contro “il genocidio” messo in atto da Israele. Indossava una kefiah.

Insomma, l’idolatrata paladina dell’ambiente e i suoi fidi proseliti battono in un lungo e in largo il vecchio continente passando, come se nulla fosse, dalle marce di protesta per la lotta ai cambiamenti del clima alle manifestazioni pacifiche dal sapore antisemita. Che si tratti di perorare la causa ecologista o quella palestinese, per gli eco-gretini convinti non fa dunque alcuna differenza.

Morale: ecologismo e pacifismo islamizzante altro non sono che due facce della stessa medaglia. Chi finanzia ormai da anni i tanti partiti e movimenti ambientalisti in tutto il mondo occidentale, finanzia allo stesso modo, a partire dallo scorso 7 ottobre, anche le piazze Pro Gaza, i cortei pacifisti e i gruppi filoislamici. Le battaglie ambientaliste, al pari delle marce pacifiste, rappresentano dunque un mero pretesto, un’azione eversiva, figlia del medesimo ideologismo di matrice marxista, che punta alla destabilizzazione dell’Occidente e alla totale destrutturazione del modello socio-economico occidentale.

Salvatore Di Bartolo, 11 ottobre 2024

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