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L’agguato di Putin sul gas. Così vuole “spegnere” l’Europa

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“No rublo, no gas”. Alla fine la strategia del tira e molla russo arriva a compimento anche sul gas. Proprio ieri sembrava che Putin avesse alzato il piede dall’acceleratore delle richieste legate alle valute di pagamento delle forniture di gas. Ed invece, oggi, a gelare i mercati, sono arrivate le dichiarazioni del nuovo zar di Russia.

E non lasciano spazio ad alcun fraintendimento: “se non arrivano i pagamenti in rubli, dai gasdotti non arriverà più gas verso l’Europa”. Così domani il vecchio continente potrebbe ritrovarsi a secco della quota di idrocarburi proveniente dall’ex Unione Sovietica. 

“Le aziende occidentali dovranno pagare il gas di Mosca in rubli e per farlo dovranno aprire un conto in valuta locale presso una banca russa.” Le dichiarazioni di Putin accompagnano il decreto con cui si fornisce ogni indicazione tecnica su come effettuare i pagamenti. Putin rincara la dose parlando apertamente contro gli americani:” Biden e compagni cercano di risolvere i propri problemi a scapito altrui. I loro errori in campo economico cercano di scaricarli su di noi. Cercano di spingere l’Europa ad acquistare il gas americano, che è più caro, rispetto a quello russo”.

Insomma è guerra su tutti i fronti, una guerra senza esclusioni di colpi e che tiene al centro del discorso proprio l’economia e l’egemonia energetica. Scholz dalla Germania ha fatto sapere che bisogna prepararsi ad interruzioni dei flussi di gas, mentre Macron in Francia ha licenziato il capo dell’Intellingence.

L’UE ottiene circa il 40% del suo gas e il 30% del suo petrolio dalla Russia e non ha facili sostituti in caso di interruzioni delle forniture. Nel frattempo, la Russia riceve attualmente 400 milioni di euro (340 milioni di sterline) al giorno dalle vendite di gas al blocco e non ha modo di reindirizzare questa fornitura ad altri mercati.

“Non facciamo beneficenza, ovvero i contratti esistenti verranno interrotti”, ha affermato il presidente della Russia. La richiesta di Putin è vista come un tentativo di aumentare la forza del rublo, che è stato colpito dalle sanzioni occidentali. La valuta russa ha corso tanto sui mercati ed oggi è tornata a livelli pre-24 febbraio, il giorno dell’attacco.

Le società e i governi occidentali hanno respinto le richieste della Russia di pagare il gas in rubli come violazione dei contratti esistenti, che sono fissati in euro o dollari USA. Putin ha affermato che il passaggio ai rubli aveva lo scopo di rafforzare la sovranità della Russia e che si atterrebbe ai suoi obblighi su tutti i contratti, se le nazioni occidentali lo obbligassero.

La Germania ha detto che il cambiamento annunciato da Putin equivaleva a un “ricatto”. In una conferenza stampa, il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha dichiarato di non aver ancora visto il nuovo decreto firmato da Putin.

L’ordine firmato da Putin obbliga gli acquirenti stranieri che vorrranno acqusitare il gas russo ad aprire un conto presso la banca Gazprom e trasferirvi euro o dollari americani.

La banca utilizzerà quindi la valuta per acquistare rubli che verranno poi utilizzati per effettuare il pagamento del gas. Gli analisti affermano che far pagare le nazioni in rubli per il gas sosterrà la valuta del paese, che è fortemente diminuita dopo l’invasione ma ha iniziato a riprendersi. L’annuncio arriva dopo che Mosca sembrava ammorbidire la sua posizione mercoledì sulla richiesta di pagamenti in rubli, dicendo che sarebbero stati introdotti gradualmente.

In preparazione all’interruzione della fornitura di gas, Germania e Austria hanno attivato piani di emergenza nel mezzo di uno stallo dei pagamenti con la Russia. La Germania, che ottiene circa la metà del suo gas e un terzo del suo petrolio dalla Russia, ha esortato i suoi cittadini e le sue aziende a ridurre i consumi in previsione di possibili carenze.

L’Austria, che importa circa il 40% del proprio gas dalla Russia, sta rafforzando il monitoraggio del mercato. In base a un piano di emergenza del gas esistente, la “fase di allerta precoce”, avviata sia dalla Germania che dall’Austria, è il primo dei tre passaggi progettati per preparare il Paese a una potenziale carenza di approvvigionamento. Nella sua fase finale, i governi introdurrebbero il razionamento del gas.

Altrove, la Bulgaria, che ottiene il 90% del suo gas attraverso le importazioni dalla società russa Gazprom, ha aperto una gara d’appalto per la perforazione sotterranea nell’ambito dei piani per quasi raddoppiare la capacità di stoccaggio del gas del paese e prepararsi a eventuali interruzioni di fornitura.

Intanto dagli USA, dopo aver consultato alleati e partner, il Presidente annuncerà il più grande rilascio di riserve petrolifere della storia, immettendo sul mercato in media un milione di barili in più al giorno – ogni giorno – per i prossimi sei mesi.

La portata di questo rilascio è senza precedenti: il mondo non ha mai avuto un rilascio di riserve di petrolio a questo tasso di 1 milione al giorno per questo periodo di tempo. Questa versione record fornirà una quantità storica di fornitura che fungerà da ponte fino alla fine dell’anno, quando la produzione nazionale aumenterà.

Leopoldo Gasbarro, 31 marzo 2022