Nel libro che abbiamo scritto insieme, Leopoldo Gasbarro racconta come da giovane, quando faceva il consulente, prima di investire i risparmi di un nuovo cliente si accertava che di questi risparmi fosse assicurata la fonte, e cioè il capitale umano del cliente. Se il potenziale cliente non avesse accettato la sua proposta, non avrebbe potuto avere ulteriori consigli per gli investimenti. Molti, poi, gli furono grati per la vita.
Assai serio. Anzi, molto saggio. Il sabato 18 settembre, un supplemento settimanale noto, apre in copertina con questa notizia: “Polizze: sono i prodotti più gettonati del momento. Da gennaio hanno raccolto quasi 30 miliardi (+58%)” E commenta, sempre in prima pagina: “La Babele dei costi”. Le notizie sui morti sono purtroppo divenute incalzanti: l’incertezza dei tempi, i pericoli, i bollettini quotidiani sul numero dei decessi e delle terapie intensive.
Tutto ciò ha reso più prudenti i risparmiatori del nostro paese, quello meno assicurato tra le nazioni industrializzate. Speriamo che la tendenza continui passata la pandemia, quella pandemia che forse è stata l’innesco per la ricerca di sicurezza. Si noti che in precedenza, rispetto ai circa 130 mila morti in Italia per la pandemia fino al 18 settembre, ci sono state molti più decessi dovuti non a vecchiaia ma a incidenti, tumori e a malattie del cuore. E tuttavia queste morti non facevano notizia essendo date per scontate: grandi pericoli ma poche paure. Bene assicurarsi allora, anzi benissimo. Ma come? Attenzione ai modi.
Dei 53,3 miliardi di nuovi premi Vita emessi dalle compagnie nei primi sette mesi dell’anno, ne sono confluiti ben 28,6 su polizze multiramo, ibride o pseudo tali. La scelta deve essere accurata. I costi delle multiramo lungo l’orizzonte temporale consigliato oltre i dieci anni e dai 6 ai 10 anni oscillano dal 3% al 12% annuo, quelle con orizzonte temporale sotto i cinque anni oscillano dal 3% al 6%.
Differenze enormi che probabilmente non saranno compensate dai rendimenti anche perché sono preferite le opzioni prudenti con capitale garantito alla scadenza. Questa scelta è comprensibile, almeno sul piano psicologico, perché chi si assicura vuole sicurezza e tiene i propri soldi lontani dalle perdite soggettive (anche se oggettivamente i risparmi scendono ora che risale l’inflazione), al punto che ci sono circa 3mila miliardi parcheggiati in soluzioni di investimento che non rendono nulla (se non perdono come quelli fermi sui conti correnti).
I costi medi delle Unit diminuiscono via via che si va a Nord: In Italia sono del 3,2% medio annuo, in Germania del 2,3% medio annuo, e in Finlandia dell’1,1%. Ma dato che non possiamo trasferirci in Finlandia, dobbiamo scegliere in modo oculato i prodotti assicurativi. Un costo annuo del 3% o del 4% o persino del 10% fa meno impressione se lo vedete di anno in anno ma quando è composto per tutto il periodo diventa impressionante.
Dato che i costi sono così elevati conviene sempre assicurarsi? Sì, se si è giovani e il capitale umani che produce reddito è una parte rilevante del reddito complessivo e del patrimonio. No, quando la fonte di reddito invecchia e produce meno reddito avendo però cumulato un patrimonio eccessivo rispetto alle proprie esigenze di vita.
Allora conviene:
- calcolare queste ultime;
- trasferire a coloro a cui vogliamo bene il resto.
In questo modo il vostro tenore di vita sarà comunque garantito ed eviterete di procrastinare i costi del passaggio generazionale che non possono che aumentare in futuro dato il nostro debito pubblico e l’incombente revisione del catasto. Così avrete risolto due problemi con un sol colpo: successione e assicurazione.
Paolo Legrenzi