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Credit Suisse chiede 54 miliardi di prestito alla banca centrale svizzera

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Una cifra mostruosa. 54 miliardi di dollari chiesti in prestito dal Credt Suisse per sanare i suoi bilanci. Pensate che in tutti i salvataggi bancari degli ultimi tempi, compreso il pozzo senza fondo di MPS, in talia non si è arrivato a 30 miliardi.

Ecco perchè il New York Times lo ha definito Bank Storm. Ma andiamo per gradi..

Alla fine di una giornata tremenda le autorità di regolamentazione svizzere hanno affermato che forniranno liquidità al Credit Suisse Group AG, se necessario, offrendo un’ancora di salvezza all’istituto di credito duramente colpito dalle preoccupazioni sulla sua salute finanziaria.

La notizia che ci voleva. Eccola, dopo una giornata tremenda. Per fortuna.

Ma non basta, nel cuore della notte arriva un’altra notizia:

Credit Suisse assume un’azione “decisa per rafforzare preventivamente la sua liquidità con l’intenzione di esercitare la sua opzione di prendere in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri”, circa 54 miliardi di dollari “dalla banca centrale svizzera”.

Si tratta di un’azione precisa ma anche di una clamorosa autocertificazione di difficoltà che si somma a quelle generate dalla folle modalità di comunicazione delle autorità centrali della BCE.

Infatti la BCE…

Invece di tranquillizzare i mercati, la banca centrale europea cosa avrebbe fatto? La BCE sembra abbia chiamato a rapporto le principali banche europee per avere i dati sull’esposizione nei confronti di Credit Suisse. La presa di posizione della BCE, pur congrua con il momento non avrebbe dovuto essere assolutamente divulgata.

Ricordiamo che il Credit Suisse in qualità di banca svizzera non è sotto l’egida della BCE. Ma se la BCE chiede alle proprie banche informazioni sui loro “affari” con Credit Suisse, di fatto ne sta ratificando (anche per mercati ed investitori) le effettive problematiche e cercando, al tempo stesso, di valutare i danni che l’eventuale fallimento del CS potrebbe generare sulle banche europee ne determina la certificazione.

Ripeto, se congrua questa operazione avrebbe dovuto farsi in gran segreto, così è stato quasi come una condanna a morte per il Credit Suisse, con la dichiarazione della BCE quale epitaffio tombale per la banca svizzera. Incompetenti.

Il Credit Suisse non è una banca qualunque di una Silicon Valley qualunque. Senza offesa per la Silicon Valley e per la sua banca fallita, il Credit Suisse è un’altra cosa in termini di dimensioni e soprattutto in termini di clientela retail, dove retail sta per Giovanni, Maria, Andrew, Franz, George, Alì, Francoise…Insomma il Credit Suisse è la banca di tanti. Di tanti Svizzeri, Italiani, Francesi, Inglesi, Marocchini, Turchi, Tedeschi. La banca di milioni di persone. Presente in oltre 50 Paesi con circa 49.000 dipendenti. La sede principale è a Zurigo.

Come scrive Giulio Visigalli nel suo articolo su Finanza Online

Il crollo di Credit Suisse penalizza le banche europee

“Credit Suisse ha pubblicato in ritardo il suo rapporto annuale del 2022, confermando i risultati negativi presentati lo scorso 9 febbraio. Il gruppo svizzero nel 2022 ha registrato una perdita di 7,29 miliardi di franchi, la più importante dal 2008. Credit Suisse deve affrontare anche il massiccio deflusso di denaro dei fondi da parte dei propri clienti, basti pensare che solo nel quarto trimestre del 2022 l’istituto svizzero ha registrato un deflusso netto di 110 miliardi di franchi di fondi in gestione.

Numeri che giusticano ampiamente il crollo.

Alla fine dopo aver superato il 30% di perdite in borsa chiude la giornata a -15%.

I prezzi dei bail-in bond del Credit Suisse, che vengono azzerati nel caso in cui la banca si trovi in ​​gravi difficoltà, sono scesi bruscamente. I prezzi delle obbligazioni 2027 sono scivolati a 55 centesimi sul dollaro dai 72 centesimi del giorno prima. Scambiavano vicino a 90 centesimi all’inizio del mese. Il calo delle obbligazioni e delle azioni del Credit Suisse indica che gli investitori ritengono che questa banca debba essere salvata.

Altre grandi banche europee hanno subìto colpi, con le azioni delle due principali banche internazionali francesi, Société Générale SA e BNP Paribas SA, entrambe in calo di oltre il 10%. Le azioni della tedesca Deutsche Bank AG sono scese dell’8%.

Il calo delle obbligazioni e delle azioni del Credit Suisse indica che “gli investitori ritengono che questa banca debba essere salvata”, ha affermato Joost Beaumont, responsabile della ricerca bancaria presso l’istituto di credito olandese ABN Amro.

Le italiane non sono state da meno tutte in calo di almeno 6 o 7 punti percentuali. In serata comunque la forte dichiarazione delle autorità monetarie e finanziarie svizzere potrebbero aver riportato alla calma i mercati. In serata anche Fitch è intervenuta sul caso. In un’intervista a CNBC, Brian Coulton, chief economist di Fitch, ha detto a chiare lettere che Credit Suisse non sarà la nuova Lehman, nè il Cigno nero del credito europeo.

Leopoldo Gasbarro, 16 marzo 2023