Negli ultimi due articoli abbiamo parlato dei nuovi giocatori (le SuperApp e le BigTech) all’interno dell’arena competitiva. Oggi vogliamo dare un nome a questa arena: Open Banking.
Cos’è l’Open Banking?
Può essere tradotto come “sistema bancario dai dati aperti”, un concetto che identifica un modo nuovo di fare banca, una rivoluzione in cui gli istituti bancari condividono le informazioni finanziarie dei loro clienti, previa loro autorizzazione, con soggetti terzi (Third Party Provider, TPP) tramite API, che permettono lo scambio dei dati tra le piattaforme aziendali.
Ma qual è il ruolo dei consumatori in questa nuova rivoluzione?
Il 76% sarebbe favorevole a condividere alcuni dati dietro a contropartita economica, segnale che il terreno è maturo per la diffusione dell’Open Banking. “L’emergenza sanitaria ha inoltre facilitato una crescita rapida delle modalità di pagamento contactless le cui transazioni con carta sono passate dal 35% del periodo pre-lockdown a oltre il 55% delle transazioni effettuate con dispositivi abilitati” sostiene Alessandra Perrazzelli, Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia.
In base a uno studio di Juniper Research, si prevede che il numero totale degli utenti dei servizi di online e mobile banking supererà i 3,6 miliardi entro il 2024 e che la crescita dell’online e del mobile banking aumenterà del 54% rispetto al 2020. Il Consumer Pulse Survey sul COVID-19 realizzato da McKinsey a metà aprile 2020 in Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia e Regno Unito, ha mostrato come il comportamento e le esigenze dei clienti siano cambiati nell’arco di un solo mese durante il primo lockdown: l’utilizzo del canale digitale era aumentato del 20%, mentre si era già dimezzato l’uso del contante. In Italia, nel 2020, l’86,8% degli utenti Internet ha utilizzato almeno un sito o un app dedicati a servizi bancari.
Facciamo un esempio pratico su quale potrebbe essere, da parte dei clienti, il valore aggiunto dell’Open Banking: ipotizziamo un cliente che abbia un mutuo acceso presso una società finanziaria, un conto corrente in banca che dà accesso a diverse carte di credito e di debito, un fondo pensione in cui confluisce una parte di quello che risparmia, grazie ai servizi di Open Banking potrà tenere sotto controllo tutte le operazioni fatte e tutti i rapporti finanziari e bancari che gli riguardano attraverso una sola applicazione che raccoglierà e presenterà tutte le informazioni.
Non ci sarà più dispersione su diverse piattaforme permettendogli di avere una visione completa della situazione finanziaria e delle proprie spese. Non solo, grazie all’Intelligenza artificiale potrebbe venire proposto di ottimizzare uscite e risparmi, per esempio tagliando spese ricorrenti ( quelle per il caffè di tutti i giorni al bar). I soldi risparmiati potrebbero essere messi su un conto deposito. Il consiglio di cosa tagliare e dove mettere i soldi salvati, arriverà direttamente dall’applicazione. Un vantaggio dunque sia per le banche e fornitori di servizi che potranno monitorare e offrire servizi più mirati che per il consumatore che potrà ricevere prodotti su misura per le sue necessità con un livello di personalizzazione e user experience molto alto.
Secondo una recente indagine condotta da Tink, gruppo svedese specializzato in open banking, ha evidenziato come in Italia, il 63,3% dei player indica l’Open banking come un’opportunità per la propria azienda a fronte di una media europea del 58,6%.
Questa evoluzione potrebbe rivelarsi vantaggiosa anche per le banche tradizionali, a patto che intraprendano un cammino di innovazione e trasparenza, nell’ottica di rispondere in modo sempre più efficace alle aspettative dei consumatori: il 37% dei consumatori europei si è detto disposto a cambiare banca se la propria non sarà in grado di offrire servizi tecnologici aggiornati. Servono dunque in primo luogo lungimiranza, adattabilità e preparazione per mettere in pratica una strategia e l’elemento sottostante a questa strategia è la valorizzazione del dato bancario, tramite una elevata capacità di disponibilità real time, analisi ed elaborazione dello stesso.
Quando, invece, è stato chiesto agli intervistati quali fossero gli ostacoli per una collaborazione efficace, il 66% delle banche e il 70% delle fintech hanno evidenziato una differenza nella cultura organizzativa o nell’approccio del business partner, il 52% delle banche e il 70% delle fintech hanno menzionato barriere di processo, mentre la mancanza di una visione e di obiettivi a lungo termine sono stati elencati come delle sfide difficili da superare dal 54% delle banche e dal 60% delle fintech. Solo il 26% dei dirigenti bancari e il 43% dei leader delle fintech hanno affermato di aver identificato il partner giusto per avviare una collaborazione in ambito open banking.
Di seguito possiamo vedere il numero di utilizzatori a livello mondiale di un modello Open Banking con una previsione fino al 2024.
Cosa cambia con l’arrivo dell’Open Banking?
L’open banking è un modello tecnicamente adottabile con una relativa facilità, ma rappresenta un cambio di mentalità e approccio alla gestione della conoscenza che richiede procedure e policy specifiche da parte degli istituti. Si tratta, in pratica, di una rivoluzione nello sfruttamento dei dati sensibili e che deve essere ben compresa da management e addetti e supportata da una strategia digitale data driven ben precisa.
Vi sono due ragioni principali per cui l’Open Banking sta rivoluzionando il settore bancario: le banche hanno iniziato a riconoscere i vantaggi di un approccio più collaborativo; si osserva pertanto una maggiore consapevolezza nell’ambito dell’offerta dell’Open Banking come fattore determinante dell’intera esperienza ed in secondo luogo, la normativa: l’attuazione della PSD2 ha costretto le banche a velocizzare tutti i passaggi necessari per ottenere la conformità.
L’aspetto rivoluzionario per il sistema bancario quindi riguarda la gestione dei dati finanziari dei suoi clienti. Da sempre custoditi esclusivamente dalla banche, con l’avvento della PSD2 questi dati personali vengono messi a disposizione anche ad altri player, non necessariamente operanti solo nel settore finanziario, a fronte dell’autorizzazione del cliente e in ottemperanza a quanto previsto dalla GDPR, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati istituito dall’Unione europea in vigore dal 25 maggio 2018.
Quindi si vengono a creare nuove opportunità anche per la clientela finale che può contare su un’offerta più estesa di servizi finanziari, non più erogati in via esclusiva dalla propria banca ma anche da società terze portando ad un netto miglioramento della user experience del cliente che vede semplificarsi molte procedure, sempre nella massima sicurezza con la possibilità di scegliere tra più servizi con prezzi più convenienti.
Secondo quanto emerso dal World FinTech Report 2019 di Capgemini saranno i sistemi di pagamento la vera sfida dell’open banking, mentre i servizi di private banking e wealth management saranno toccati marginalmente. Per l’89,7% delle banche e per il 70% delle fintech i sistemi di pagamento saranno la parte del business più interessata dalle trasformazioni dell’open banking.
Il private banking e wealth management sarà invece, impattato, per il 18,1% delle banche e per il 37,5% delle fintech. Il sistema dei prestiti riporta percentuali, rispettivamente, del 53,4% e del 62,5%, i risparmi e depositi 38,8% e 52,5%, il sistema bancario per piccole e medie imprese del 37,9% e 40%, la trade finance del 20,7% e 25% e i mercati dei capitali del 12,9% e 17,5%.
Secondo PwC saranno cinque gli ingredienti delle banche in questo nuovo scenario: Anticipare le esigenze del cliente finale, creare ecosistemi di servizi, dar vita a modelli di business, lavorare sull’engagement del cliente e sulla misurazione del feedback e trasformare la cultura aziendale
Cosa sono le API
Le API sono l’anello di congiunzione tra i prodotti, intesi come servizi, funzionalità, dati etc, e la loro distribuzione. Una API (Application Programming Interface) è l’interfaccia di programmazione di un’applicazione, ovvero, all’interno di un sistema informatico, l’insieme di comandi che permettono ai software di comunicare tra di loro. L’apertura delle API è stata quindi la conditio sine qua non: senza il sistema di open API, l’applicazione della PSD2 sarebbe stata impossibile.
Per Capgemini, se da un lato i dati dei clienti sono già ampiamente condivisi e sfruttati dal settore, dall’altro la standardizzazione delle Api non è ancora comune. Nonostante la complessità di requisiti e normative, la standardizzazione contribuirà a ridurre le frodi, migliorare l’interoperabilità e aumentare velocità di accesso al mercato e scalabilità. I player del settore stanno esaminando due potenziali modelli di monetizzazione per le Api: il revenue-sharing e le commissioni di accesso alle Api. Tuttavia, solo un terzo dei dirigenti bancari ha dichiarato di essere attualmente ben preparato per la monetizzazione delle Api.
Cosa è la PSD2
Nota all’anagrafe con il nome di Payment Services Directive 2, la direttiva è diventata attuativa a partire dal 14 settembre 2019 rappresentando un vero e proprio punto di svolta, un’apertura senza precedenti tra banche e società fornitrici di servizi finanziari.
La direttiva originaria, ovvero la PSD1, venne approvata nel 2007, con l’obiettivo di incrementare la competizione nel mercato dei pagamenti in Europa e rafforzare i diritti del consumatore applicando lo stesso gruppo di regole valido per tutta l’Unione europea. Ma, nonostante l’emanazione di questa direttiva, il livello di competitività rimase basso: nel 2017 solo il 3% dei consumatori europei acquistava prodotti bancari da un altro Paese della UE. Inoltre, a causa dei rapidi e continui cambiamenti tecnologici, nel 2015 il framework della PSD non fu più in grado di coprire e regolamentare i nuovi player che stavano facendo il loro ingresso nel mercato dei pagamenti online.
Con la PSD2, la Commissione Europea ha imposto agli istituti di credito l’obbligo di “aprire” e condividere le informazioni in loro possesso su pagamenti e conti correnti con terzi operatori, per consentire all’utente (proprietario del conto e cliente della Banca) di poter usufruire di una serie di servizi utili. Grazie all’innovazione promossa dalla PSD2 ci sono le condizioni per nuovo modo di fare banca, più aperto, più accessibile, più facile, tanto per i clienti quanto per le imprese. Uno dei principali fini della PSD2, d’altronde, è proprio di quello di facilitare e incentivare la competizione nel settore finanziario.
Dall’Open Banking all’Open Finance
L’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano ha allargato il concetto di Open Banking ad una accezione più olistica di Open Finance & Insurance, intendendo che il cambiamento in corso non riguarda solo il settore bancario tramite il conto corrente o servizio di pagamento, ma anche quelli che riguardano la gestione dei patrimoni, l’intermediazione finanziaria, i servizi assicurativi, mettendo al centro il cliente e le sue esigenze e costruendo su di lui offerte sempre più personalizzate dei pagamenti digitali, e che include anche attori diversi dalle banche e dalle assicurazioni, come startup, BigTech, case automobilistiche, Retailer, Utility e chiunque si proponga nel mondo finanziario e assicurativo.
Attraverso l’uso dell’ intelligenza artificiale e machine learning poi permette di interpretare oggettivamente tutti i dati disponibili online da una molteplicità di fonti differenti, fornendo informazioni tempestive, rilevanti e correlate tra loro
È così che l’Open Banking cede il passo all’Open Finance. Con un più ampio spettro d’azione rispetto all’Open Banking, attraverso lo scambio di dati aggiornati, per esempio, i finanziatori potranno ridurre i tassi ai clienti più affidabili e dare accesso al credito anche a soggetti finora esclusi democratizzando così i servizi finanziari. Si tratta di una svolta senza precedenti, dettata dall’esigenza di rendere il mondo finanziario un mercato più democratico e competitivo, all’interno del quale l’utente possa muoversi scegliendo il servizio più adatto alle sue specifiche necessità.
Le banche tradizionali possono sviluppare in casa competenze avanzate per rispondere con i fatti a questa evoluzione oppure cercare queste stesse competenze sul mercato, sotto forma di acquisizione o di partnership con realtà specializzate, che possano fornire gli strumenti necessari a competere. Non è però solo questione di tecnologia, quello che davvero deve cambiare deve essere un diverso approccio verso il cliente, non più visto solo come un ricettore di servizi, ma come un corrispondente, paritetico o quasi, da ascoltare, servire e supportare in modo sempre più dinamico
Un elemento da considerare però è che l’open banking può essere visto come un passaggio verso uno scenario più ampio, definibile come open finance, ovvero lo stesso livello di innovazione e apertura applicate al settore finanziario esteso, che include anche attori diversi dalle banche e dalle assicurazioni, come le grandi aziende tecnologiche, la grande distribuzione, le utility e le case automobilistiche. L’uso di intelligenza artificiale e machine learning permette infatti di interpretare oggettivamente tutti i dati disponibili online da una molteplicità di fonti differenti, fornendo informazioni tempestive, rilevanti e correlate tra loro, fondamentali per ogni iniziativa di business.
Conclusioni
L’Open Banking è destinato a trasformare profondamente le banche tradizionali perché la capacità di servire direttamente i clienti e dare loro un valore aggiunto non sarà più una loro prerogativa, ma sarà condivisa con numerosi altri player. Gli istituti tradizionali ed i consulenti finanziari devono affrontare una nuova sfida e scegliere se dare priorità alla tradizione e tenere la propria posizione oppure innovarsi con la possibilità di ottenere vantaggi maggiori perchè godono della loro reputazione, e di un data base e una struttura già ben consolidata.
Per esempio collaborando con le fintech , gli istituti bancari possono diventare l’ecosistema o la piattaforma di aggregazione di servizi finanziari in questo modo si assicurano di restare in posizione rilevante e di continuare a soddisfare le richieste dei clienti presenti e futuri.
Costruire e portare ai clienti soluzioni personalizzate in base ai loro bisogni e insieme garantire sempre più la velocità di risposta, la semplicità, l’affidabilità, e la rilevanza per il cliente solo le sfide che le banche dovranno affrontare nei prossimi anni.
La chiave di volta per cavalcare questa rivoluzione non sarà tanto la tecnologia quanto l’adozione di un nuovo mindset, di una nuova concezione del proprio ruolo nell’ecosistema finanziario, che evolva i propri business model e che vada oltre alla visione di digitalizzazione dei dati, come trasposizione digitale di strutture e processi fisici pre-esistenti.
Deborah Ullasci