In pochi hanno compreso la vera portata della nuova direttiva dell’EBA (European Banking Authority) che entrerà in vigore da domani. La normativa avrà un impatto devastante sulle famiglie, sulle persone fisiche, sulle imprese, sulle banche, sui correntisti non morosi. Insomma se nessuno fa nulla, i danni generati dall’EBA saranno estremamente rilevanti, soprattutto in considerazione del periodo straordinariamente negativo che stiamo vivendo. Di fatto la direttiva potrebbe essere inquadrata come un: GENERATORE AUTOMATICO DI NPL (Not Performing Loans, per i bene informati; crediti deteriorati, per quelli mediamente informati, soldi che non vengono restituiti alle banche per quelli che vogliono capire di cosa si tratta).
Il perché lo vedremo nelle prossime righe del nostro articolo. Sta di fatto che molte imprese si ritroveranno con l’accesso al credito completamente bloccato. Stesso discorso capiterà anche a molte persone fisiche. I costi dei conti correnti esploderanno e le banche rischiano di veder saltare comunque i loro bilanci.
Non si tratta di una previsione astrologica nefasta dettata dall’allineamento improprio di alcuni pianeti, analizzato in vista dell’avvento del nuovo anno, ma proprio di quello che sta per accadere con l’arrivo del 2021.
Cerchiamo di capire meglio.
Da domani, primo gennaio, cambiano le regole per la gestione dei conti “in rosso”. Il diktat arriva dall’EBA (European Banking Authority): gli addebiti automatici (pagamenti di bollette, finanziamenti, rate varie), se i correntisti non avranno sufficienti disponibilità liquide sui loro depositi bancari, non saranno più consentiti. Questo porterà quindi ad una situazione di morosità da parte dei titolari.
Non basta.
Se la morosità si protrae per tre mesi con mancati pagamenti da soli 100 euro (persone fisiche) e da 500 euro (imprese), l’EBA impone alla banca di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come “crediti malati”, bloccando di fatto per quella persona o per quella impresa, ogni possibilità di accesso al credito.
Insomma, famiglie ed imprese in forte difficoltà in questo momento, rischiano di veder precipitare la loro condizione. Un dramma, considerata la situazione pandemica che si sta vivendo.
Che senso avrebbe tutto questo?
L’unico senso è che in quest’Europa, sempre di più, la mano destra non conosce quello che fa la sinistra; è come se destra e sinistra facessero parti di due corpi differenti.
Così, proprio nel momento in cui la BCE (Banca Centrale Europea) tutela i titoli di stato italiani, coprendoli da possibili speculazioni sui mercati, a suon di centinaia di miliardi e fornisce tutta la liquidità necessaria alle banche del nostro Paese, cosa fanno i regolatori dell’EBA?
Vanno esattamente nella direzione opposta.
I burocrati dell’EBA sembrano non tener assolutamente conto del momento che si sta vivendo. Non guardano i continui finanziamenti che dall’Europa arrivano ai Paesi più colpiti dalla Pandemia. Non considerano che se ne stiano stanziando altri 700 miliardi attraverso i Next Generation (Recovery Fund).
Non valutando tutto questo, con un regolamento cervellotico, rischiano di bloccare interi sistemi produttivi.
Tutto questo basterebbe per generare un immenso disastro sociale ed economico.
Ma è solo la punta di un iceberg gigantesco.
Infatti, se in un Paese come il nostro, in cui l’informazione finanziaria raggiunge solo una parte della popolazione, moltissimi abituati a “navigare” a ridosso del saldo zero del conto corrente, si ritroveranno, loro malgrado, ad essere considerati “falliti” dal punto di vista economico.
Falliranno senza accorgersene.
E cosa faranno tutti gli altri?
Dato che la “morosità” è dichiarata dal sistema bancario e non dai creditori, la prima cosa che faranno sicuramente in tanti sarà staccarsi dalla banca, sospendendo i RID (cioè gli automatismi di pagamento).
Certo si ritornerebbe alle scadenze manuali, si ritornerebbe alle file in posta o in banca per pagare direttamente i bollettini ma saranno disagi di poco conto.
Ma se milioni di italiani, sospendessero decine di milioni di RID, alle banche verrebbero a mancare centinaia di milioni di incassi commissionali. Una condizione che, in questa situazione di mercato, finirebbe per portarle sull’orlo di un baratro da cui potrebbero essere risucchiate davvero.
Ma insieme alle commissioni relative ai RID, le banche perderebbero anche quelle per gli eventuali scoperti di conto corrente, le commissioni per le tenute dei conti stessi (visto che magari qualcuno deciderà di chiuderli) e, ancora peggio, per poche centinaia di euro si ritroveranno a dover scrivere nella sezione “crediti deteriorati”, somme che in qualche modo sarebbero state recuperate e che invece andranno perdute per sempre.
Finita la spirale negativa?
Neanche a parlarne. Le banche per rimanere in piedi da qualche parte quei soldi dovranno prenderli comunque. Da dove secondo voi? Ma sempre dall’unico posto da cui possono attingere: dai conti correnti.
Proprio il 10 dicembre scorso, Banca d’Italia ha presentato il report che dettaglia i costi dei conti correnti per l’esercizio 2019.
Sotto la voce riassuntiva leggiamo che:
“Nel 2019 la spesa per la gestione di un conto corrente è cresciuta di 1,6 euro rispetto all’anno precedente, attestandosi a 88,5 euro. Nel 2018 l’aumento era stato di 7,5 euro.
Per i conti bancari online la spesa di gestione è sensibilmente aumentata (5,9 euro, 0,2 nel 2018).
Per i conti correnti postali essa è lievemente diminuita dopo l’accelerazione dell’anno precedente (-0,7 euro, 5,0 euro nel 2018).
Cosa credete che accadrà nel 2021 grazie all’entrata in vigore di questa nuova normativa?
Leopoldo Gasbarro