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Educazione finanziaria? Bisognerebbe cominciare dalla politica

Prima la fiducia

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La crisi delle scelte di risparmio in Italia? Tutta colpa del clima di sfiducia che si respira nel Paese. Sembra un’equazione forte quella che sto riproponendo, ma basterebbe fare un’analisi veloce di queste ultime stagioni politiche per comprendere quanto, invece, le cose stiano proprio così. Mi spiego meglio.
Siamo nel mese dell’educazione finanziaria. Ufficialmente da due giorni. 

Mille lodevoli iniziative sono in programma in tutta Italia. Ben vengano, ma un mese è sufficiente per creare cultura? 
Un mese è sufficiente a seminare lì dove i campi sono aridi, non arati, e privi di qualunque humus e fertilità? E’ possibile farsi ascoltare da un sordo o da chi non vuol sentire? Tutti gli sforzi  non rischiano di essere vanificati?

Manca la fiducia ed invece ci concentriamo sull’educazione. 
Gli italiani non sono stupidi, sarebbero disponibilissimi ad investire i loro capitali ed a farli crescere, è che non si fidano e non fidandosi neanche si interessano. Incontrando tantissimi risparmiatori ogni settimana, in moltissimi eventi fatti a stretto contatto con loro, mi sono convinto che, se potessero, se non avessero paura dei topi d’appartamento, quei 1500mld depositati in conto li terrebbero sotto una mattonella.
Non sono stupidi, non si fidano.
Ed invece, sono anni che assistiamo ad un’incessante e ritmata riproposizione di indagini che analizzano il livello di preparazione degli italiani in tema di economia e finanza. 
Centri studi, massime istituzioni, banche, assicurazioni, dagli enti nazionali a quelli sovranazionali. Chi non ha investito qualche centinaio di migliaio di euro, chi non ha fatto almeno una ricerca su come gli italiani curano o dovrebbero curare il loro risparmio? 
E’ incredibile, ma per una volta sembrerebbero ritrovarsi tutti perfettamente d’accordo: l’italiano in queste ricerche, viene descritto come un ebete incapace di intendere e di volere. Ma ne siamo proprio sicuri?
L’ultima della serie l’ho sentita, con le mie orecchie, proprio a Bologna dal palco di ConsulenTia 2019, l’evento organizzato dall’associazione di categoria dei consulenti finanziari. 
Anna Genovese, ha anticipato i temi della nuova ricerca di Consob di cui è commissario:”siamo veramente in ritardo rispetto ad altri paesi in tema di educazione finanziaria, inoltre, rispetto ad un anno fa, non sembra sia cambiato nulla”. Nulla contro la ricerca di Consob e contro il commissario in particolare, il mio è solo uno spunto in più di discussione e riflessione. Ma cosa pensiamo che possa cambiare da un anno all’altro se non si fanno azioni concrete sul clima di sfiducia?

E’ cambiato qualcosa? Certo che no. Gli italiani hanno aggiunto (dato Abi) altri 97 miliardi in conto corrente e parallelamente le attività finanziarie delle famiglie italiane (dati Abi) sono diminuite di quasi 8o miliardi. E’ come se da una parte risparmiassimo e dall’altra perdessimo, avete presente lo sforzo immane di Sisifo?
E’ ora che in questo paese si cominci a cambiare rotta ed a passare dalle fotografie (leggi ricerca che parte dagli attuali numeri del risparmio congelato in conto corrente), ad un lungometraggio che non solo analizzi il perché di tali situazioni, ma che trovi soluzioni concrete per invertire una rotta che, sembra irrimediabilmente perduta. Bisognerebbe comprendere che gli italiani hanno un grosso problema di “sfiducia” nei confronti del mondo delle istituzioni e poi anche di alfabetizzazione finanziaria. Ma se non si rende fertile il terreno sarà inutile cercare di seminarlo.

Dopo quello che è successo con le banche dal 2015 ad oggi chi si fiderebbe?
Negli USA ad esempio, quando una banca va in crisi, basta andare sul sito della Federal Reserve e si trovano tutte le indicazioni e le procedure che un cliente di quella banca deve seguire per non avere disguidi. Capite la differenza? In Italia invece? Le procedure sui salvataggi bancari diventano argomento di campagna elettorale; come si fa a generare un clima di fiducia nei risparmiatori in questo modo?

E quello che è successo più recentemente con i PIR ? Tanta enfasi su uno strumento, splendido a mio avviso, che prima è stato “spinto” a livello anche ministeriale, tanto che erano stati raccolti oltre 17 miliardi di risparmi, poi l’anno dopo, da un nuovo governo, è stato praticamente smantellato. Ci si è chiesto cosa sarebbe accaduto ai possessori di quei 17 miliardi? Molti stanno disinvestendo e lo stanno facendo in perdita. Chi si fiderebbe più? E allora ci si meraviglia della disaffezione? Dello scarso interesse per la finanza? Finanza e politica, stabilità e fiducia, corrono di pari passo. La disaffezione alla politica? E’ una questione di sfiducia che crea allontanamento (anche dal voto) e, naturalmente, determina instabilità. L’instabilità congela la voglia di fare scelte anche in campo finanziario, anche nel settore degli investimenti. 1500 miliardi sui conti correnti? Siamo sicuri che siano gli italiani e non qualcun altro ad aver bisogno di educazione finanziaria?