Figli e figliastri sui mutui prima casa. Il resto del mondo rimprovera i nostri figli di essere troppo legati alle origini. Si cerca di non tagliare mai il cordone ombelicale, e se costretti, si prova a tagliarlo il più tardi possibile. C’è un detto: “ogni scarrafone è bell’a mamma sua”.
Un’idea che plasma le nostre convinzioni e che diventa una consuetudine.
Questo canone però ora si trasforma in una prigione. Siamo figli di uno Stato che non ci vuole, o meglio, figli di uno stato moderno che nato da una guerra, oggi si nega e si fa beffe dei principi come l’uguaglianza e la solidarietà, che invece da sempre, hanno reso la nostra Costituzione la più bella fra tutte.
Il COVID-19 non ha fatto luce esclusivamente sulla fragilità della nostra politica, ma si è divertito anche a porci di fronte delle profonde riflessioni sulla nostra economia. L’emergenza ha mostrato definitivamente quanta sia la disparità tra l’essere imprenditore ed essere tutt’altro.
Il Decreto Cura Italia, quello che doveva essere il faro in questa emergenza, ha disposto, all’art. 54 la sospensione per nove mesi dei mutui prima casa, aggiungendo che “l’ammissione ai benefici del Fondo è estesa ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti iscritti in appositi albi.”
E’ necessaria solo un’autocertificazione, ex art. 46 4 47 DPR 445/2000, in cui si attesti che, in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020, vi è stato un calo del proprio fatturato superiore al 33% del fatturato dell’ultimo trimestre 2019 in conseguenza della chiusura o della restrizione della propria attività. Ai fini dell’accesso non è richiesta la presentazione dell’ISEE.
Ma chi sono i lavoratori autonomi?
Nel resto del decreto si fa intendere, sottobanco, che i lavoratori autonomi sono gli imprenditori.
Ma poi si scopre che per le imprese, a discapito di quel che diceva Leopardi, il naufragar non è poi così dolce in questo mare.
Sì perché, la domanda di sospensione predisposta dal MEF e da inviarsi all’istituto di credito, con nota a piè pagina si avvede nel ritenere “lavoratore autonomo” il soggetto la cui attività non è svolta sotto forma di impresa e che sono pertanto escluse le imprese e le ditte individuali.
Non esiste interpretazione che possa estendere a tale categoria il beneficio, con la conseguenza che istituti bancari e creditizi possono richiederne il pagamento, senza oltraggiare disposti normativi che avrebbero salvato tante famiglie e sicuramente la pazienza di tutti. La presunzione circa una certa capacità contributiva astratta da una qualifica professionale non può essere la determinante per l’accesso alle misure previste dal Fondo Gasparrini, che non può quindi ripiegarsi su una fattispecie se non oltraggiosa almeno inadatta.
Invece, emergerebbe che imprenditori, soci e collaboratori titolari di un mutuo contratto per l’acquisto di un’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e di cui proprietari, sono esonerati dall’aiuto statale per la loro intrinseca qualità imprenditoriale.
In uno Stato così quindi a qualificarti non è ciò che concretamente fai, ma ciò che sei.
Allora tanto vale non scomodarsi nel dire che l’iniziativa economica privata è libera e che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Le istituzioni così facendo otterrebbero solo un effetto contrario, concedendo la facoltà di scegliere l’opzione ideale (quella imprenditoriale), ma escludendo tale alternativa tra il novero dei soggetti fruibili dei soccorsi messi in campo durante un’emergenza.
Si potrebbe così obiettare all’art. 54 del Decreto Cura Italia che, se così interpretato, attenti esso stesso alla libertà e alla dignità umana: del resto non ci lascia che intendere che di fronte all’emergenza non siamo tutti uguali.
Vogliamo tutti sperare che si tratti sicuramente di una svista. Questa vuol essere appunto una grande speranza. L’aspettativa di uno Stato disattento: ma è nella disattenzione, che oggi, lo Stato si è fatto carnefice di chi, l’Italia, la rende tale. Sì, carnefice, perché a tutte queste famiglie è stata negata la sospensione delle rate del mutuo prima casa, così creando un danno economico immane alle stesse e una notevole disparità di trattamento tra i cittadini.