Immaginate di avere la possibilità, oggi, di acquistare un BTP con scadenza 2070 che renda il 3% netto; netto nel senso che il BTP in questione non solo è esente da tasse di successione, come già avviene in realtà, ma anche da qualsiasi altra tassazione su redditi da capitale e redditi diversi (cioè cedole e guadagni da differenziale di prezzo)
Immaginate ora che questo BTP sia sottoscrivibile in emissione a 100, direttamente sul mercato secondario come avviene già per i BTPItalia. Inoltre, questo BTP può essere esclusivamente acquistato da (e rivenduto a) risparmiatori privati italiani.
Lo comprereste? Lo fareste comprare ai vostri clienti se siete dei consulenti finanziari? Qualcuno sì, qualcuno no probabilmente.
Ammettiamo ora che l’acquisto di questi BTP sia forzoso e cioè: essendoci ormai da anni questi benedetti 1300-1400 miliardi in depositi a tasso zero delle famiglie italiane, lo stato ne trasformi 100 in questi BTP dalla sera alla mattina, naturalmente in proporzione alla quantità di liquidità che ognuno di noi ha sul conto – tipo, se ho 100.000 euro me ne trasformano 10.000 in BTP, se ne ho 10.000 me ne trasformano 1.000.
100 miliardi andrebbero ad aggiungersi al nostro debito pubblico, ma sarebbero interamente debito interno caricato sulle generazioni future. Per anni abbiamo detto che il nostro debito costituisce un fardello per tali generazioni, e che i nostri nonni e i nostri padri ci hanno lasciato una “brutta” eredità. E’ vero: ma in questo caso, forse l’unico, l’equilibrio intergenerazionale dovrebbe essere spostato verso la generazione attuale, visto il momento che stiamo vivendo. Ed inoltre, come qualche giorno fa sottolineato da Super Mario, non bisogna avere paura di fare più debito; il famigerato rapporto debito/PIL aumenterà comunque quest’anno.
Si noti peraltro che il BTP di cui sopra sarebbe probabilmente altamente liquido sul mercato secondario; se mi trasformano delle giacenze in conto in questo BTP, e mi servono dei soldi, potrei comunque rivenderlo sul mercato; visti i tassi che ci sono oggi e che vi saranno nei prossimi anni probabilmente anche a prezzi maggiori di 100 (almeno nell’immediato).
I soldi ricavati dall’emissione garantirebbero 3.846 euro ad ognuna delle circa 26.000.000 milioni di famiglie italiane; naturalmente le modalità di spartizione le lascio a chi di dovere. Sicuramente sarebbe corretto non distribuire indistintamente i soldi ma privilegiare chi è più in difficoltà; e d’altra parte, chi invece i soldi li ha e si vedrebbe assegnare più BTP ne ricaverebbe comunque un bel tasso cedolare da spendere oggi e soprattutto domani, quando finita la crisi si tornerà ad una nuova normalità.
Rimarrebbe ovviamente il costo annuo del 3% sui 100 miliardi, cioè 3 miliardi all’anno, che non sono comunque pochi. Tuttavia si tratterebbe di cedole staccate ad investitori italiani che, non integralmente ma in buona parte, sarebbero consumate (e allora sconterebbero l’IVA), o reinvestite dagli stessi investitori (con applicazione dell’imposta di bollo e delle altre imposte su redditi da attività finanziarie).
In definitiva, ed in termini semplici, si tratterebbe di una enorme operazione di peer-to-peer lending tra privati italiani ma garantita dallo stato.
Risolveremmo con tale operazione tutti gli attuali problemi? Certamente no. E sono sicuro che qualche zelante economista/contabile troverà sicuramente dei potenziali intoppi giuridico-costituzionali nella procedura sopra abbozzata (sono certo che gli esperti del Ministero del Tesoro potrebbero pensarla meglio).
Ma almeno, per una volta, non dovremmo andare con il cappello in mano dagli Zurück (termine proverbiale bustocco ad indicare i Crucchi)