Deve essere così non può esserci altra spiegazione. Ci consideriamo investitori cercando rendimenti da speculatori ma quando abbiamo l’occasione le nostre scelte ci descrivono inevitabilmente come dei risparmiatori.
Siamo disposti a perdere parte dei nostri risparmi a costi decisamente elevati pur di non guadagnare. Ci promettiamo di riprovarci a tempo debito, dopo aver nuovamente e faticosamente risparmio e niente, nulla da fare, la frittata è pronta per essere dolorosamente servita una seconda e forse terza volta.
Ci intestardiamo a vivere di emozioni finanziarie dimenticandoci, o forse semplicemente non sapendo, che con metodo e costante programmazione investendo si può persino guadagnare. Quasi da non crederci.
Un esempio potrebbe essere l’andamento dei mercati all’inizio dello scoppio della pandemia. Casualmente a metà febbraio del 2020 i listini viaggiavano quasi sui massimi. Semplicisticamente possiamo indicare che quotassero 100 punti. A fine marzo la caduta rovinosa ha portato a perdere circa il 30%. I nostri indici quindi quotavano 70 punti.
Da quel momento in poi nelle negoziazioni degli ordini, gli eseguiti contavano più acquisti che vendite. La paura di guadagnare era passata. Da quel momento i risparmiatori hanno passato il testimone agli investitori. Chi è rimasto investito alla fine del 2020 ha chiuso in corposo profitto. Chi ha deciso di uscire in perdita sta ancora aspettando la giornata ideale per rientrare sui mercati.
Eppure c’è chi ha fatto meglio di questi due ipotetici investitori. Anche se definire investitore una persona che esce in perdita nel periodo peggiore risulta piuttosto complesso.
A fare meglio dei primi due soggetti investitori è stato colui il quale, nel periodo più buio e profondo a cavallo della quotazione minima dei listini, (70 nel nostro caso) ha investito. Solo per tornare alla quotazione iniziale alla rovinosa caduta ha guadagnato non il 30 perso bensì il 43%.
Come sono andate le vicende da giungo dello scorso anno ad oggi è già storia.
Come lo sarà le settimana dopo la lettura di questo articolo e così via di giornata in giornata di settimana in settimana.
Abbiamo paura di guadagnare, almeno questo narrano le decisioni di molteplici investitori. Pur sapendo come comportarci evitiamo accuratamente di seguire regole che richiedono semplicemente metodo, costanza, tempo ed obiettivi.
Risulta più facile investire per un perché che non per una cedola. Per un obiettivo che non per una scadenza. Per un fine che non per un prodotto. Nel momento in cui la nostra attenzione si concentra sul prodotto perdiamo di vista gli obiettivi.
Quando pur sapendo che tutta la nostra vita è una concatenazione di cicli ed evitiamo di affrontarli in finanza, poniamo le basi per inevitabili perdite. Rinunciamo purtroppo durante e non prima dell’aver investito alla nostra crescita nell’approcciare col risparmio i mercati finanziari.
Con le nostre scelte controintuitive abbandoniamo la possibilità di evolverci definitivamente da risparmiatori al ruolo di investitori. Un po’ come nel tennis, quando manca un punto al set del match il braccino si fa corto. La paura prende il sopravvento. Si rischia di perdere sul filo del traguardo un percorso vincente. Probabilmente è vero, abbiamo paura di vincere almeno finanziariamente.
Giovanni Cedaro