Oramai le piattaforme digitali e gli strumenti tecnologici a nostra disposizione ci permettono di interagire, ascoltare, analizzare e studiare l’argomento che più ci aggrada oppure ci logora.
Nel vastissimo mondo finanziario alla voce investimenti gli italiani fanno ancora tanta fatica a trovare un modo corretto per approcciare quello che ad oggi sembra essere il problema di molteplici attori impegnati nella tournée “Liquidità tra nuovi costi e vecchie opportunità”.
Eccesso di liquidità, conoscenza finanziaria ancora approssimativa, vicissitudini e storicità che inevitabilmente portano alla memoria storie non a lieto fine, contribuiscono a ostacolare il percorso verso una corretta gestione delle disponibilità economiche degli italiani.
Ci vorrebbe un “physique du role” per andare alla ribalta. Il risparmiatore italiano sembra spaesato ed in evidente difficoltà nel gestire quella che fino a pochi mesi fa era considerata un po’ da tutti gli interpreti materia pregiata. Talmente abituato a negoziare negli anni un tasso di remunerazione in rapida diminuzione, ora si ritrova senza l’illusoria certezza del “primo non perderci” della liquidità.
Poco propenso a studiare il canovaccio prima, affronta ora il buio in sala del debutto come nuovo, consapevole e preparato attore protagonista di questa tournée.
Almeno così dovrebbe essere.
Gli addetti ai lavori dovrebbero evitare il vuoto di scena. Sarebbe fondamentale trovarsi sul velluto tirando l’applauso. Banche, bancari ed istituzioni, consulenti e promotori sono chiamati oggi nell’arduo compito, rimontando i tempi (andati) di arrivare sino alla quarta.
Arrivare sino alla quarta ma pure quinta e sesta, sino all’ultima fila, coinvolgendo l’intera platea dei potenziali clienti investitori con nuovi approcci competenze e sviluppi relazionali. Puntando su obiettivi progetti e percorsi di investimento, non proponendo semplicemente prodotti.
La liquidità inutilizzata risulta essere effettivamente un problema. Per gli istituti di credito nell’era dei tassi sotto lo zero viene iscritta a bilancio come costo puro. Arriviamo da un anno difficile, dove anche tra i più ottimisti la “fine della pandemia” appare un concetto ancora astratto.
Il cliente non può che trovarsi in difficoltà. Ragioni sanitarie, lavorative, timori per un futuro quanto mai incerto e privato di qualsivoglia ipotetica sicurezza ha spinto a tenere inoperosi i risparmi sui conti correnti. Probabilmente tanti, troppi hanno disinvestito a marzo dello scorso anno. La storia insegna che i mercati salgono negli anni e scendono in giornata.
Essi non sono altro che la sommatoria delle nostre emotività. Di scelte col timing sbagliato, di scelte di prodotto confondendo spesso tra loro i concetti di speculazione e risparmio. Abbiamo scelto, spesso ancora oggi optiamo semplicemente per il mezzo e quasi mai per il fine.
Resto liquido, non investo perché non si sa mai, una delle frasi più ricorrenti.
Che prodotto mi consigli, altra frase sempre nei pensieri e sulla bocca di molti.
Questo è il primo step che gli investitori dovranno fare: accrescere piano piano le loro competenze con l’aiuto ed il supporto della figura professionale di riferimento.
Che prodotto scegliere, dove investire, devono essere domande che seguono la prima e la più importante. La domanda su cui dovrebbero basarsi tutte le decisioni, finanziarie in questo caso: “perché investire?”.
Le scelte che ogni investitore deve porsi riguardano dunque un fine o un obiettivo. Dopo, solamente dopo, si parlerà di costi scadenza e cedola. Tenere dunque i soldi immobilizzati sul conto, se apparentemente il saldo ci sembra essere sempre il medesimo, in realtà ci porterà nel tempo a perdere potere d’acquisto.
Sfruttare i mercati nel tempo con metodo e costanza porteranno inevitabilmente a dei ritorni positivi. La scadenza ideale di un investimento? La migliore risposta che possiamo darci è: infinita. Essere investiti e attori protagonisti nei mercati, è da sempre l’unico modo per affrontare il costo della vita sempre crescente ed ottenere dei ritorni significativamente positivi dalle proprie scelte finanziarie.
Tornate indietro nel tempo e chiedetevi: se il 23 marzo 2020 avessi deciso di investire quanto avrei realizzato oggi?
Saremmo tutti compiaciuti delle nostre scelte. Focalizzarsi solamente sulla performance a doppia cifra ci farebbe commettere banalmente il più classico degli errori: credersi uno speculatore, dimenticandosi inevitabilmente del perché avevamo inizialmente deciso di investire.
Un investitore consapevole non cerca la performance, ma il rendimento costante, ottenibile nel tempo con metodo e perseveranza, operando scelte razionali e ponderate, sfruttando la volatilità dei mercati, non temendola.
Scegliete un perché, non fatevi influenzare dalla cedola o dal prodotto del momento.
Giovanni Cedaro