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Lagarde e Yellen: gli errori che affondano Deutsche Bank

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Il mercato continua ad essere nervoso sulle banche. Le scelte operative della banca centrale svizzera nell’operazione Credit Suisse, l’azzeramento di un mare di subordinate AT1, senza passare per le azioni, e la titubanza politica della Lagarde da questa parte dell’Atlantico e della yellen dall’altra parte dello stesso Oceano, stanno portando i mercati ad essere sempre più selettivi nella scelta delle banche in difficoltà da colpire con durezza.

Il fuoco delle banche covava sotto la cenere, e in qualche modo è divampato in coincidenza con la seconda audizione della Yellen al Congresso (mercoledì al Senato, ieri alla Camera): stavolta il Segretario ha detto ai deputati che il Governo “è pronto a misure addizionali sui depositi bancari, se necessario”. Parole che in sé sarebbero positive, se non fosse che sono tre giorni che Yellen manda messaggi abbastanza contradditori tra loro.

Il mercato, quindi, è piombato in uno stato di incertezza, e semmai ha preso il sottinteso della frase: c’è ancora probabilmente qualcosa che deve uscire sulle banche, e le autorità non hanno ancora una strategia ben chiara.

Dopo la campanella di chiusura, poi, il sentiment sulle banche è ulteriormente peggiorato, allorché dai dati della Fed si è capito che neppure nella settimana terminata il 22 marzo lo stress di liquidità si è attenuato. Durante quella settimana, infatti, sono stati richiesti 110.2 bn di dollari tramite la finestra di sconto della Banca Centrale (meno quindi dei 152.9bn della settimana precedente), ma tramite la nuova emergency bank lending facility i prestiti sono saliti da 11.9 bn a 53.7

Stamattina le difficoltà delle banche USA si sono trasmesse in toto su quelle europee. Già ieri le performance alla fine non erano state particolarmente brillanti. COsì oggi la situazione ha continuato a peggiorare soprattutto, dopo che si è saputo che, a causa delle difficoltà a rifinanziarli, alcune banche stanno pensando di non esercitare (come è prassi) eventuali call in scadenza sui loro AT1, il cui mercato pare ormai irrimediabilmente compromesso a causa della mossa delle autorità svizzere dello scorso fine settimana. .

Proprio Deutsche Bank, in particolare, in questo momento sta sprofondando (-13.8%, con il CDS balzato di 40bp), subito seguita da Commerz (-9.4%), Nordea (-9.6%) e SocGen (-8.15%), ovvero le banche che hanno più AT1 in circolazione.

Forse la situazione risente anche delle dichiarazioni -appunto- fiduciose sulla solidità del sistema arrivate nei giorni scorsi da vari membri BCE, che hanno dato la spiacevole sensazione di volere liquidare velocemente la crisi per rifocalizzarsi subito sull’inflazione, “tanto le banche sono solide e possono farvi fronte”.

È un punto che forse Nagel ha colto stamattina: anche se non ha rinunciato a dire che “i tassi devono andare in territorio restrittivo”, egli ha pure aggiunto che “l’Europa è pronta se qualcosa va storto”.

 

Leopoldo Gasbarro 24 marzo 2023