Banca

Le banche fanno un altro pieno di utili, parte la caccia ai dividendi

Bene anche i ricavi, grazie ai maxi tassi Bce e alle commissioni

banche © bepslabor e northlightimages tramite Canva.com

Le banche italiane si preparano a fare il bis dopo il pieno di utili del 2023. Almeno questo è quello che lascia pensare il primo semestre di quest’anno, quando i primi sei istituti di credito del Paese hanno centrato complessivamente 35 miliardi di ricavi e quasi 13 miliardi di utili.

A sostenere la buona salute dei conti si affiancano lo sviluppo del business spinto dai pesanti tassi di interesse fissati dalla Bce per le famiglie e le imprese che si indebitano e un’attenta gestione dei costi. I ricavi nel primo semestre hanno compiuto un balzo del 9% rispetto a gennaio 2023.

Il tutto abbinato a una solida patrimonializzazione. Un aspetto quest’ultimo favorito anche dalla decisione unanime nel sistema bancario di ingrassare le riserve pur di non dover versare all’erario alcuna tassa sui cosiddetti extra-profitti. Come noto, era la stessa legge a offrire il bivio.

A rendere florida la voce delle entrate  non sono i soli ricavi da tassi di interesse, che si attestano a 20,2 miliardi  (+11%), ma anche la parte commissionale (+6,5%) e gli altri proventi(+3,9%).

fonte; Fabi
fonte; Fabi

 

Il compenso complessivo della gestione delle attività finanziarie si attesta poi a 2,6 miliardi, con uno scarto positivo di 100 milioni rispetto a giugno 2023. In sintesi, le prime sei banche dello Stivale sono in gran forma e ben equipaggiate per sopportare il progressivo taglio del costo del denaro da parte dell’Eurotower.

Malgrado siano i primi tre gruppi creditizi a fare la parte del leone quando si parla di profitti semestrali, tutto lascia pensare che anche il bilancio 2024 si dovrebbe tradurre in dividendi generosi per gli azionisti.

Fonte: Fabi
Fonte: Fabi

Gli utili potrebbero sfiorare i 45-50 miliardi di utili lordi, 5-10 miliardi in più rispetto ai 40,6 miliardi di profitti messi insieme nel 2023, rileva uno studio della Fabi.

Il tutto malgrado il maxi-aumento di stipendio strappato a novembre dello scorso anno dai sindacati, guidati proprio dalla sigla del segretario generale Lando Maria Sileoni. La Fabi è anche la prima sigla per numero di iscritti nel settore del credito.

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Naturalmente a meno di imprevisti da qui a fine anno sia dal punto di vista delle crisi geo-politiche in atto sia se, come sembra, è sventato il rischio di una recessione negli Stati Uniti dopo che la Fed si è ridestata dal torpore e ha annunciato che a settembre procederà con il taglio dei tassi al simposio dei banchieri centrali da poco conclusosi a Jackson Hole.

 

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