L’Internet of Things rappresenta il petrolio della data economy, capace di colmare il divario tra mondo fisico e mondo digitale, cambiando i modelli di business delle banche e dei servizi finanziari e generando grandi opportunità. L’enorme massa di dati prodotti potranno essere, infatti, incrociati e valorizzati in modo tale da produrre profili della clientela sempre più dettagliati.
Cos’è l’Internet of Things (IoT)?
L’Internet of Things (anche detto “Internet delle cose” o, in breve, “IoT”) è un ecosistema di tecnologie costituite da tutti quegli oggetti costantemente connessi online, che utilizzando internet sono in grado di trasmettere informazioni, e dunque dati di varia natura, sia inviandoli che ricevendoli, integrandoli al mondo “fisico” tramite qualunque tipo di dispositivo.
Grazie alla possibilità di accedere a queste informazioni, gli oggetti hanno effettivamente la possibilità di diventare più “intelligenti”, modificando il loro comportamento in funzione dei dati. Si parla di dati di ogni tipo: dal battito cardiaco registrato dai wearable, ai chilometri registrati dai navigatori satellitari che vengono trasmessi, immagazzinati ed analizzati per tracciare in maniera sempre più dettagliata ogni abitudine dei consumatori.
Come funziona e ambiti di utilizzo
Un oggetto diventa “intelligente” quando è dotato di un tag RFID, ovvero un chip che, grazie a una piccola antenna e a un po’ di memoria costruita nel silicio, viene letto da un dispositivo (fisso o mobile) mentre le informazioni gestite vengono elaborate da un software (middleware) che può essere integrato a qualsiasi sistema gestionale.
Attraverso questi chip e sensori inseriti al loro interno, gli oggetti sono in grado di interagire tra loro e con la realtà circostante. Così il mondo fisico può essere (quasi) interamente digitalizzato, monitorato e in molti casi virtualizzato. Banalizzando, grazie all’IoT la nostra auto si guiderà da sola, potremo tenere sotto controllo la salute attraverso gli smartwatch allacciati al polso e saremo avvisati quando si libera un parcheggio, oppure saremo guidati dalla nostra auto al distributore di benzina (aperto) più vicino.
Oggetti dell’Internet of Things che utilizziamo tutti i giorni, e che in molti neanche sappiamo appartenere all’IoT sono gli smartwatch, occhiali interattivi, bracciali, telecamere di sorveglianza, termostati delle caldaie, elettrodomestici come frigoriferi, forni, lavatrici, auto con la “scatola nera”. Nell’immagine sotto i settori più importanti dell’IoT:
Valore di mercato dell’Internet of Things in Italia
Il mercato italiano dell’Internet of Things ha tenuto nonostante la pandemia. Il giro d’affari dell’IoT nel 2020 è stato pari a 6 miliardi di euro, con una flessione, più che mai accettabile, del 3% a causa del Covid 19 a fronte di un incremento del +24% nel 2019 e del +35% nel 2018.
E’ quanto emerge dagli ultimi dati messi a disposizione dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano nella ricerca ““L’Internet of Things alla prova dei fatti: il valore c’è, e si vede!” pubblicata ad aprile 2021. La spesa si divide equamente fra le applicazioni che sfruttano la “tradizionale” connettività cellulare (3 miliardi, -6%) e quelle che utilizzano altre tecnologie di comunicazione (3 miliardi, stabili rispetto al 2019). Sono 93 milioni le connessioni IoT attive in Italia, di cui 34 milioni di connessioni cellulari (+10%) e 59 milioni abilitate da altre tecnologie (+15%).
Non solo: una spinta positiva al mercato arriva dalla diffusione delle reti Low Power Wide Area (LPWA) ovvero tecnologie radio che abilitano l’Internet of Things in contesti in cui è sufficiente una bassa potenza e sono caratterizzate da bassa velocità, scambio di poche decine o centinaia di bit vi e durata delle batterie anche maggiori di 10 anni.
Viene così riempito il vuoto esistente tra le tecnologie di comunicazione cellulare a lungo raggio (3G e 4G LTE) e quelle wireless a breve e brevissima distanza (Bluetooth, Wi-Fi e, in alcuni casi, NFC). Le LPWA infatti fanno registrare in Italia numeri importanti, in forte crescita rispetto ai dodici mesi precedenti raggiungendo per la prima volta un milione di connessioni (+100%) dalla componente dei servizi collegati agli oggetti connessi, con un valore di 2,4 miliardi di euro e una crescita del 4%.
“Il 2020 è stato un anno importante per l’Internet of Things in Italia – afferma Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things – la crescita della cultura digitale delle imprese ha favorito lo sviluppo di una maggiore consapevolezza dei costi e dei benefici abilitati dalle tecnologie IoT per cittadini, aziende e PA, sia in termini economici che ambientali e di riduzione del rischio. Questi benefici evidenziano come l’IoT possa avere un ruolo chiave nella trasformazione digitale del paese”.
Secondo McKinsey Global Institute report, The Internet of Things: Mapping the value beyond the hype, se i governi e le imprese riusciranno a cogliere il valore della IoT, collegando il mondo fisico e digitale attraverso una sensoristica avanzata e nuove piattaforme integrate, entro il 2025 si potrebbe arrivare a generare un valore economico pari a 11 trilioni di dollari l’anno.
Internet of things e Fintech
L’IoT è un fenomeno che ha contribuito ad apportare significativi cambiamenti nell’ambito dei più svariati settori dell’economia, in maniera particolare, nell’ambito dei servizi finanziari, creando una stretta connessione tra Internet of Things e FinTech. I dati sono ovunque e l’iper-connettività fornirà agli istituti finanziari la possibilità di utilizzarli. A fornire, registrare e comunicare questi dati non saranno solo i computer e i dispositivi intelligenti, ma tutti gli oggetti: dalle automobili alle macchine per il caffè.
Le potenzialità dell’IoT anche in un settore che come la finanza, fino ad oggi, ha sfruttato i dati più per servizi intangibili (la gestione del rischio, la prevenzione delle frodi, ecc.) sono numerose.
La customer experience, attraverso la personalizzazione di beni e servizi, è resa possibile anche grazie all’utilizzo dei cosiddetti Big Data. I dati raccolti potrebbero essere utilizzati, infatti, a scopi di profilatura della clientela, monitoraggio del gradimento del prodotto da parte dei clienti, valutazione del merito creditizio, campagne di marketing, sviluppo dei prodotti, test di adeguatezza / appropriatezza, test sui bisogni e esigenze dei clienti, definizione del pricing dei prodotti, sviluppo dei controlli a fini antiriciclaggio, supporto nella valutazione dei processi distributivi.
Sempre in tema di miglioramento del servizio clienti possiamo citare l’esempio di alcune banche che hanno installato beacon (tecnologia basata sul Bluetooth che consente ai dispositivi di trasmettere e ricevere piccoli messaggi entro brevi distanze) per individuare le persone che passano vicino alla sede e proporre loro un appuntamento in ufficio. Questa particolare strategia include un messaggio di saluto personalizzato, offerte di prodotti basati sulle precedenti attività del cliente e sondaggi specifici basati sulle abitudini del cliente.
Generare possibili risparmi di gestione, poiché l’analisi dei dati può consentire alle banche di adeguare il proprio business alle proprie esigenze e all’effettivo utilizzo di alcune risorse. Ad esempio, sulla base di dati raccolti dai bancomat, è possibile comprendere quali aree necessitano di più bancomat e modificare di conseguenza la loro ubicazione o il numero di filiali aperte in una specifica area.
I wearable device delle persone e le app associate sono capaci di trasmettere a banche ed assicurazioni informazioni utili per definire abitudini e stato di salute di una persona che, a seguito di un comportamento virtuoso, potrebbe trarne beneficio con una rata del mutuo o di un finanziamento bancario più basso per via della minore incidenza del costo della polizza vita (spesso richiesta dalle banche come garanzia aggiuntiva al momento della stipula di un finanziamento).
Insieme ai Big data, i sensori e le reti comunicanti che compongono l’IoT, permetteranno agli assicuratori di anticipare i rischi e le richieste dei clienti con maggiore precisione rispetto al passato. I benefici comprendono non solo prezzi personalizzati per target di clienti, ma un nuovo modello di valore da reattivo a preventivo.
L’IoT può quindi essere l’elemento di data monetization nella proposta di servizi finanziari, anche di tipo tradizionale. Pensiamo per esempio ai sensori e ai dispositivi presenti in una smart home: l’insieme di questi dati fornisce preziose informazioni sulle condizioni di un’abitazione che possono essere decisamente utili durante il processo di valutazione di una ipoteca.
Un altro esempio ci viene fornito da alcune banche in America le quali, attraverso l’analisi di dati forniti da sensori e i sistemi di riconoscimento biometrici, possono capire meglio qual è la Credit History di un individuo, importante in quanto dimostra quanto qualcuno è in grado di pagare tutti i debiti in modo puntuale. Solitamente è usata dalle banche e dalle società creditizie nel momento in cui devono concedere dei prestiti e vogliono conoscere l’affidabilità e la capacità di risarcire i debiti da parte del richiedente.
Anche in ambito della normativa antiriciclaggio, in particolare alle modalità di adempimento dell’adeguata verifica, in quanto si è assistito a una accelerazione nell’utilizzo di tecnologie innovative che attingono anche al mondo dell’IoT. Le banche e gli intermediari finanziari sono obbligati agli adempimenti previsti dalla normativa antiriciclaggio effettuando la c.d. adeguata verifica della clientela. L’onerosità aumenta nel caso in cui l’operazione debba essere effetuata a distanza.
Grazie alla diffusione di tecnologie sempre più avanzate, si è ampliato per gli intermediari il novero di tecniche per esperire l’adeguata verifica, come evidenziato nello studio svolto in materia dalle tre Autorità di vigilanza di settore (i.e. European Banking Authority – EBA, European Securities and Markets Authority – ESMA, European Insurance and Occupational Pensions Authority – EIOPA, congiuntamente “ESAs”), gli intermediari creditizi e finanziari utilizzano oggi tecniche che includono il riconoscimento facciale e la rilevazione di parametri biometrici, rendendo possibile lo svolgimento della verifica a distanza in tempi brevi.
Conclusioni
II ruolo chiave dell’IoT nella trasformazione digitale è testimoniato, oltre che da un mercato complessivamente in salute anche nell’anno della pandemia, dai numerosi benefici che può generare per consumatori, aziende e PA, in termini economici, ambientali e di riduzione del rischio. Il consumatore che acquista prodotti connessi può sempre più gestirne le funzionalità da remoto e accedere a nuovi servizi, come il monitoraggio in tempo reale del proprio stato di salute, la riduzione dei consumi energetici della propria abitazione, la possibilità di sottoscrivere polizze assicurative per la casa che variano il premio in base al suo livello di smartness.
Ma il vero asset di chi eroga servizi finanziari non consiste tanto nella quantità di dati memorizzati dall’Internet of Things, quanto piuttosto nella capacità di convertire i dati generati da questi sensori in monetizzazione, del loro utilizzo nello sviluppo di nuovi servizi finanziari personalizzati o dal miglioramento di quelli esistenti. Meglio ancora se con una vista privilegiata sulla user experience del cliente.
Deborah Ullasci