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Mps pianta i paletti: Generali non è cruciale nel terzo polo con Mediobanca

Il contributo del Leone agli utili scenderebbe al 16%. A giugno via all’Offerta pubblica

Mps-Mediobanca
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Monte Paschi ha deciso di scalare Mediobanca, con la clamorosa offerta pubblica da 13,3 miliardi, per creare il terzo polo bancario italiano alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Si tratta di un progetto di natura industriale dove Generali “non è cruciale”, ha assicurato l’amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio, intervenendo alla European Financial Services Conference organizzata da Morgan Stanley.

Giova ricordare che Mediobanca è il primo azionista del Leone con il 13%; il governo, malgrado i collocamenti portati a termine, resta inoltre il primo socio dell’istituto senese. Il Tesoro di Giancarlo Giorgetti aveva inizialmente progettato di realizzare il terzo polo bancario, unendo le forze di Rocca Salimbeni con quelle del Banco Bpm di Giuseppe Castagna, che nel frattempo stava acquistando i fondi di Anima.

L’amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel ha tuttavia rotto i piani dell’esecutivo lanciandosi alla conquista di Piazza Meda. Il risultato è un intricato gioco dell’Opa che sta per ridisegnare il mercato bancario nazionale, coinvolgendo anche il sistema Unipol-Bper e Popolare di Sondrio.

Si tratta di un terremoto finanziario di portata mai vista che, almeno per il momento, l’amministratore delegato Carlo Messina scegliere per Intesa Sanpaolo un ruolo di attento di spettatore.

Lovaglio ha però ora chiarito un elemento politico cardine: Generali non è fondamentale per il potenziale dell’aggregazione tra Mps e Mediobanca. Ad oggi Trieste contribuisce per circa il 40% agli utili di Piazzetta Cuccia ma, ha spiegato il banchiere, tale quota calerebbe al 16% se l’offerta avrà successo e si creerà il terzo polo bancario nazionale.

Molto c’è ancora da capire a livello operativo. A partire dal fatto se Siena continuerà a fare bancassurance con la francese Axa come partner o se invece cambierà il “fornitore” delle polizze che vende allo sportello. La sostanza del discorso di Lovaglio è tuttavia che la nuova Piazzetta Cuccia unita a Siena sarà molto meno dipendente dai conti del Leone e dai dividendi che questo distribuisce.

Si tratta di una risposta diretta all’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel, secondo cui invece la scalata di Mps distrugge il valore e l’identità della merchant bank fondata da Enrico Cuccia come un inviolabile tempio della finanza nazionale.

Proprio Generali è oggetto delle attenzioni del Parlamento, preoccupato che l’accordo siglato con i francesi di Natixis sul mondo dei fondi finisca con il portare all’estero il risparmio degli italiani. A partire dalle decine di miliardi di Btp che tiene nei forzieri Generali, con l’esito di ridurre la capacità di risposta del Paese davanti a un eventuale attacco speculativo sul debito sovrano.

leggi anche: Generali promette oltre 7 miliardi di dividendi ai soci, ecco il piano.

In sostanza il governo è pronto a utilizzare il golden power. Il destino di Generali è quindi da scrivere. Da un lato sono schierati l’amministratore delegato Philippe Donnet che cerca la conferma al vertice lotta appoggiato da Mediobanca per lo status quo, dall’altro i grandi soci dissenzienti,

Si tratta dell’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la holding di EssilorLuxottica guidata da Francesco Milleri. Gli stessi che hanno anche blindato Monte Paschi e che sono azionisti del Banco Bpm insieme ai francesi del Credit Agricole.

Tornando all’offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca, Siena pensa di ottenere tutti i via libera necessari dalle Authority entro giugno. A quel punto il gioco dell’Opa si farà duro. Lovaglio lo sa benissimo e ha già detto di non escludere “un’ulteriore ondata di consolidamento” nel panorama del credito italiano da qui a due anni. Più chiaro di così.

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