L’unica vera notizia riguardo la faccenda del Monte dei Paschi di Siena è che per adesso non ci sono notizie. E scusate il gioco di parole, il fatto che non ci siano notizie non è una buona notizia. Ma andiamo con ordine. Sembra quasi si sia arrivati ad una nuova redde rationem nella gestione delle criticità, che poi sono sempre le stesse, del sistema bancario italiano.
Prima di tornare a parlare della banca di Siena occupiamoci degli altri due istituti che da qualche anno sono nell’occhio del ciclone: Carige e Popolare di Bari. Proprio ieri è stata diffusa la notizia di come l’istituto ligure sarà costretto a rimborsare circa 33 milioni di costi indebitamente fatti pagare alla clientela.
Aldilà dell’importo che finirà per pesare sul bilancio dell’istituto, quello che fa riflettere è la mancanza di attenzione e correttezza nei confronti di tanti clienti che hanno continuato a dar fiducia alla banca nonostante tutte le pessime notizie degli ultimi anni.
Questo, a nostro avviso, rischia di essere peggiore, dal punto di vista degli impatti di relazione e quindi di permanenza dei clienti all’interno della banca stessa, rispetto alle stesse notizie negative che hanno riempito le cronache dei giornali relativamente a Carige.
L’altra notizia, che vi abbiamo anticipato ampiamente la scorsa settimana, riguarda la stabilità economica della Popolare di Bari il cui rapporto costo utile al 150%, testimonianza di una forte labilità economica, ha acceso i riflettori delle commissioni di inchiesta di Banca d’Italia.
E in qualche modo la vicenda della popolare di Bari inserita nel contesto nel medio credito centrale ci riporta al punto di partenza, al Monte dei Paschi di Siena. Ormai è chiaro che non ci sarà spazio per nessun tipo di acquisizione o fusione, o incorporamento.
Del resto, e lo abbiamo scritto più volte, appariva abbastanza chiaro fin dall’inizio che, vista la situazione degli NPL della banca toscana difficilmente, e non l’ha fatto neanche Unicredit, qualcuno si sarebbe fatto carico di accollarsi un rischio di impresa così grande.
Cosa succederà?
Di fatto ve lo abbiamo già detto nelle primissime righe di questo articolo: nulla. O quasi. In realtà anche se non si dovesse far nulla sarà indispensabile un nuovo aumento di capitale da almeno tre miliardi entro la fine dell’anno. Senza questo esborso, che alla lunga potrebbe risultare inutile come tutti gli altri, il Monte dei Paschi finirebbe nel tritacarne del Bail-In.
Questo non sarebbe accettabile e siamo certi che in questa fase nessuno ci stia minimamente pensando. Tuttavia la domanda più lecita da farsi è: chi sosterrà questa spesa? Il tesoro detenendo il 64% delle quote può intervenire con una percentuale analoga con un aumento di capitale, e il resto dell’esborso?
Qualcuno pensa addirittura ad una soluzione simile a quella del 2015 con gli interventi congiunti di tutti gli altri istituti bancari del paese. Tuttavia da fonti che riteniamo estremamente affidabili abbiamo saputo che non ci sarebbe assolutamente la volontà per altri interventi a fondo perduto.
Staremo a vedere. Sta di fatto che la situazione del Monte dei Paschi, di Carige e Popolare di Bari, è ancora molto complessa. Alle difficoltà di questi tre istituti vanno sommate anche quelle delle oltre 60 e più piccole banche di cui aveva parlato in una sua relazione l’estate scorsa Visco (governatore Banca d’Italia). Tutto questo potrebbe portare alla ricerca di una soluzione di “sistema” che provi a sanare quello che finora non è mai stato sanato davvero e che continua ripetutamente a preoccupare istituzioni, bancari e naturalmente correntisti e risparmiatori.
Chiudendo le “non notizie” sul Monte dei Paschi di Siena, la vera sensazione è che per la banca più antica al mondo si sia più vicini a quella frammentazione di attività che la porterebbe a perdere, come chiesto anche dalla BCE, quell’identità e quel marchio che la caratterizzano dal 1472.
Leopoldo Gasbarro, 13/11/2021