Per le donne più difficile ottenere un prestito in banca

Agli uomini il doppio dei finanziamenti e il credit gender gap vale 70 miliardi

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Sarà perché le donne in media hanno un reddito più basso o un tasso di occupazione inferiore soprattutto in alcune fasce di età, ma l’accesso al credito in Italia resta ancora un fatto da uomini. Per una distanza, a tutto svantaggio della quota rosa, di quasi 70 miliardi in termini di erogato lo scorso anno.

In particolare, nel 2023 lo stock dei finanziamenti alle famiglie concesso dalle banche del nostro Paese superava quota 474 miliardi, dei quali 164 sono stati concessi agli uomini e 95 miliardi alle donne, mentre i restanti 216 miliardi si riferiscono a prestiti cointestati.

In particolare, il finanziamenti riconosciuti dalle banche ai clienti che portano la cravatta rappresentava il 34% del totale, contro il 20% dato a chi invece indossa orecchini e scarpe col tacco; il resto sono i finanziamenti contestati. A fare i conti è uno studio della Fabi, il principale sindacato dei bancari, che stima in quasi 70 miliardi il credit gender gap.

Questa volta non è solo il Mezzogiorno a fare la figuraccia. Il divario risulta infatti omogeneo, in tutte le aree geografiche del Paese. I problemi peraltro sono gli stessi dovunque:  le donne hanno meno di frequente un lavoro stabile, possono contare su stipendi o pensioni meno consistenti rispetto agli uomini e hanno disponibilità patrimoniali più modeste.

Fonte: Fabi

Abbastanza di frequente l’altra metà del cielo fatica quindi a soddisfare le garanzie richieste dalle banche. A questo, prosegue lo studio, si associa poi una forse naturale minore inclinazione al rischio, cioè a contrarre un debito ben sapendo che dovrà essere rimborsato.

A livello geografico, le regioni peggiori sono Campania (maglia nera con il 16%), Puglia, Veneto, Sicilia, Basilicata, Lombardia, Piemonte e Calabria, dove il credito concesso alla clientela in rosa non supera la media nazionale che si attesta al 20%. Le tre migliori, invece, sono Valle d’Aosta, Sardegna e Lazio dove i finanziamenti bancari per le donne arrivano a rappresentare anche un quarto del totale.

Permangono, comunque, differenze marcate anche all’interno delle singole aree geografiche. In particolare al Nord, l’indice più alto della disparità di genere è detenuto dal Veneto, con solo il 18% dei prestiti riconosciuto alle donne – pari a 7,7 miliardi – contro il 35% ottenuto dalla clientela maschile. Maglia nera al Centro è invece L’Umbria con il 36% dei finanziamenti agli uomini e il 21% all’altra metà del cielo.

Fonte: Fabi

“È un dato di fatto che la parità di genere passi anche per l’accesso al credito. Se questo funge ancora da leva per soddisfare aspirazioni e progetti delle famiglie italiane, la disuguaglianza finanziaria corre il rischio di differenziarne la realizzazione”, rileva il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Insomma, è ora di darsi da fare anziché perdersi negli slogan senza significato che spesso fioriscono sulle labbra delle talebane del femminismo mentre sfilano in piazza.  Le banche “potrebbero fare la loro parte aumentando i prestiti dedicati a tasso agevolato”, affonda il colpo Sileoni che è noto nel mondo sindacale per il suo parlare chiaro.

Per approfondire leggi anche: Euribor manipolato, ecco come farsi rimborsare le rate del mutuo.

Infine due proposte pratiche con cui il leader della Fabi chiama al tavolo il governo che – ricordiamo- per la prima volta nella storia del nostro Paese è guidato proprio da una donna: Giorgia Meloni. Prima ipotesi di lavoro: valutare forme di garanzia pubblica specifica per le donne, non solo quelle imprenditrici. Seconda misura: studiare incentivi fiscali, come concedere la possibilità di detrarre delle tasse una maggior quota di interessi passivi.

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