Perchè le PMI devono investire nelle Fintech

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L’innovazione tecnologica è diventata il motore del progresso. In questa rivoluzione digitale, non dobbiamo quindi più stupirci dei suoi innumerevoli campi di applicazione, soprattutto nei servizi finanziari.

Propulsore di questa rapida e ripida crescita è stata la pandemia, che ha portato alla luce l’utilità (oltre che la necessità) per il settore bancario di passare dalle modalità “fisiche” a quelle digitali.

Un tema che diventa sempre più al centro dell’attenzione, di cui l’Economist ha voluto esprimerne l’importanza scrivendo:Nel Fintech sta succedendo qualcosa di sorprendente: si stanno riversando molti più soldi del solito. Nel solo secondo trimestre dell’anno il Fintech ha attratto 34 miliardi di dollari in finanziamenti di capitale di rischio, un record. Un dollaro su cinque investiti dal capitale di rischio quest’anno è andato nel Fintech”.

Nel mondo oggi ci sono non meno di 2.541 startup, capaci di raccogliere fondi per un totale di 55,2 miliardi di dollari, con 22 milioni di dollari in media e punte oltre il miliardo.

E in Italia come siamo messi?

 

Qual è lo stato dell’arte delle Fintech in Italia?

I dati del report di Cetif fintech lighthouse 2021, raccolti nel primo semestre del 2021, rivelano che in Italia il numero di Fintech si attestano a 444 (un numero basso se pensiamo che in Inghilterra se ne contano 1.373), Il fatturato totale di tutte le FinTech continua a espandersi, nonostante la crescita registrata tra il 2019-20 sia stata meno significativa rispetto a quella registrata nel 2020-21 attestandosi a 762 milioni di euro.

L’età media dei fondatori delle Fintech, secondo le ricerche Cetif, si attesta a 45 anni, di 11 anni inferiore rispetto all’età media degli imprenditori in settori più secolarizzati.

Un dato che deve far riflettere è legato al genere degli amministratori e founder: solo l’11% è donna, un dato estremamente negativo considerando che la media italiana è del 22% (percentuale comunque spaventosamente bassa). Che secondo Cetif porta a tre sotto-problemi: Il primo riguarda il numero ridotto di dipendenti donne all’interno delle società FinTech; in secondo luogo, poche donne dirigono o hanno costituito società operanti nel settore FinTech. L’ultimo problema, invece, riguarda il fatto che l’utilizzo dei prodotti e servizi FinTech sia principalmente impiegato dagli uomini.

 

I servizi Fintech più utilizzati tra i consumatori in Italia ci sono i pagamenti digitali ovvero acquisto e pagamento di beni e servizi tramite cellulare; Chatbot che aiutano a dare comunicazioni, e risolvere problematiche più comuni, in automatico a tutte le ore dalla propria banca; app per la gestione delle spese personali o familiari, i servizi per trasferimenti istantanei di denaro tra privati ed i prelievi di denaro senza carta via Smartphone.

Durante questi ultimi 18 mesi in cui la distanza ha caratterizzato le interazioni, i servizi ad aver registrato la maggiore crescita risultano essere i servizi di identità e firma digitale (rispettivamente +33% e +21%), robo-advisor (+35%) e servizi di telemedicina inclusi nella polizza assicurativa (+41%).

Crescita che auspicabilmente non si fermerà in quanto rappresentano una reale opportunità per rendere più efficiente e più forte il sistema finanziario. Soprattutto in riferimento ai pagamenti digitali che nel primo semestre 2021 hanno registrato 145,6 milioni di transato (dati osservatorio del politecnico di Milano) ma considerando che in Italia quasi il 70% delle transazioni sono ancora regolate in contanti.

 

Quanto cresce la liquidità delle PMI italiane grazie alle fintech

In Italia la crescita delle Fintech non corre ancora veloce come nel resto d’Europa escluso un segmento, i prestiti digitali alle piccole e medie imprese, struttura portante del sistema produttivo nazionale, andando ad impiegare oltre l’80% della forza lavoro italiana.

Nei primi sei mesi del 2021 si sono registrati oltre 1.606 milioni di euro di finanziamenti alle imprese (tre volte rispetto al primo semestre gennaio-giugno 2020) registrando anche un aumento nel numero di aziende finanziate, che passano da 1755 nei primi sei mesi del 2020 a 4.295 nel 2021.

Sono questi i dati elaborati dall’associazione ItaliaFintech che rappresenta il variegato mondo di società fintech e banche digitali operanti nel settore retail, dei pagamenti, del crowdfunding. I dati in questione si riferiscono solo alle fintech dedicate al credito alle imprese (tra le altre, Credimi, Banca Progetto, BorsadelCredito, Epic Sim, AideXa, October, Prestiamoci, Younited Credit, Fifty, Workinvoice, MDI).

Dati che sottolineano quanto, anche in Italia, il mercato Fintech stia crescendo e si stia evolvendo trasformandosi in uno strumento fondamentale per la ripresa delle aziende e dell’economia.

Ed è anche con questo scopo che nasce una nuova realtà, ancora più innovativa del credito digitale, per il finanziamento delle piccole e medie imprese.

 

La rivoluzione dirompente del credito digitale alle imprese: Azimut Marketplace

Avete presente quando per acquistare diversi prodotti dovevamo andare al supermercato, poi dal ferramenta, poi nei negozi di elettronica, in libreria, in cartoleria (insomma nei vari e dislocati negozi specifici) e poi un bel giorno è arrivato Amazon che tramite un unico sito (piattaforma) ci ha dato la possibilità di acquistare diversi prodotti, spesso più economici, con semplicità e direttamente a casa nostra?

Ecco, ora è stato creato anche per i servizi finanziari delle piccole e medie imprese italiane.

Questa settimana è stata infatti annunciata la nascita di Azimut Marketplace, la nuova realtà fintech nata dalla collaborazione tra Azimut, operatore indipendente nel risparmio gestito in Europa, e Step, operatore internazionale nel campo dei servizi digitali alle imprese.

A questa piattaforma le PMI possono accedere ai vari servizi di società terze da un’unica piattaforma debitamente autorizzate, che vanno a soddisfare una gamma di esigenze di cui possono necessitare le imprese tra cui:

“acquistare” il servizio di aggregazione di conti italiani e stranieri, integrazione con la fatturazione elettronica e digital e soluzioni di finanza agevolata di CRIF;

operazioni di finanza straordinaria (minibond ed equity) per supportare i progetti di crescita, strutturate da Azimut Direct, la fintech del Gruppo Azimut dedicata all’economia reale;

Instant lending di October che permette alle aziende di richiedere un prestito in pochi secondi con un processo completamente digitale;

Anticipo fatture di Workinvoice che permette alle aziende vendere e di ricevere fino al 90% dell’importo delle proprie fatture in 48 ore in anticipo rispetto a quando sarebbero state pagate dai fornitori,

Accettazione di pagamenti digitali di Satispay, realtà consolidata del panorama fintech italiano con oltre 2 milioni di clienti privati e 165 mila esercenti convenzionati;

Soluzioni di gestione dei flussi di cassa a livello internazionale offerte da Ebury, una delle principali società fintech leader a livello europeo e attiva in 23 Paesi nel mondo, specializzata in pagamenti ed incassi in oltre 130 valute e nella gestione del relativo rischio di cambio, attraverso servizi completamente digitali e senza commissioni di trasferimento;

servizi di valore aggiunto per l’impresa offerti da Amazon, la più grande big tech al mondo.

Questa gamma di servizi verrà ulteriormente arricchita aggiungendosi anche Opyn (ex Borsadelcredito.It), Mamacrowd e soluzioni assicurative con cui le PMI risultano ancora sotto protette.

Paolo Martini, Amministratore delegato e Direttore Generale di Azimut Holding spiega come negli ultimi dieci anni le banche italiane hanno perso 212mila posti di lavoro e chiuso filiali tanto che sono quasi 3mila i comuni che non hanno più nemmeno uno sportello bancario. A risentirne sono anche le PMI per i quali la qualità del servizio offerto e la personalizzazione si rivelano scarse.

L’idea nasce per risolvere due problemi : il primo riguarda le crescenti difficoltà per le aziende di accedere a servizi finanziari adeguati e l’altra riguarda l’aumento sul mercato dell’offerta fintech di soluzioni verticali molto efficaci che però mancano di un unico punto di accesso dove gli imprenditori possano trovare la soluzione di cui necessitano.

 

Conclusioni

Provate ad immaginare quali potranno essere i benefici economico-sociali, in questo delicato momento storico, di far ripartire le piccole e medie imprese italiane che costituiscono ben l’80% circa delle imprese italiane. Sì, sbloccherebbero e farebbero ripartire l’economia portando vantaggi e benessere su larga scala potendone beneficiare sia gli imprenditori ma anche l’intera società grazie all’avvio di un circolo virtuoso per tutti noi.

Della rilevanza ed urgenza dello sviluppo delle Fintech è chiaro ormai anche alle istituzioni, dimostrato dalle iniziative incentivanti l’innovazione e la digitalizzazione.

Come l’approvazione della PSD2 per la condivisione dei dati, la realizzazione da parte della Banca d’Italia di Milano Hub, il nuovo centro di innovazione per sostenere l’evoluzione digitale del mercato finanziario italiano e favorire l’attrazione di talenti e investimenti, favorire un utilizzo sicuro per garantire la stabilità finanziaria ed evitare l’adozione di soluzioni azzardate e potenzialmente pericolose.

La costituzione di un apposito “Comitato FinTech” insediato presso la segreteria del Ministero delle Finanze ed a cui partecipano il MISE nonché le Autorità di controllo direttamente interessate (Banca d’Italia, Consob e IVASS) e rappresentanti dell’AGCM, del Garante privacy, di AgID e dell’Agenzia delle Entrate.

Ed infine Banca d’Italia, Consob e IVASS che lanciano il programma della Sandbox, un ambiente controllato dove intermediari vigilati e operatori del settore FinTech possono testare, per un periodo di tempo limitato, prodotti e servizi tecnologicamente innovativi nel settore bancario, finanziario e assicurativo

Ma di quale sia lo scopo, l’importanza e la novità di avere finalmente anche in Italia una Sandbox ne parleremo un’altra volta.

 

Deborah Ullasci

 

 

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