Visco ammonisce sulla situazione di una parte consistente di piccole banche italiane. Torna lo spettro del Bail-In? Che rischi ci sono per i correntisti ed i risparmiatori?
Che il Mondo Bancario stesse subendo delle violentissime trasformazioni questo non lascia spazio ad alcun dubbio, ma che queste trasformazioni rischiassero di impattare in maniera estremamente violenta anche su cittadini e risparmiatori questo non tutti lo danno per scontato ed acquisito.
Il Bail-In rischia di diventare lo spettro con cui confrontarsi nei prossimi mesi? Staremo a vedere, sta di fatto che i moniti, ripetutamente lanciati dal Governatore della Banca D’Italia Ignazio Visco, non possono e non devono essere presi sotto gamba, se non altro per l’autorevolezza istituzionale di chi ne parla.
“In questo panorama rimane tuttavia non trascurabile il numero di piccoli intermediari che faticano ad adattarsi al mutamento del contesto esterno. I problemi sono concentrati prevalentemente – anche se non esclusivamente – tra gli istituti con modelli di attività tipici della banca commerciale tradizionale. Non è da escludere che nel prossimo futuro si verifichino casi di crisi. Gli effetti della recessione, infatti, si aggiungono a difficoltà strutturali derivanti da modelli di attività non sostenibili e da carenze nel governo societario che abbiamo più volte invitato, spesso non adeguatamente ascoltati, a superare”.
Quello sopra riportato in grassetto è un piccolo stralcio della relazione presentata dal Governatore della Banca D’Italia Ignazio Visco il 6 luglio scorso in occasione del suo incontro con i vertici dell’ABI, l’associazione bancaria italiana. Visco parla chiaramente di casi di crisi, di possibili situazioni di forte difficoltà di alcuni istituti di credito che, addirittura – sono queste le parole che usa il governatore- pur sollecitate ad intervenire più volte proprio dagli organi di controllo “non li hanno ascoltati adeguatamente”.
E Visco non è neanche la prima volta che ne parla. Infatti proprio all’inizio del 2021 si era espresso in termini analoghi dicendo che:
“Le banche piccole e di media dimensione potrebbero essere quelle che soffriranno in misura maggiore le conseguenze economiche della pandemia”.
Insomma, l’allarme era stato già lanciato dal Governatore e l’accento posto sullo stesso identico novero di piccoli istituti di cui Visco ha di nuovo sottolineato le difficoltà qualche giorno fa. Prima di entrare ancora di più nel merito cercando di capire cosa stia accadendo, credo sia doveroso fare una premessa: in Italia, in Europa più in generale, è ancora in vigore la direttiva BRRD, meglio nota come legge sul Bail-In, direttiva che impone, in caso di fallimento di un istituto di credito, il coinvolgimento in solido di correntisti, obbligazionisti ed azionisti. Per questo, alla luce di ciò che dice Visco, ognuno di noi dovrebbe fare le debite considerazioni rispetto ai livelli di solidità degli istituti di credito cui abbiamo affidato i nostri risparmi.
“Alla fine del 2020 – sottolinea ancora Visco nella sua relazione- i costi operativi delle quasi 60 banche commerciali meno significative assorbivano in media circa tre quarti dei ricavi. In non pochi casi il rapporto tra costi e ricavi (cost-income ratio) era tale da lasciare solo una piccola parte dei proventi ordinari per la copertura del rischio di credito, gli investimenti innovativi, la remunerazione del capitale, il rafforzamento patrimoniale.
Come abbiamo detto in più occasioni, è necessario che le banche in cui il cost-income ratio è troppo elevato decidano e attuino prontamente un piano di recupero dell’efficienza. Lo scorso novembre abbiamo chiesto alla maggior parte delle banche meno significative, tra cui tutte quelle più problematiche, di condurre un esercizio di autovalutazione delle prospettive di sviluppo. Per alcuni intermediari ciò ha permesso di evidenziare condizioni, anche gravi, di fragilità, cui non sempre ha tuttavia fatto riscontro una piena consapevolezza da parte dei vertici aziendali della necessità di correre tempestivamente ai ripari.
Queste banche stanno per ricevere le nostre considerazioni riguardo agli interventi da effettuare. In assenza di chiare prospettive di rilancio e a fronte di inerzia degli organi dirigenti e della compagine sociale, potremo dovere assumere, analogamente a quanto fatto negli ultimi mesi, misure a tutela dei depositanti, con l’obiettivo di contrastare l’innesco di crisi difficilmente reversibili.
Spesso i percorsi di risanamento non possono prescindere da una riduzione dei costi, anche quelli del personale. Il numero eccessivo degli addetti è un tratto comune a molte banche commerciali tradizionali e assume maggiore criticità per quelle di minore dimensione. Mentre gli intermediari più grandi hanno da tempo intrapreso un percorso di razionalizzazione della compagine aziendale (con una diminuzione del numero di addetti pari a circa un quinto negli ultimi dieci anni), quelli più piccoli incontrano difficoltà a ridurre il personale oltre una certa soglia, anche per l’esigenza di presidiare le funzioni critiche.
In mancanza di iniziative efficaci sul fronte della riduzione dei costi, per le banche più deboli sul piano reddituale resta unicamente l’integrazione con altri intermediari dotati di livelli di efficienza più elevati, senza la quale sarebbero concrete le prospettive di uscita dal mercato. L’esperienza, anche recente, mostra come gli interventi del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi possano costituire uno strumento efficace per la gestione delle crisi di banche di medie e piccole dimensioni, per le quali in base agli attuali orientamenti a livello comunitario la procedura di risoluzione non risulta applicabile”.
Insomma non si può certo dire che il Governatore della Banca d’Italia non sia stato chiaro nel porre l’accento sulla situazione di difficoltà in cui versano molte piccole banche italiane. Sottolinea anche come vi siano strumenti ( su tutti il FONDO INTERBANCARIO DI TUTELA DEI DEPOSITI ) in grado di intervenire prima dell’eventuale risoluzione (fallimento) bancario proprio in ragione della protezione dei piccoli risparmiatori.
Sta di fatto, che proprio Visco, eravamo nel lontano aprile del 2015, sottolineò in Commissione Finanza alla Camera dei Deputati, come fosse indispensabile che i cittadini fossero resi edotti sui rischi degli impatti che avrebbe avuto la direttiva BRRD sul Bail-In ( direttiva che sarebbe poi entrata in vigore il primo gennaio 2016).
La sua fu solo una ragionevole e chiara analisi del fatto che la normativa non fosse nota a nessuno o si trattò di un primo vero e proprio monito? Bhe sappiamo tutti com’è andata a finire. Proprio a cavallo tra il 2015 ed il 2016 fallirono le prime 4 banche (CariChieti, CariFerrara, Banca Etruria e Banca Marche) e cominciò un lungo processo di trasformazione che ha portato oggi, come scritto qualche giorno fa, alla cancellazione del modello di banca che conoscevamo.
L’ecatombe. Spariti 47.121 Bancari 266 Banche e 10mila Filiali. L’Euro digitale farà il resto.
Insomma, viste le premesse, mi viene da dire che ascoltare Visco potrebbe essere la migliore cosa da fare nelle prossime settimane.
Leopoldo Gasbarro