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Umanizzare i Robo Advisor o digitalizzare i consulenti?

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Il progresso tecnologico, unito alla perdita di fiducia sulla scia della crisi finanziaria del 2008 da parte dei risparmiatori verso la consulenza tradizionale hanno creato un ambiente favorevole per la crescita dei servizi di RoboAdvisory.

 

Cos’è e come funziona un RoboAdvisor?

Per RoboAdvisory si intendono di piattaforme online di consulenza finanziaria automatizzata che, sulla base di algoritmi di risk management e asset allocation, offre ai risparmiatori soluzioni di investimento precostituite, consigliando la costruzione di portafogli più o meno personalizzati secondo le esigenze dei risparmiatori stessi. Questo software gestisce la compravendita delle risorse e controlla che le perdite non siano mai superiori al limite impostato in fase di attivazione del portafoglio, ottimizza i rischi finanziari e le tempistiche. 

Secondo Aixigo, fornitore leader di servizi e prodotti finanziari innovativi, per costruire un RoboAdvisor di successo è necessario, oltre all’intelligenza artificiale, anche l‘empatia artificiale possibile tramite l’esperienza nel campo di ricerca della finanza e sulla capacità tecnica di utilizzare software finanziari per elaborare e analizzare grandi volumi di dati ad una altissima velocità e di ricavarne informazioni di valore.

Il questionario è lo strumento principale, grazie al quale ha inizio il cosiddetto processo di suitability, ossia quel processo attraverso il quale chi presta il servizio di consulenza verifica e valuta l’adeguatezza dei prodotti che saranno offerti in base alle risposte del cliente. Attraverso di esso vengono raccolte informazioni circa le caratteristiche del cliente tra le quali: situazione economico-finanziaria, obiettivi di investimento, orizzonte temporale, tolleranza al rischio e capacità di subire le perdite.

 

I RoboAdvisor esistenti in Italia hanno approcci molto diversi tra loro. Per Moneyfarm ed Euclidea la composizione del portafoglio avviene, da parte di un algoritmo, in seguito alla compilazione di un questionario e alla scelta delle strategie di investimento in cui il consulente finanziario è presente nel processo di selezione. Entrambe le società richiedono un plafond iniziale minimo di 5 mila euro e commissioni decrescenti sulla base della somma investita. Con Online sim, investendo un minimo 50 mila euro gli utenti possono scegliere nella piattaforma il RoboAdvisor più adatto a loro, tra investimenti in fondi o in Sicav.  Qui la consulenza avviene in ogni fase del processo.  

Yellow Advice consente, con almeno 20 mila euro (ma mai con più di 2mila euro di commissioni), di selezionare fino a quattro obiettivi di investimento: in base alle caratteristiche, la piattaforma propone soluzioni personalizzate. Tinaba invece si focalizza su una scelta di ETF quotati e consente investimenti graduali da un minimo di 2 mila euro rendendo possibile cambiare piano fino a cinque volte gratuitamente e scegliendo modalità specifiche che permettono di annullare i rischi.

Partecipa al mercato anche Etoro, che offre due piani di robo advice (per uno servono 5 mila euro e per l’altro sono sufficienti 200 euro).

 

Quanti tipi di Robo-Avisor?

Secondo una ricerca della Consob a  seconda dell’intensità dell’automazione e del target di clientela, è possibile individuare tre principali tipi di robo advisor.
Il Pure Robo-advice in cui l’automazione caratterizza ogni fase del processo di fruizione del servizio ed i clienti possono investire in maniera autonoma. Il secondo modello è il Robo Advisor Ibrido: combina l’elemento umano e l’elemento digitale in una o più fasi del processo. Il servizio puramente digitale, infatti, viene spesso affiancato da un servizio più propriamente “umano” ed infine il Robo4advisor dove il cliente finale è il consulente stesso o la banca che, attraverso tale piattaforma, offrono la consulenza al risparmiatore, ponendo gli strumenti automatizzati a loro supporto per ottimizzarne l’attività di consulenza.

Il Robo4Advisor, infatti, potrebbe affiancarsi in alcune fasi del processo di consulenza. Nel post-vendita il Robo4Advisor potrebbe poi monitorare e suggerire le azioni per ribilanciare i portafogli, nel rispetto dei vincoli di adeguatezza e seguendo le strategie di investimento dettate dal consulente. Inoltre, il Robo4Advisor potrebbe essere attento nel creare alert, per aiutare il consulente nelle attività giornaliere di gestione della relazione.

 

Quale effetto avrà la Robo Advsory sulla consulenza finanziaria?

Nonostante la crescita costante ed il supporto utile per la gestione degli investimenti, i RoboAdvisor non possono in alcun modo sostituire la consulenza nel rapporto con il cliente e nella piena comprensione dei mercati. Si può ricondurre tutto ad una questione di fiducia, in cui l’investitore mostra spesso un atteggiamento ambivalente nel quale da una parte il RoboAdvisor potrebbe essere percepito come più “affidabile” del consulente finanziario in quanto esente da bias comportamentali a differenza del consulente che per errore, mancanza di competenze o per conflitti di interesse potrebbe non agire nel massimo beneficio del cliente.

In effetti, è indiscutibile che un’asset allocation definita da un algoritmo dovrebbe essere estranea ad attività di marketing di determinati prodotti, tuttavia l’assenza di conflitto d’interessi non dipende tanto dalla tecnologia quanto dall’indipendenza dell’azienda. Dall’altro lato però viene a mancare la relazione umana consulente-cliente lasciando l’investitore in balìa di se stesso nel prendere decisioni per cui spesso non ha le conoscenze finanziarie adeguate.

Si è notato inoltre che a parità di domande l’intervistato fornisce risposte diverse a seconda che gli siano poste dalla piattaforma online o da un consulente umano. Ci si è quindi chiesti cosa porti ad agire in modo differente e si è giunti alla conclusione che la presenza o meno di un’interazione umana generi dinamiche diverse.

Alcuni studi hanno riscontrato ad esempio l’esistenza di un “effetto intervistatore”: in presenza di un consulente fisico, che fa entrare in gioco il bias dell’accettazione sociale, ovvero la tendenza a dare risposte in funzione di quello che pensiamo ci renderà più accettabili agli occhi degli altri. Queste dinamiche spariscono nei sondaggi online, dove si tende a dare risposte più sincere.

Prendiamo il caso dei questionari di profilazione in ottica di investimento: senza interazione umana il potenziale investitore potrebbe sentirsi meno giudicato nell’ammettere eventuali lacune nelle sue conoscenze finanziarie. Ma l’assenza di una guida empatica può far sorgere, come abbiamo visto, altre problematiche. Con la diffusione sempre più massiva di strumenti come le piattaforme di consulenza automatizzata si apre un mondo di possibili distorsioni comportamentali finora sconosciute, che potrebbero influenzare in modo anche importante i processi decisionali degli investitori.

 

Per Paolo Sironi, tra i massimi esperti della ricerca su banche e mercati finanziari presso Ibm, nel suo libro “FinTech Innovation: From Robo-Advisors to Goal Based Investing and Gamification”  il vero salto di qualità nella consulenza finanziaria avverrà quando questa, attraverso l’utilizzo della tecnologia, sarà in grado di integrare le moderne tecniche di ottimizzazione di portafoglio, con i principi della finanza comportamentale.

Il processo di risparmio e investimento è caratterizzato dalla gerarchia dei bisogni, dall’avversione alle perdite e dalla contabilità mentale ed è da queste considerazioni che nasce il concetto di Goal Based Investing ovvero “investire sulla base di obiettivi”. Nel GBI il miglior portafoglio di investimenti non è quello che massimizza il rendimento dato il livello di rischio, ma quello che massimizza la probabilità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Per Sironi quindi,  l’avvento dei Robo-Advisor rappresenta l’opportunità per integrare questo approccio nel processo di investimento e ripensare il futuro della consulenza finanziaria.

 

L’Italia è pronta per questa innovazione?

Un fenomeno, quello del Robo Advisor, in accelerazione: in Italia secondo Assogestioni ci sono 4 milioni di persone che si rivolgono a prodotti di gestione.  Nel 2019 si sono registrate 400 milioni di euro in masse gestite da robo advisor e un portafoglio medio attorno ai 12 mila euro per cliente  Le transazioni legate ai Robo Advisor, nel mondo, hanno raggiunto i 987 miliardi di dollari nel 2020 e nei prossimi quattro anni tale valore è destinato ad aumentare di quasi il 23%.

Secondo la ricerca “Robo-Advice – Can Consumers trust robots? a cura di Better Finance, il più grande mercato di robo-advosor dell’Unione Europea è proprio l’Italia con 13 miliardi di euro di asset under management (AUM), seguita da Francia (11 miliardi di euro), Germania (7,8 miliardi di euro), Paesi Bassi (6,2 miliardi di euro) e Spagna (4,6 miliardi di euro). Il mercato italiano è il più grade in termini di asset ma non lo è per numero di utenti e piattaforme: il più grande mercato dell’Ue utilizzando questi parametri è la Germania che conta oltre 2 milioni di utenti, seguita da Francia (1,56 milioni) e Finlandia (1,48 milioni).

Secondo un sondaggio recentemente condotto dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, durante il periodo di pandemia ben il 35% degli utenti ha cominciato ad usare servizi di Robo advisoring e ben il 14% ha intenzione di usufruirne anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria.

Costi ridotti e facilità di fruizione fanno infine del robo advice uno strumento utile per avvicinare al risparmio i millennials, i giovani investitori tra 24 e 40 anni, anche se, stando a un’ulteriore analisi della Consob, i robot consulenti sono ancora maggiormente utilizzati da uomini tra 40 e 60 anni, con un reddito medio-alto, elevate competenze digitali ed esperienza di investimento. Tuttavia le cose potrebbero cambiare. Secondo uno studio condotto da Gimme5 tra i suoi utenti più giovani il 73% di loro ha almeno un obiettivo di risparmio non generico dal valore medio di 6 mila euro e ottiche di riuscita di medio periodo (894 giorni). I risparmiatori più giovani vogliono viaggiare, realizzare progetti individuali o comprare mezzi di trasporto. 

 

Conclusioni

Secondo Sironi il futuro della consulenza risiede nell’integrazione fra tecnologia e fattore umano, dove la tecnologia Robo4Advisor consente al consulente di trasformarsi in un vero e proprio digital-advisor

Nonostante possano fornire alcuni strumenti di pianificazione finanziaria, come i tool per calcolare l’entità della pensione che si riceverà in futuro, i consulenti robot non sono pianificatori finanziari. Si limitano a investire denaro. Ciò significa che non possono dare consigli su piani e obiettivi a lungo termine di carattere finanziario e patrimoniale, per esempio il risparmio in vista degli anni della pensione, degli studi universitari o dei momenti nei quali sorgono necessità monetarie inaspettate. Il consulente finanziario ha il compito di accompagnare l’investitore a raggiungere degli obiettivi non solo attraverso il mercato finanziario ma anche con una attenta analisi delle necessità reali del cliente nelle diverse fasi della vita attraverso l’educazione finanziaria e gestendo i momenti di emotività del cliente.

 

Deborah Ullasci