Banca

Unicredit esce dal “mondiale” del credito. E l’Italia resta senza squadra

Per il Financial Stability Board non è più una “banca sistemica globale”. Gli analisti premiano Intesa Sanpaolo dopo la scommessa su digitale e missioni spaziali

Unicredit

L’Italia esce dal “mondiale del credito”, cioè da quel circuito di “banche sistemiche” di rilevanza planetaria considerate too big to fail, perché un loro eventuale crac provocherebbe un terremoto in Borsa e nell’economia reale. Questi gruppi sono quindi tenuti ad accantonare un cuscinetto di capitale aggiuntivo per maggior sicurezza di tutti.

L’unica a vestire la maglia azzurra in questo speciale campionato era Unicredit, che però ieri è stata esclusa. Da ora in poi il gruppo guidato dall’amministratore delegato Andrea Orcel sarà più libero in termini di Vigilanza e questo è un dato positivo anche dal punto di vista della flessibilità nella politica dei dividendi. Ma si tratta di una perdita in termini di blasone.

A stilare e aggiornare periodicamente l’elenco delle “banche sistemiche globali” è il Financial Stability Board, la cabina di regia interna al G20 nata nel 2009 per prevenire il pericolo che si materializzi un altro incubo Lehman Brothers. Insieme a Unicredit esce dal mondiale anche il Credit Suisse, finita in ginocchio la primavera scorsa e salvata dalla connazionale Ubs. Quanto al resto, gli Stati Uniti dominano con 8 squadre sulle 29 totali, la Francia ha due rappresentanti così come la Gran Bretagna; Germania e Spagna sono invece ferme quota uno.

L’Italia, fresca di firma del nuovo contratto nazionale dei bancari che mette in busta paga 435 euro di aumento, dovrebbe riflettere sulla distanza esistente in termini di pesi massimi del credito anche rispetto a Madrid. Il prossimo gradino è la costruzione del terzo polo bancario avviato con la vendita del 25% di Monte Paschi da parte del ministero dell’Economia. Una mossa importante in prospettiva dell’atteso consolidamento su scala europea, che probabilmente scatterà quando a Bruxelles si raggiungerà un accordo sull’unione bancaria. Insieme a Unicredit, l’unica che ad oggi avrebbe le forze per giocare da protagonista nello stadio internazionale è Intesa Sanpaolo.

Proprio ieri Ca’ de Sass ha visto gli analisti di Jefferies promuovere a pieni voti il lavoro di diversificazione svolto dall’amministratore delegato Carlo Messina portando la banca da un lato a crescere nel fruttuoso business del risparmio gestito e dall’altro a investire nella frontiera del digitale, comprese l’intelligenza artificiale e le missioni spaziali della SpaceX di Elon Musk.

Sapere di poter contare su banche più grandi e forti significa per un Paese disporre un po’ di flessibilità in più nella gestione del debito pubblico, delle grandi opere come il Ponte sullo Stretto di Messina o di eventuali emergenze, per esempio sui mutui e il mercato della casa.

Ma forse più ancora colpisce che a entrare nel circuito delle banche sistemiche selezionate dal Financial Stability Board sia stato un altro gruppo cinese, con cui salgono a cinque le squadre del Dragone. Quanto all’Italia sono invece sette le banche sistemiche nazionali: alle spalle di Intesa e di Unicredit, figurano il Banco Popolare, Bper, Bnl, Mediobanca e il comparto delle Bcc con Iccrea.

 

 

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