Banca

Unicredit sale in Commerz. Ma Berlino si ribella: “Atto ostile”

In gioco le regole dell’Unione e il confronto con i big Usa

Unicredit-Commerbank

Unicredit prenota un altro 11% di Commerzbank, portando la propria presa azionaria sulla banca tedesca dal 9% attuale a un potenziale 20 percento. Di pari passo con la partecipazione, la cui quota addizionale è allo stato attuale affidata a derivati e altri strumenti finanziari, sale però all’acme lo scontro politico tra la banca guidata dall’amministratore delegato Andrea Orcel e il governo di Olaf Scholz.

Il cancelliere, messo a nudo dagli alleati della coalizione semaforo e dai sindacati, ha bollato la scalata di Unicredit come “un atto ostile“. Lo stesso governo, ribaltando ogni programma annunciato, aveva inoltre già bloccato la vendita del 12% di Commerz che ancora possiede.

Un dietrofront, degno per incoerenza, di quello che agli occhi dei falchi tedeschi parrebbe il peggiore degli “arruffoni” Paesi mediterranei che, schiacciati dai debiti tenta di scaricarli sulla comunità europea.

In realtà Berlino sta sacrificando sull’altare della sua real politik le regole europee sulle fusioni transfrontaliere. Altrimenti, se valesse il sovranismo più bieco, perché banche italiane farebbero da anni parte di gruppi stranieri che, in basi ai dati degli ultimi bilanci depositati, le stanno facendo crescere con mutua soddisfazione di azionisti e correntisti? Questo è il mercato europeo, le piaccia o meno Herr Scholz.

“Attacchi non amichevoli, acquisizioni ostili non sono una buona cosa per le banche”: ha detto il Cancelliere con una dichiarazione che cola di ira mentre gioiscono i sindacalisti di Ver.di, le stesse fallaci cassandre che avevano vaticinato tagli draconiani al personale. La realtà è ben distante. Commerz è la terza banca tedesca e sommata alle attività di Hvb, che Unicredit già possiede da un ventennio, diventerebbe la prima banca della repubblica tedesca, scalzando Deutsche  Bank.

Un affronto insopportabile per una parte della politica di Berlino, che arriva ad associare un supposto crollo dei finanziamenti alle piccole e medie imprese del Mittelstrand se Commerz finisse nella mani dello straniero Andrea Orcel. Uomo che, in realtà, è uno dei migliori banchieri europei insieme a Carlo Messina che guida la rivale Intesa Sanpaolo.

Unicredit è infatti una banca solida, che lavora al fianco di famiglie e imprese, macina utili e distribuisce dividendi: il suo titolo in un anno in Piazzi Affari ha guadagnato il 58%. Ma forse è meglio dire che dieci anni fa valeva meno di un terzo di oggi: 10,7 euro contro i 37 euro a cui passa di mano sui pc delle sale operative mentre scriviamo.

Orcel non è certo un banchiere che si arrende ma la scalata resta impervia. Così, pur avendo chiesto l’autorizzazione alla Bce a portarsi a ridosso del 30% del capitale di Commerz, Unicredit si lascia aperta ogni possibilità.

Specificando che “la maggior parte dell’esposizione economica” è oggetto di copertura al fine di assicurare “piena flessibilità di rimanere a questo livello, cedere la partecipazione, con una copertura in caso di ribassi, o incrementarla ulteriormente, in funzione dell’esito delle interlocuzioni con Commerzbank, i suoi consigli di gestione e di sorveglianza e, più in generale, tutti i suoi stakeholder in Germania”.

Unicredit, si legge ancora nel comunicato, ritiene che ci sia un significativo potenziale di creazione di valore che possa essere estratto in Commerzbank ma lo stesso vale se continuerà a crescere da sola; la banca ha in corso anche un ampio buyback.

Ora la parola passa alla Vigilanza Bce, dove proprio la tedesca Claudia Buch ha sostituito l’italiano Andrea Enria. Difficile però, malgrado il fermento politico e le difficoltà della colazione semaforo di Scholz, non ascoltare il pressante invito della Commissione Europea a creare dei big bancari in grado di competere con la concorrenza americana e cinese.

Con un giallo in più perché, secondo alcuni, Berlino sarebbe stato ignaro dell’invito spedito qualche settimana fa dai collocatori a Unicredit affinchè partecipasse alla privatizzazione avviata dallo Stato tedesco dopo il salvataggio. In quell’occasione Orcel ha comprato così dalla mano pubblica il 4,5% e un pacchetto similare l’ha rastrellato sul mercato, arrivando al 9%. E’ il campo base, da cui ora parte la scalata finale.

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