Unicredit scala Commerzbank, ora il risiko parla europeo

Acquisito il 9%, ma Orcel vuole crescere ancora. L’esame della Vigilanza e lo scoglio Scholz

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Orcel unicredit

Altro che portare all’altare la senese Monte dei Paschi, Unicredit punta dritto sulla tedesca Commerzbank. Con un blitz costato poco meno di 1,4 miliardi la banca guidata da Andrea Orcel è diventato il secondo azionista di Commerz con il 9%, posizionandosi alle spalle del governo di Olaf Scholz (12%).

Berlino, complice la pesante stagnazione economica provocata dal cieco rigore, ha infatti avviato un collocamento accelerato del 4,5% di Commerz che Unicredit si è aggiudicato per 702 milioni con un premio del 5,8% rispetto alle quotazioni correnti. Un altro 4,5% della banca è stato poi acquistato sul mercato, fino ad arrivare al 9% del capitale.

Non è però finita qui. La banca italiana non nasconde infatti l’intenzione di proseguire la scalata a Commerz superando il 10%, una soglia oltre la quale occorre però il via libera della Vigilanza della Bce.

Unicredit avrebbe avvisato del blitz il governo Meloni ma non Commerzbank, che si è così trovata spiazzata sulla strategia da adottare. Secondo il Financial Times tuttavia l’istituto di Francoforte sarebbe pronto a valutare anche una eventuale integrazione con Unicredit. Ieri pomeriggio si è anche riunito il suo consiglio di amministrazione.

Se Unicredit, che già controlla la tedesca Hvb, riuscisse a conquistare Commerz e le unisse diverrebbe di fatto la prima banca della Germania scalzando Deutsche Bank. Molte le opzioni esplorate dagli esperti del settore, tra cui si respira un diffuso consenso per l’operazione.

Tra gli analisti c’è chi ipotizza una fusione carta contro carta e chi invece punta a un cocktail paritetico tra contanti e azioni che, in ogni caso, non creerebbe problemi alla solidità patrimoniale di Unicredit.

Altrettanto chiara è anche la strategia di Orcel: trovare nuovi sbocchi per le proprie fabbriche prodotto. Il mercato tedesco appare infatti molto promettente soprattutto per quanto riguarda lo spazio ancora a disposizione per diffondere i fondi di investimento e i servizi finanziari evoluti tra le famiglie.

Se a livello industriale per Unicredit avrebbe senso portare Commerz dentro al proprio perimetro e i suoi soci storici quali fondazione Cariverona hanno giù detto di apprezzare la scommessa,  dall’altro resta da superare lo scoglio politico.

Berlino è infatti il primo socio di Commerz e non potrà ignorare l’alzata di scudi dei sindacati, soprattutto della sigla Ver.Di, preoccupati per i severi tagli al personale che si potrebbero verificare visto quanto già accaduto a Hvb. La banca tedesca che Unicredit aveva rilevato nel 2005 per 19 miliardi, per poi parzialmente spacchettarla.

Giova ricordare che Ver.di è seconda per numero di iscritti solo a Ig Metall e quindi custodisce un iimportante numero di elettori per Scholz già in difficoltà con il consenso popolare.

In ogni caso con questa mossa Orcel proietta il risiko bancario fuori dai confini nazionali, dimostra che si può (e di deve) giocare sul tavolo europeo non solo in casi di salvataggi come quello tutto elevetico del Credit Suisse da parte della connazionale Ubs.

Il consolidamento bancario su scala europea è quello auspicato anche dall’ex premier ed ed presidente della Bce, Mario Draghi, nel rapporto sulla competitività che ha consegnato a Ursula von der Leyen. Obiettivo è quello di avere di campioni europei in grado di tenere testa ai big americani e quelli cinesi.

Leggi anche: Le banche italiane fanno un altro pieno di utili, parte la caccia ai dividendi.

In base alle quotazioni di Borsa correnti, unire il gruppo di Piazza Gae Aulenti e Commerz significa creare un colosso da 75 miliardi di capitalizzazione, più di quanto oggi vale per esempio il big spagnolo Santander. E molto più di quanto capitalizza oggi Intesa Sanpaolo (67,5 miliardi), la prima banca italiana guidata da Carlo Messina.

Quale sarà ora la contromossa di Ca de’ Sass? Chi si accaserà con Mps, di cui il ministero del Tesoro guidato da Giancarlo Giorgetti deve vendere altre quote dopo i collocamenti già completati.

Le sale operative tengono i radar fissi sulla Unipol di Carlo Cimbri, che però è già impegnata a gestire la fusione Bper-Carige e che è anche primo socio della Banca Popolare Sondrio. L’altro indiziato è il Banco Bpm di Giuseppe Castagna che però dice di voler crescere in autonomia.

Si vedrà, il risiko del credito europeo è appena all’inizio. A vincere la partita nel suo complesso sarà, come spesso accade, il più lungimirante anche rispetto al fintech e alle promesse della intelligenza artificiale.

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