Mentre l’attenzione si concentrava sul Banco Bpm di Giuseppe Castagna, che sta lottando come un leone per sfuggire a Unicredit, Andrea Orcel ha attuato una mossa diversiva ed è salito dal 21 al 28% del capitale della tedesca Commerzbank.
L’ulteriore tappa della scalata è stata completata ancora una volta tramite opzioni e altri strumenti derivati. Il tutto in attesa di ricevere l’autorizzazione della Bce ad arrivare all’obiettivo già dichiarato di detenere il 29,9% di Commerz; appena sotto la soglia oltre la quale scatta l’obbligo di lanciare l’Opa totalitaria.
A quel punto la partecipazione di Unicredit, che ha specificato di muovere alla luce del “valore significativo” interno a Commerz ancora da consolidare, non sarà più “virtuale”, cioè legata ai derivati, ma effettiva.
L’ok della Vigilanza alla scalata fino al 29,9% è atteso entro il mese di marzo del 2025; il prossimo 23 febbraio invece i tedeschi saranno chiamati alle urne per le elezioni politiche.
L’avanzata di Unicredit ha provocato, complice il clima elettorale tra i diversi partiti, una reazione quanto mai piccata e scomposta da parte del governo tedesco. Berlino ha così ribadito a gran voce come Unicredit abbia imboccato una operazione “non concordata” e “non amichevole”.
Insomma, le mire di Orcel sono sgradite ai palazzi del potere tedesco, che accarezzano l’idea di fare ricorso all’equivalente del golden power italiano per stoppare la banca italiana e indurla a desistere. Già oggi, comunque, la politica teutonica invita Orcel a tornare sui propri passi e ridurre la quota in Commerzbank.
Unicredit al momento detiene il 9% dell’istituto in azioni e il restante 18,5% in derivati che può esercitare, appunto per una quota potenziale complessiva del 28%. Quest’ultima oltrepassa di molto il 12% rimasto in mano allo Stato tedesco dopo il salvataggio e la progressiva nuova privatizzazione. Un po’ come sta facendo il ministero del Tesoro italiano con il Monte dei Paschi.
Anche in Germania l’ago delle bilancia in caso di scontro in assemblea saranno comunque i diritti di voto: secondo la legge tedesca occorre una maggioranza pari al 75% per far passare un eventuale progetto di fusione tra Commerz e Hvb, la controllata nel Paese di Unicredit.
Giova ricordare che la politica tedesca non è l’unica a guardare con il fumo negli occhi l’avanzata di Unicredit, ma anche i sindacati in armi perchè temono drastici tagli al personale.
Da parte sua il gruppo di Piazza Gae Aulenti ha precisato come la salita in Commerz non abbia “alcun impatto” sul progetto di conquista del Banco Bpm tramite Offerta pubblica di scambio da una decina di miliardi interamente in azioni.
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L’Ops è già bocciata dalla banca di Piazza Meda come insufficiente. Non solo Castagna sta cercando il modo per liberarsi dai vincoli della passivity rule che ricadono su una società quotata quando è oggetto di un’Opa.
Molte le ipotesi formulate dagli analisti, tra cui la più suggestiva è quella di una fusione tra Banco Bpm con Monte Paschi per creare il terzo polo alle spalle di Intesa Sanpaolo e della stessa Unicredit.
Di certo Banco Bpm intende come minimo portare a termine l’acquisto di Anima e alzare ancora gli scudi difesivi. Nel frattempo il gruppo di Castagna ha firmato anche l’accordo con i sindacati sul rinnovo generazionale con 1.600 uscite volontarie verso la pensione come previsto dal piano industriale a fronte – spiega il sindacato Fabi – di 550 nuove assunzioni.
La stessa Piazza Meda ha precisato che l’intesa favorisce l’ingresso di 800 nuove risorse con ricorso prioritario al contratto di apprendistato e di ulteriori 100 con contratto a tempo determinato. Decisa anche la distribuzione di un premio aziendale in contanti di 1.600 euro, che salgono a 2.100 euro per chi chi lo traduce in servizi welfare.