Bankitalia: “Via il fardello del debito per spingere il Pil”

Rallenta l’inflazione, Moody’s conferma il rating

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Panetta Italia debito

L’economia italiana sta inviando segnali moderatamente positivi, con Pil in leggero aumento (+0,7% da gennaio a marzo rispetto a un anno prima) e una crescita acquisita di un decimale più alto (0,6%), anche grazie al sostegno assicurato da consumi e investimenti. Così come lascia ben sperare il Paese una inflazione che rallenta mentre ruota attorno al palo del +1,8%. La prossima settimana è in calendario il primo taglio ai tassi da parte della Bce.

Tutti elementi che hanno portato Moody’scosì come avevano già fatto Fitch, S&P e Dbrs – a confermare la pagella sull’Italia stilata a novembre con rating Baa3 e outlook “stabile” perchè i dati “sono in linea con le attese”. Il Pnrr darà inoltre un sostegno, seppur modesto, alla crescita fino al 2026.

La fiducia di Moody’s verso il lavoro del ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti cade lo stesso giorno in cui Standard’s & Poor’s ha bocciato la Francia, abbassandone l’affidabilità da «AA» a «AA-». E’ la prima volta che accade dal 2013, insomma è uno smacco per Parigi così come la recessione per la Germania.

In nessuno dei due casi c’è però da cantare vittoria. A spiegarcelo sono sia Moody’s sia il governatore di Bankitalia Fabio Panetta nelle “Considerazioni finali”. L’agenzia statunitense prevede infatti per il nostro Paese un deficit più pesante rispetto al Pil di quanto segnalato dal Def: 5,6% quest’anno, quindi 4,2% e poi 3,2% nel 2026.

In sintesi, il parametro resterà stabilmente oltre il limite del 2% posto dal Patto di Stabilità Ue, oltre il quale scatta la procedura di infrazione. Ecco perché Giorgetti, oltre a tenere la barra dritta sulle spese e a fare cassa cedendo pacchetti azionari delle principali controllate di Stato come Poste o Eni, sta cercando di porre il debito pubblico al riparo dalla speculazione internazionale affidandolo alle famiglie italiane tramite le ripetute emissioni del Btp Valore.

Tanto che lo stesso Panetta ha avvertito che il Paese può liberarsi dal “fardello del debito soltanto coniugando prudenza fiscale e crescita”. L’unico modo per portarlo su una traettoria rispetto al Pil “stabilmente discendente”. Con evidenti vantaggi per lo Stato anche considerando cedole da pagare sui titoli governativi.

Va da sè che la prima emergenza era rimediare alla voragine aperta dal Superbonus voluto dal governo Conte, che ha fatto schizzare il defict\pil al 7,6 nel 2023. Senza contare il cortocircuito dei M5S di aver comportato un salasso ai contribuenti equivalente al quello che sarebbe stato necessario per costruire 1,2 milioni di case popolari. Per non parlare del denaro gettato nel cestino con il Reddito di cittadinanza senza creare posti di lavoro.

L’Italia ha avvertito il governatore di Via Nazionale nelle sue prime “Considerazioni Finali”, non è vero che è condannata alla stagnazione ma così non riuscirà a tenere a lungo il passo con gli altri Paesi del G7. Occorrono subito più investimenti, più ricerca, una maggiore coesione a livello europeo e una immigrazione più intensa di quanto ipotizzato dall’Istat sempre da gestire in ambito comunitario.

 

 

 

Serve un colpo di reni, ha fatto in sostanza capire Panetta. Lo Stivale continua infatti a invecchiare e l’occupazione resta un problema sopratutto tra i giovani; a cui si somma una produttività ancora deludente con nocive ricadute sui salari, e a cascata su consumi e Prodotto interno lordo.

Un circolo vizioso da interrompere. Finendola, questo ci permettiamo di aggiungerlo noi, di inventarsi nuove gabelle come la Plastic Tax o la Sugar Tax che colpisce bibite e merendine dei bambini. Riducendo una spesa pubblica monstre e disinnescando la trappola tesa dai tecnocrati di Bruxeless sulle auto elettriche e la direttiva delle case green. Un assurdo che ci costerà come quattro Pnrr.

Per approfondire leggi anche: Ecco il fondo che aiuta gli italiani a comprare casa.

Non resterà poi che tagliare le unghie a un fisco famelico con la classe medio-alta, sbriciolare la burocrazia, costruire le grandi infrastrutture come l’alta velocità, la diga foranea di Genova o il ponte sullo Stretto di Messina.

 

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