Il PSG e la nuova strategia di mercato. Trasforma una norma che avrebbe dovuto tutelare i calciatori in una regola operativa che “affossa la concorrenza ed il calcio stesso”. E’ arrivato il momento di rivedere la norma? Donnarumma, Messi, Sergio Ramos, Wijnaldum. Sono tutti giocatori che la squadra francese ha portato a Parigi senza aver sborsato neanche un euro alle società di appartenenza.
Perché’ il PSG può farlo ed altri no?! Per i quattro giocatori che abbiamo citato sopra quanto avrebbe dovuto spendere la società francese se avesse dovuto svincolarli dalle società di appartenenza?
Ricordate cosa accadde per il passaggio di Gonzalo Higuain dal Napoli alla Juve? La società partenopea incassò circa 100 milioni. Inoltre la Juve fu costretta a sborsare l’ingaggio per l’attaccante argentino. Ma se Higuain avesse potuto aspettare la scadenza di contratto? La Juve non avrebbe dovuto dare niente al Napoli e avrebbe potuto incrementare, risparmiando comunque un pacco enorme di euro, l’ingaggio del calciatore.
Ebbene il Paris Saint Germain è proprio questo ciò che ha fatto. Ha dato un mare di soldi ai calciatori, risparmiando tutti quelli che invece non ha dovuto dare alle società di appartenenza di quei giocatori. Tutto questo con la connivenza di chi?
Naturalmente prima di tutto dei procuratori. I procuratori prendono delle commissioni dagli ingaggi percepiti dai calciatori, non certo dai capitali incassati dalle società di provenienza.
E’ per questo che da adesso in poi, se l’Uefa, la Federazione Italiana e le altre federazioni non interverranno cambiando le regole del gioco è facile che assisteremo spesso a situazioni come quella orchestrate del PSG di quest’anno.
Far arrivare a scadenza un calciatore permette al calciatore stesso di incassare più soldi nel trasferimento, al procuratore di guadagnare una ricchissima commissione ed alla squadra acquirente di risparmiare comunque tanti soldi. L’unica a rimetterci è la società da cui il calciatore si allontana. Una situazione che non appare sicuramente corretta visti gli investimenti che quella società ha fatto nei confronti di quel calciatore. Pensate al Barca con Messi ad esempio, e soprattutto al Milan con Donnarumma, in particolare considerando l’età di Donnarumma stesso. I calciatori vanno tutelati, certo, ma anche le società per cui lavorano vanno tutelate.
La Pandemia ha cambiato le regolo del vivere quotidiano, Lo smart working, la didattica a distanza, gli aiuti di stato, i fondi europei. E poi il blocco dei licenziamenti, il lock-down, la riduzione o la cancellazione delle imposte. I vaccini, i tamponi, i Green pass.
Covid_19 ha cambiato tutto tranne che il calcio. Il calcio prosegue come se non fosse avvenuto nulla attorno al proprio mondo. Così se sono cambiate le regole di qualunque cosa facciamo nelle nostre vite, esiste ancora un’isola in cui tutto sembra immutabile.
Ma non è così.
Quella che appare un’isola immutabile in realtà è un mondo che non ammette ingerenze, completamente concentrato su stesso da non concedere la minima apertura a chi arriva dall’esterno.
Ma oggi non è più il momento di scherzare, di giocare con il fuoco. La vera crisi economica deve ancora arrivare. Ognuno dovrà assumersi una responsabilità enorme: vincere dove nessuno ha già vinto, visto che si gioca in un campo sconosciuto. Bisognerà vincere attraverso il cambiamento, attraverso la capacità di riscrivere le regole del gioco. Si tratta di un gioco nuovo, anche i tifosi dovranno prenderne atto.
Il Fair play finanziario oggi dovrebbe essere un “MUST”, le squadre con bilanci non omogenei differenziati da un segno più o meno davanti all’ultima cifra del conto economico devono avere privilegi (anche di classifica) diversi. E’ ora di cambiare. Magari con un’ ‘handicapp in partenza funzione della perdita in bilancio o con un boost, in funzione dell’attivo di bilancio. Sta di fatto che le regole devono sottolineare che ci sono differenze gestionali che, da un lato assicurano il proseguimento dell’azione societaria, dall’altro ne disegnano il de profundis.
iI calcio. O cambia le sue regole o tra poco, il calcio che conosciamo, non ci sarà più.
Leopoldo Gasbarro