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Anche Jack Daniel’s smaschera la frottola woke

Dopo le moto Harley-Davidson, anche il produttori di whiskey del Tennessee sconfessa gli obiettivi DEI

stop alle follie woke

Il Jack Daniel’s dice basta al diktat gender, quello che impone l’inclusione a tutti i costi. Un dogma, tanto caro a gran parte della sinistra italiana per farne un vessillo elettorale, che si traduce anche in un tripudio di asterischi e schwa nei comunicati stampa e di pubblicità fluide.

L’azienda americana Brown-Forman che distilla il noto whiskey del Tennessee depone insomma le cosiddette politiche DEI (Diversity, Equality, Integration), riportando in primo piano i numeri del bilancio, a partire dai profitti.

Il ritorno alle basi della partita doppia è stato comunicato da Jack Daniel’s in una lettera alla sua forza lavoro, poi pubblicata sui social, in cui avverte che erogherà bonus e incentivi unicamente legati alle performance dell’azienda, quindi a concreti risultati industriali o finanziari, e non più a eventuali annunciati progressi sul fronte di diversità e inclusione.

Non solo il gruppo del whiskey chiederà di essere cancellato dal Corporate Equality Index, elaborato dalla  Human Rights Campaign Foundation pensando al trattamento nelle aziende e sul fronte dei consumi lgbt.

Il motivo della svolta? Il pressing in corso negli Stati Uniti da parte di alcuni investitori e giornalisti conservatori, come  Robby Starbuck. In sostanza, il timore è quello di perdere il favore di consumatori.

I distillatori del Jack Daniel’s sono peraltro solo gli ultimi in ordine di tempo, tra le aziende dalla immagine più macha, a rottamare il percorso DEI. Ha per esempio già compiuto più o meno lo stesso passo anche Harley-Davidson, dopo l’attacco sul fronte della comunicazione sferrato sempre dal fronte dei conservatori persuasi che rombo e cromature delle moto made in Milwaukee necessitino di una immagine muscolare.

Non solo, lo scorso aprile anche il colosso Unilever aveva mollato i talebani dell’ambiente, dichiarando pubblicamente come l’imperativo sia tornato a sviluppare il business e non più i piani Esg su plastica ed economia circolare.

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Insomma, si tratta di piani che promettono di togliere il sonno sia ai gretini sia agli universitari che vorrebbero rifiutare i finanziamenti per la ricerca erogati dai big dell’energia.