Il diktat di Bruxelles sulle case green, precisamente la direttiva Ue che impone di riqualificare il patrimonio immobiliare nel nome della battaglia climatica, rischia di costare agli italiani almeno 800 milioni o forse anche un miliardo, considerando che oltre 8 edifici residenziali su 10 lungo lo Stivale sono obsoleti.
Insomma, per mettere a terra l’ossessione ambientalista europea occorre l’equivalente di tre o quattro Pnrr. Uno sforzo ciclopico quanto è inane il solo pensare un progetto tanto sproporzionato.
A fornire i numeri su cui riflettere è uno studio di Deloitte, che rielabora i dati Istat. Eccoli i principali in estrema sintesi:
- Il parco immobiliare italiano è costituito da più di 13 milioni di edifici, di cui circa l’89% ad uso residenziale;
- oltre l’83% degli edifici residenziali della Penisola risulta costruito prima del 1990 e più della metà (57%) è risalente a prima degli anni ‘70.
In sostanza un fallimento annunciato. Secondo Bruxelles le case degli italiani sono infatti obsolete e questo male si accompagna con il nonsense della neutralità climatica posto entro il 2050. In particolare, la nuova legislazione europea, in vigore martedì prossimo, stabilisce nuove misure che imporranno ai governi nazionali di migliorare in modo strutturale l’efficienza energetica degli edifici.
L’obiettivo è appunto abbattere i consumi energetici e le emissioni di CO2. Lo schema di massima della direttiva prevede che siano eliminate le caldaie alimentate a combustibili fossili (come gasolio, gas o kerosene) e che si ricorra a soluzioni green, come i pannelli solari.
La Commissione lascia ad ogni Stato come declinare nel dettaglio la normativa sul proprio territorio, a patto però che almeno il 55% del calo di consumo energetico derivi dalla ristrutturazione degli edifici con classi energetiche meno efficienti.
Una scelta eterodiretta da Bruxelles, un po’ come accade per la follia del tutto elettrico su fronte dell’auto e degli incentivi. Come se davvero un automobilista che oggi deve accontentarsi di una vettura scarburata e dalla vernice intaccata dalla ruggine, magari euro 1 o euro 2, possa permettersi domani di comperare un’auto con la spina appena uscita dalla fabbrica.
Tornando al mattone, un’imposizione dei burocrati Ue che per l’Italia si traduce in un esborso da un miliardo a causa dell’attuale situazione “strutturalmente” arretrata. Nel nostro Paese gli immobili di classe energetica “F” e “G”, cioè le peggiori, sono oltre una sue due (60% del totale), contro il 45% della Germania e poco meno di un quarto in Spagna e in Francia.
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Una bomba green quella della direttiva Ue che rischia di deflagrare anche nei bilanci delle banche. Perché, vista la sostanziale impossibilità di portare a termine rapidamente i maxi-cantieri imposti per il taglio delle emissioni, si ritroverebbero a dover gestire una potenziale svalutazione degli asset che ora hanno in garanzia anche sul fronte dei mutui. Un gran pasticcio europeo in salsa verde.