Nuovo smacco per i tecnocrati Ue dell’ambiente e il loro diktat sull’auto elettrica. Mentre infuria la polemica sui maxi-dazi contro le vetture made in Cina, a maggio le vendite di auto con la spina (le cosiddette “Bev”) nell’Unione europea hanno segnato un altro flop, rimediando una flessione del 10,8% ad appena 114.308 unità.
Un black out che ha finito per gettare il buio su tutto il mercato europeo che, Gran Bretagna compresa, ha visto immatricolazioni per 1.092.901 veicoli, con un calo del 2,6% su un anno prima. La perdita esplode, però, al 24% se si considerano i livelli di maggio 2019, cioè prima della crisi pandemica.
Nei primi cinque mesi di quest’anno il dato resta in progresso del 4,6% a circa 5,5 milioni di veicoli immatricolati, ma il margine di sicurezza appare molto risicato.
Soprattutto perché a restare fulminati dall’auto elettrica sono stati i Paesi trainanti per il mercato europeo. A partire dalla Germania, che da sola ha perso quasi un terzo delle immatricolazioni (-30,6%).
E’ sfumata comunque l’illusione, favorita dagli incentivi bruciati in poche ore, anche in Italia (-18,3%) con una quota delle elettriche pure ridottasi sotto il 14%.
In base ai dati Acea, l’associazione che raggruppa i costruttori Ue, a maggio le vendite di auto elettriche sono avanzate solo in Francia e in Belgio tra i mercati considerati chiave.
Ma vale qui la pena soprattutto notare che, in tutta Europa, le vetture ibride rappresentano ormai il 30% del mercato e che un altro 48% circa è conservato dai motori a benzina insieme al tanto osteggiato diesel.
Il tutto senza contare che ad oggi spesso a trainare le vendite di vetture completamente elettriche non sono certo gli acquisti degli automobilisti, ma le flotte aziendali. A guidare quindi non è la comodità ma ragioni più di immagine o legati alla redazione dei bilanci di sostenibilità dei grandi gruppi quotati in Borsa e non.
Non per nulla la spia di allarme si è già accesa in Germania. Reinhard Zirpel, presidente dell’associazione tedesca dei costruttori di autoveicoli, ha infatti evidenziato come il crollo delle immatricolazioni di completamente elettrici sia stato particolarmente “massiccio”, chiedendo alla politica “contromisure per ripristinare la fiducia dei consumatori”.
Queste considerazioni – sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – valgono anche per l’Italia che nella graduatoria per la diffusione di auto elettriche non è all’ultimo posto nell’Europa Occidentale, ma poco ci manca. In quanto la quota delle elettriche in maggio è pari al 3,6% contro il 4,1% del maggio 2023. Il dato si confronta con il 13,9% dell’intera Europa Occidentale.
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A parte il problema di prezzi di listino decisamente più salati di quelli delle vetture tradizionali, si tratta dell’ennesima dimostrazione di come occorra flessibilità. Perchè nessuno vuole trovarsi con la batteria scarica a chilometri di distanza dalla prima colonnina. Soprattutto se la macchina è stracolma dei bagagli delle vacanze di tutta la famiglia