Ponte sullo Stretto di Messina, in estate al via i cantieri

Ciucci: “Progetto inviato ai ministeri”. Ma il WWF protesta: “Ostacolerà la migrazione delle cicogne”

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ponte di messina cicogne

I lavori per il Ponte sullo Stretto di Messina potrebbero partire già la prossima estate. A dettare il cronoprogramma dell’opera destinata a collegare la Sicilia con la Calabria e quindi il resto del Continente  è stato l’amministratore delegato della Società Stretto di Messina, Pietro Ciucci.

Il progetto esecutivo dovrebbe essere trasmesso entro la giornata odierna ai ministeri competenti e agli enti locali interessati, così da avere i necessari via libera. Si parte con la valutazione di impatto ambientale da cui si snoderà poi un percorso che dovrebbe vedere come ultima tappa il Cipes e il finanziamento.

Proprio sul fronte dell’ambiente continuano a dare battaglia i talebani della sostenibilità, con proteste e cortei cavalcati dalla sinistra pur di fare opposizione al governo. Per non parlare del WWF che già alla fine del 2023 era arrivato ad “arruolare” financo le cicogne nel tentativo di fermare nuovamente una grande opera infrastrutturale di cui si discute da mezzo secolo e che è già più volte tornata nel cassetto.

La sfida prima di tutto ingegneristica per realizzare il ponte strallato con la campata sospesa più lunga al mondo (3.300 metri) è stata infatti lanciata per la prima volta nel 1969 con un concorso di idee indetto dal ministero dei Lavori pubblici allora guidato da Lorenzo Natali, quindi sono seguiti i tentativi dei governi di Silvio Berlusconi fino alla determinazione dell’attuale esecutivo di riprendere il mano il progetto e di portarlo a termine.

Non risulta che in questi mesi il WWF abbia cambiato opinione, anzi ha ribadito con palpabile preoccupazione che il Ponte ostacolerà la migrazione dei rapaci diurni e delle cicogne “più importanti del Paleartico occidentale”.

Si tratta di 38 specie di rapaci e 300 tipi di volatili che, spiega il WWF si ritroverebbero una “barriera trasversale” alla migrazione e la “distruzione di aree di sosta”. Ammesso che tutto questo sia scientificamente dimostrabile e con tutto il rispetto per i diritti dei signori pennuti ci piacerebbe chiedere all’associazione perché nulla dovrebbero invece contare i benefici che il Ponte porterebbe agli spostamenti della popolazione italiana o alla logistica delle merci. E quindi anche del turismo, del lavoro e del Pil nazionale.

Insomma, per pensare all’orientamento delle cicogne non vorremo trovarci noi nuovamente spennati senza risultato. Le incognite sul destino dell’opera comunque aumentano. La Procura di Roma ha infatti aperto un fascicolo (senza indagati o ipotesi di reato) sull’iter procedurale seguito dall’esecutivo. L’esposto è stato pensato da Angelo Bonelli, Elly Schlein e Nicola Fratoianni forse in nome della decrescita infelice del Mezzogiorno.

Vale la pena ricordare che il ponte costerà ai contribuenti almeno 15 miliardi, peraltro non facili da trovare per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, senza andare a sbattere conto i muro del Patto di Stabilità.

Il Ponte sullo stretto di Messina, infatti, non fa parte del Pnrr, ma forse potrebbe rientrare nell’orizzonte del nuovo fondo da 500 miliardi all’anno che, secondo quando ha detto Mario Draghi lo scorso fine settimana al World economic forum, servirebbe all’Europa per colmare il divario con gli Stati uniti e centrare gli obiettivi su green e digitale.

Per approfondire leggi anche: Sbugiardati i gretini, impossibile vincere la sfida carbonica senza il nucleare, qui invece il Wwf che si mette a fare le pulci pure ai produttori di orologi e gioielli di lusso.

In sintesi, se a giugno partiranno i cantieri per realizzare la maxi-opera, non solo non lasciamola a metà ma rispettiamo i tempi previsti anche se al prossimo appuntamento con le elezioni politiche dovesse cambiare la maggioranza in Parlamento. Questa coerenza sì che, rotte migratorie dei rapaci permettendo, sarebbe una vera rivoluzione per l’Italia.

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