Ognuno ha il suo cappotto termico per la casa o la sua bella auto elettrica con cui fare i conti. Ma se i conti riguardano tutto il trasporto marittimo delle merci (che corrisponde più o meno al 70% dell’interscambio mondiale) allora i guai sono seri. E secondo un report pubblicato dalla società di classifica Det Norske Veritas (DNV) non si tratta di un bilancio familiare che aumenta del 10 o del 12%. Il processo di decarbonizzazione che in primis l’Unione europea, ma a seguire anche la International Maritime Organization, vorrebbero imporre a tutta la flotta mondiale potrebbe raddoppiare il costo del trasporto delle merci in container, ma anche di cereali, acciaio, fertilizzanti, prodotti petroliferi.
Gli effetti indotti possono rivelarsi devastanti in termini di inflazione, perdita del potere di acquisto nei soli Paesi occidentali, deviazione di traffico, crollo della competitività delle industrie, aumento record nel valore delle materie prime, incremento dei noli marittimi…la lista è lunga, ma anche i decisori comunitari dovrebbero esserne in possesso.
Tutte le merci sotto la pressione ambientalista
Nel Maritime Forecast to 2050, una pubblicazione di 72 pagine giunta alla sua ottava edizione, DNV analizza, sulla base di normative, tecnologie e combustibili necessari per la decarbonizzazione marittima, quattro scenari attraverso i quali potrebbero essere adottati combustibili e tecnologie carbon free entro il 2050. Il risultato in termini di costo è devastante con stime che vanno dal 69-75% per le navi portarinfuse (materie prime come acciaio, rottami di ferro, cereali, cemento), al 70-86% per le petroliere e al 91-112% per le navi portacontainer. E DNV pur con tutta la prudenza del caso sottolinea come sarebbe a dir poco velleitario prevedere che questo raddoppio nei costi del trasporto non sia destinato a incidere sui valori finali dei beni.
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Il costo del carburante oggi pari a circa a 1000 dollari medi per ogni container da 40 piedi ma potenzialmente potrebbe salire a quota 2000 o 3000 per il costo del carburante green: ovviamente l’incidenza sul prezzo finale della merce dipenderà dal valore dei beni trasportati.
Ma esiste anche un aspetto quasi grottesco nella corsa al green marittimo. Secondo le previsioni di DNV, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’IMO per il 2030, il trasporto marittimo avrà bisogno di una quantità di combustibili a zero emissioni compresa tra 7 e 48 milioni di tonnellate. Tuttavia, poiché si prevede che la produzione globale di carburanti a zero emissioni (non destinati solo al settore marittimo) raggiungerà tra 44 e 63 milioni di tonnellate entro il 2030, questo obiettivo sarà la più classica “pie in the sky”, detto terra a terra, una bufala.
Lo scorso febbraio, la Commissione europea ha pubblicato la sua proposta di obiettivo climatico per il 2040, che definisce il percorso per rendere l’Unione Europea neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, indicando al trasporto marittimo il suo percorso verde, con un notevole avvicinamento al regolatore globale del settore, l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO).
E intanto il mercato rallenta la decarbonizzazione
Gli armatori europei hanno accolto con favore l’impegno della Commissione ad affrontare “gli ostacoli alla diffusione di carburanti a basse e zero emissioni, compresi i carburanti elettronici e i biocarburanti avanzati” nel trasporto marittimo e a dare al settore “un accesso prioritario a questi carburanti rispetto ai settori che hanno accesso ad altre soluzioni di decarbonizzazione”. La Commissione, bontà sua, ha riconosciuto che l’aumento dei costi dei carburanti sostenibili è un fattore chiave per la competitività del trasporto marittimo e si è impegnata a prendere in considerazione misure normative per favorirne la produzione. Come dire sussidi verdi. E non roba da poco visto che il divario di prezzo è immenso: il costo dei carburanti sostenibili può essere quattro volte superiore a quello dei carburanti attualmente utilizzati nel trasporto marittimo.
E come sempre il mercato è più saggio dei suoi regolatori: si sta assistendo ovunque a un rallentamento della decarbonizzazione del trasporto marittimo, e molti, con la scarsità di combustibili a zero emissioni, prima di lanciarsi in investimenti avventati in nuove navi con tecnologia alternativa, vogliono disporre di certezze sulla disponibilità ed efficacia di queste tecnologie e specialmente sulla disponibilità di carburanti green in tutti i porti e lungo tutte le rotte…anche le navi green hanno le loro “colonnine di ricarica” inesistenti.