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Antonello da Messina, vincente

Rassegna stampa

Ricordate “Febbre da cavallo”, il film di Steno (il papà dei Vanzina) ambientato nel mondo delle corse dei cavalli?

Uscito nelle sale nel 1976 non ebbe particolare successo (fu anche stroncato dalla critica ufficiale) ma poi, dopo essere stato venduto alle tv private romane, è diventato progressivamente un cult movie, imperdibile tra gli appassionati della commedia italiana e romana in particolare.

Il film racconta la storia di tre simpatici e sfortunatissimi amici, impenitenti scommettitori alle corse dei cavalli: Bruno Fioretti detto “Mandrake”, Armando Pellicci “Er Pomata” e Felice Roversi parcheggiatore abusivo. I tre sono cronicamente squattrinati e trascorrono tutto il tempo ingegnandosi per racimolare i soldi che permettono loro di continuare a scommettere puntando alla vincita risolutiva, quella che – prima o poi – li farà svoltare nella vita.

Teatro delle loro imprese è la Roma e l’ippodromo di Tor di Valle.

Sono intimamente convinti di essere degli esperti in grado di individuare il cavallo vincente, in particolare Er Pomata, che si definisce un computer equino.

Nonostante queste presunte competenze tecniche però i tre continuano a perdere e si arrangiano in continuazione con piccole truffe per riuscire a raggranellare soldi. E quando capita che Gabriella, la fidanzata di Mandrake (la bellissima Catherine Spaak), riceva dei suggerimenti da una cartomante e indichi a Mandrake di giocare la famosa tris “Soldatino, King e D’Artagnan, i tre – guidati dal tecnico Pomata – non le credono e puntano tutto su Antonello da Messina, il superfavorito.

Ovviamente stavolta la giocata è vincente e l’esterrefatto Mandrake deve architettare una super-mandrakata per trovare i soldi da dare a Gabriella….

Parallelismo tra i personaggi del film e gli investitori dei mercati finanziari

Insomma un film divertente (che consiglio vivamente a chi non lo avesse mai visto) ma anche ricco di insegnamenti per un investitore: molti pensano di essere in grado di analizzare i mercati, prevederli ed indovinare i titoli vincenti (come i cavalli appunto) ma in pratica nessuno è in grado di farlo; anche i cosiddetti esperti prendono sbagliano, figuriamoci un singolo investitore.

Così come un solo cavallo vince la corsa, allo stesso modo è estremamente difficile azzeccare il titolo giusto; non solo, ma puntare sul singolo titolo espone al rischio specifico della singola azienda (rischio a volte fatale) mentre diversificare l’investimento tramite uno strumento di risparmio gestito (fondo o sicav) ripartisce il rischio su tantissimi titoli (aziende) rendendo praticamente nullo il rischio di perdita del capitale ed aumentando le possibilità di guadagno.

Certo poi a tutti piacerebbe aver comprato Tesla o Amazon quando quotavano pochi dollari ma quanti lo hanno fatto (mantenendo poi peraltro l’investimento nel tempo)?

Insomma scommettere pensando di essere i più furbi, per dirla alla Pomata, rischia di diventare
“la più grossa stronzata da quando l’omo inventò er cavallo!”

L’impennata del trading e il caso GameStop

Il tema del trading è salito prepotentemente alla ribalta in queste ultime settimane a causa, prima dell’esplosione delle quotazioni del Bitcoin (passato rapidamente dai 18mila dollari a 41mila per ridiscendere velocemente a 30.000 e risalire a 33mila, il tutto in poco più di un mese), e poi del fenomeno innescato dai trader della piattaforma Robinhood che hanno iniziato a scommettere contro gli hedge fund di Wall Street infliggendo loro perdite consistenti e decretando la crescita spaziale di alcuni titoli semisconosciuti come GameStop (azienda che ha una catena di negozi di rivendita videogiochi), passata dai 18 dollari circa del 1° gennaio ai 325 della chiusura di ieri (+1.600% circa…).

Il fenomeno dei trader è sempre esistito, perlomeno da quando si hanno collegamenti internet, ma è decisamente moltiplicato all’ennesima potenza soprattutto nel periodo del lockdown in cui le persone si sono trovate a casa senza poter spendere e con a disposizione piattaforme di trading e risparmi da impiegare.

A parte considerazioni di altro tipo (lo scontro tra i trader, giovanissimi che si ritrovano sulla piattaforma social Reddit, e gli squali di Wall Street) voglio sottolineare anche qui il rischio principale: l’acquisto di aziende delle quali non si conosce nulla fatto unicamente per poter partecipare ad un gioco al rialzo che solitamente riserva soddisfazioni solo ai gestori delle piattaforme.

Tutti vorrebbero essere ricchi come Jeff Bezos, Mark Zuckerberg o Bill Gates che hanno concentrato in una singola azienda tutte le loro azioni; molti pensano che quella sia la strada (pescare il jolly) ma sarebbe, ovviamente, un errore.

La possibilità di individuare il cavallo vincente è decisamente contro di noi.

Questo non è investimento, non è pianificazione finanziaria, è speculazione.

 

Massimiliano Maccari