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Investimenti: nulla è come sembra

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Ci piace illuderci. Sogniamo e immaginiamo un domani che possa essere a misura dei nostri sogni ed aspettative, giustamente. Viceversa quasi temiamo che preoccuparci o assicurarci per degli imprevisti sia quasi un augurarsi che ciò avvenga.

“A me non succederà”, “Cosa vuoi che possa accadere”. Restano ancora nella hit delle risposte più gettonate. Un trailer che non ha lasciato indifferenti. Un film che sembra sbatterci davanti agli occhi una realtà che potremmo faticare a realizzare e comprendere.

Come percepiamo la realtà? Probabilmente ognuno di noi percepisce il contesto generale oppure un dettaglio in base alle proprie conoscenze, competenze, cultura ed origini. Con doverosi distinguo e assoluto rispetto nei confronti di chi questa malattia la deve affrontare giornalmente, le analogie con l’essere risparmiatore e/o investitore degli italiani sono molteplici.

Scarsa cultura, avversione non tanto al rischio quanto al proporsi quali “studenti” nei confronti del proprio interlocutore di fiducia, portano a commettere errori cognitivi di logica e comportamentali tali da inficiare in modo considerevole i risultati che si ottengono negli investimenti.

Dialogando con la clientela, meglio sarebbe ascoltando i loro dubbi incertezze e perplessità tendiamo a relazionarci sempre al passato.

Quanto ho guadagnato? Quanto ho perso?

Il tutto mentre ci si riferisce ad un portafoglio in essere, oppure rendicontando la situazione finanziaria dello stesso nell’anno appena concluso. Pensiamo e visualizziamo gli investimenti come fossero un fotogramma. In verità quello che ci appare non corrisponde che parzialmente alla realtà.

Mente ed occhi giocano brutti scherzi. Siamo in costante mutamento. Oggi siamo diversi da ieri, ancor più lo saremo domani. Perché mai i nostri investimenti dovrebbero essere statici?

Pensare vivere e relazionarsi con le proprie emozioni finanziarie come qualcosa di immobile o stazionario ci impedisce di ottenere il meglio da quello che abbiamo realizzato anno dopo anno. Si dimenticano  spesso i motivi ed i perché tempo addietro si è deciso di investire.

Ragioniamo per immagini e concetti assoluti, quando il quotidiano ci propone ed il domani proporrà una pellicola, un lungometraggio. Una serie infinita di fotogrammi sui quali puntiamo da sempre troppa o scarsissima  attenzione.

Viviamo come se non dovessimo invecchiare mai. Parimenti invecchiamo credendoci sempre giovani. Ci illudiamo che il nostro oggi sia perenne. Evitiamo accuratamente di strutturare i nostri risparmi ed investimenti in un unico contesto generale.

Liquidità obbligazioni ed azioni, abbinate perentoriamente a concetti statici di rischio crescente.

Non lo erano prima della pandemia, dopo la discesa in campo delle banche centrali con i vari piani di intervento tramite i quantitative easing, lo sarà probabilmente ancor di meno quando la pandemia sarà un ricordo.

Sono cambiati i concetti di rischio e rendimento, di coperture assicurative di previdenza complementare e di sanità pubblica. Siamo attori protagonisti di un presente che percepiamo e pensiamo immutato da sempre. Confondiamo sussidi con occupazione, quantità con qualità, ci siamo scordati che il tempo è valore imprescindibile nelle scelte di vita economiche e finanziarie.

Strutturiamo portafogli più o meno bilanciati, illudendoci che mai ci saranno storni, prese di beneficio e  crisi finanziarie più o meno profonde. Evitiamo accuratamente di salvaguardare il nostro capitale accantonato, destinando una parte irrilevante degli utili conseguiti a copertura dei nostri redditi, salute ed attività mobiliari ed immobiliari.

Ipotizziamo, a torto, che il semplice risparmio possa essere l’unica soluzione ad eventuali incidenti di percorso. Le previsioni, nelle stragrande maggioranza dei casi, sono sviluppate per essere smentite.

Nulla è come sembra.

Le strade però per sanità e previdenza sembrano tracciate anche se evitiamo volontariamente di rendercene conto. Sarà difficile mantenere inalterato la qualità del tenore di vita basandosi solamente sulle pensioni pubbliche. Riforma dopo riforma l’importo delle stesse verrà ridotto.

Inevitabilmente le ricadute sull’occupazione della crisi che stiamo vivendo, realizzeranno i loro frutti nel momento in cui i giovani percettori di sussidi di oggi si troveranno a fare i conteggi di quanto percepito come mensilità pensionistica. Difficilmente i coefficienti saranno migliori di quelli attuali.

Realizzare e rendersi conto oggi del disavanzo finanziario generato dalle future pensioni permetterà di recuperare tutto o in parte il gap che già oggi è un dato di fatto.

I risultati che i portafogli sotto una gestione costante ed attiva di un consulente di riferimento otterranno, nella stragrande maggioranza dei casi migliori rispetto al classico fai da te, dovranno essere riprogettati e ribilanciati con paradigmi differenti, soprattutto con metodologie dissimili.

La ricerca del flusso cedolare dovrà obbligatoriamente passare da una concezione ed applicazione metodica alternativa al classico “si è sempre fatto così”. Ipotizzare che l’inflazione prossima a far capolino nei mercati non comporti volatilità nell’immediato sui portafogli corrisponde ad illudersi.

Sfruttare ed anticipare gli inevitabili imprevisti di percorso con razionale programmazione permetterà di incrementare significativamente i risultati che giorno dopo giorno verranno realizzati dagli investimenti. Fino a quando i tassi non torneranno a premiare in maniera consistente il classico risparmio l’unica via per tutelarsi resta l’investimento.

Quando lo faranno probabilmente l’inflazione sarà diversa.
Ne varrà comunque la pena?

Anticipare ed essere preparati in finanza come in ambito assicurativo permette di evitare tramite scelte o soluzioni razionali e consapevoli consistenti perdite. Rendersi conto con anni di anticipo di una futura esigenza assicurativa permette oggi di pagare un premio al rischio decisamente inferiore.

Viviamo il presente tra sprazzi di lucidità e frammenti confusi di preconcetti distanti anni luce dalla realtà. Dobbiamo riformulare le risposte alle domande che da sempre ci poniamo prima e dopo ogni scelta di investimento. Le prime forse più confuse delle seconde.

 

Nulla è come sembra.

 

Giovanni Cedaro