Come e perchè la blockchain “salva” la guerra

Zuppa di Porro: rassegna stampa del 2 marzo 2020

4.6k 0
generica_porro_1200_3

Nel 2022, la possibilità di documentarsi online riguardo gli avvenimenti geopolitici è un’arma a doppio taglio. Da un lato, le notizie continue e la messaggistica istantanea rendono inclusivo e paritario l’accesso alle notizie. Tuttavia, dall’altro lato, la stessa tecnologia può essere utilizzata per scopi dannosi, con l’intenzione di distorcere la realtà e divulgare informazioni false per plasmare l’opinione pubblica.

Tutti i vari social, da Twitter a YouTube, persino TikTok vengono utilizzati dai governi e dalle forze armate in Ucraina, Russia e paesi vicini per divulgare informazioni, opinioni e propaganda. Ecco perchè il ruolo che la tecnologia svolge in questo momento storico è ancora da determinare essendo esso stesso un ecosistema complesso che potrà rivelarsi sia antagonista che alleato.

 

Arweave: il permaweb che salva le informazioni sulla guerra

Tutti abbiamo sentito almeno una volta pronunciare la frase secondo cui” la storia è scritta dai vincitori”. Il timore infatti è che le prove online possano essere cancellate dalle Big Tech e social nel tentativo, non sempre efficace, di abbattere la disinformazione. Da qui è nata l’idea, e l’esigenza di creare una piattaforma, su blockchain, di “parmaweb”. Un archivio di informazioni e notizie permanente e decentralizzato.

Per quanto dannose possano essere le notizie false e certi tipi di propaganda, c’è un forte motivo per cui le prove di questa guerra dell’informazione dovrebbero essere preservate e protette.

Sebbene gli organi di informazione abbiano tutto il diritto, e talvolta l’obbligo legale e morale, di curare le proprie piattaforme rimuovendo o migliorando i contenuti in base alle proprie prerogative e ai propri profitti, la comprensione della storia spesso dipende tanto dal ricordare le falsità raccontate quanto dalla documentazione dei fatti.

Arweave, così si chiama la startup che ha creato la piattaforma blockchain, sta raccogliendo e salvando tutti i documenti e le notizie concernenti il conflitto russo-ucraino. Descrivendosi come “un disco rigido collettivo che non dimentica mai”. Sam Williams, il fondatore della società, ritiene di aver trovato il modo per depositare digitalmente, in modo permanente ed economico, una quantità praticamente infinita di dati e informazioni.

In poco meno di una settimana sono stati raccolti circa 6.5 milioni di documenti digitali Se da un lato questa totale libertà può garantire una informazione globale, dall’altro c’è il rischio che la piattaforma venga invasa da così tanto materiale illecito, da renderlo di fatto inutilizzabile.

Attualmente i gestori del sito stanno lavorando per risolvere questa criticità. Nel mentre, soprattutto in scenari di guerra come in Ucraina, Arweave sostiene che è più importante portare tutti sulla zattera di salvataggio (con il rischio di portare a bordo fake news) e sistemare poi i dati ottenuti in un secondo momento.

 

Esempi di disinformazione russa sono diffusi: dai resoconti infondati delle guardie di frontiera ucraine che accolgono i soldati russi alle foto dell’esercito ucraino che schiera armi chimiche o usa i civili come scudi umani.

Ci sono per esempio prove che il Cremlino, l’agenzia di intelligence russa, avesse una strategia mediatica premeditata intesa a impostare la narrativa della guerra (che sperava fosse più veloce di quanto si sta rivelando). Il 26 febbraio, ad esempio, il conglomerato mediatico statale Ria Novosti ha pubblicato un articolo trionfante in cui dichiarava che la Russia aveva avuto successo nella sua “operazione militare speciale”. Prima di essere cancellato, l’articolo affermava che la Russia aveva ripristinato “la sua pienezza storica”, ​​”riunendo il mondo russo” e unendo “il popolo russo” contro gli aggressori occidentali.

Williams racconta anche un episodio del novembre 2018 quando una nave della marina russa salì a bordo di una barca ucraina, facendo prigionieri 24 marinai. Sputnik (un punto vendita filo-russo in lingua inglese) ha scritto un articolo, che era il principale articolo in lingua inglese delle autorità russe che inizialmente era pro ucraina, è stato online solo per 14 minuti, tuttavia qualcuno della community (della permaweb) l’ha salvato e lo ha inserito nella blockchain.

All’inizio del 2019, il Cremlino ha iniziato a disconnettere la Russia da Internet, consentendo loro di controllare quali informazioni possono visualizzare i cittadini. L’agenzia chiede regolarmente ai giganti dei social di bloccare e censurare alcune informazioni, che Facebook (con circa 70 milioni di utenti russi), tra gli altri, spesso segue per evitare che perda l’accesso all’intero mercato.

Il primo invito all’azione di William per documentare la guerra è arrivato all’inizio dello scorso mese, prima che venissero sparati i primi colpi. La sua azienda si è posta l’obiettivo di colmare il divario tra Internet occidentale e la rete “limitata” russa. 

Potrà rivelarsi una soluzione? Difficile dirlo. È proprio di ieri la notizia secondo cui il presidente Vladimir Putin ha ufficialmente introdotto la censura di stato e in poche ore, al massimo giorni, non ci saranno più media indipendenti in Russia.

 

Le donazioni di criptovalute, da ancore di salvataggio a sostegno popolare.

La sanguinosa guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina si sviluppa su più livelli: fisico, finanziario e nel cyberspazio. Questa è la prima guerra nella storia umana in cui le criptovalute giocano un ruolo rilevante. Secondo Chainalysys, l’anno scorso i gruppi di hacker russi (a volte affiliati allo stato) sono riusciti a prendere circa 400 milioni di dollari in risorse crittografiche attraverso attacchi ransomware.

L’“Esercito tecnologico” ucraino invece è coordinato da Alex Bornyakov, il viceministro ucraino per la trasformazione digitale, che solo due settimane fa ha parlato ad una conferenza a Denver, negli Stati Uniti, sull’obiettivo a lungo termine del paese di diventare “il più grande paese cripto-friendly nel mondo.” L’Ucraina ha ufficialmente legittimato bitcoin e altre criptovalute recentemente e si colloca come capitale “europea” delle criptovalute.

Le criptovalute, la finanza decentralizzata e altri sistemi blockchain fanno parte della visione del governo non solo per la prosperità economica, ma anche per l’indipendenza e la sovranità dalla Russia, un modo per costruire una economia moderna dei servizi e avvicinarsi al resto d’Europa.

Quando è iniziata la guerra, ha lanciato un fondo crittografico ucraino ufficiale. In pochi giorni, secondo Elliptic, una società di analisi blockchain, il governo ucraino e le ONG che sostengono l’esercito hanno raccolto 35 milioni di dollari attraverso donazioni di criptovalute dall’inizio dell’invasione russa. Una ONG ha ricevuto addirittura in una singola donazione 3 milioni di dollari di Bitcoin.

Questi tuttavia non sono niente in confronto ai 350 milioni di dollari che gli Stati Uniti hanno promesso all’Ucraina ed ai 10 miliardi chiesti da Biden per far fronte alla drammatica crisi umanitaria in Ucraina, oppure ai 270 milioni di dollari di bond di guerra raccolti dal governo di Kiev o o ai 7,6 milioni di euro che la  Repubblica Ceca ha annunciato di consegnare attraverso armi e munizioni

Le donazioni hanno tuttavia un profondo valore simbolico, in quanto le donazioni in criptovalute provengono principalmente da individui, non da governi, e mostrano il livello di profondo sostegno popolare all’Ucraina.

 

Testimonianze:

Sono numerose le storie di come le criptovalute si stiano rivelando uno strumento in grado di salvare vite umane. La storia di un ragazzo ucraino, è simbolica di come l’Ucraina, incentrata sulle criptovalute, è passata alla guerra.

Quando il ragazzo si è svegliato con la notizia dell’invasione della Russia il 24 febbraio e ha cercato di fuggire in Polonia dalla sua casa a Leopolinell’Ucraina occidentale, si è scontrato con le difficoltà emotive e finanziarie. Intervistato ha raccontato: “volevamo prelevare denaro, ma le code erano estremamente lunghe. Se avessi aspettato, alla fine non avrei potuto attraversare il confine”.

Ha cercato di acquistare un biglietto dell’autobus oltre il confine, ma la transazione è stata rifiutata a causa di attacchi informatici che hanno portato la sua banca e non essere operativa o perché la banca ucraina stava bloccando le transazioni internazionali. Alla fine, ha detto, la sua via di scampo è stata aver trovato un amico disposto a scambiare bitcoin con contanti polacchi, che ha usato per acquistare il biglietto dell’autobus.

E come lui tante persone hanno trovato nelle criptovalute la salvezza, in uno scenario mai conosciuto prima.

 

Conclusioni:

Sono irrilevanti in questo contesto gli andamenti e la volatilità delle criptovalute. È vero che il suo valore è crollato dell’8% in poche ore dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, con prezzi che sono scesi fino a 30.000 euro la mattina dell’invasione perdendo 160 miliardi di dollari di valore in 24 ore, (e risalendo poche ore dopo raggiungendo in picco di 40.000 euro il 2 marzo).

L’unica questione che conta è che siamo di fronte ad un nuovo, struggente, scenario. Sconosciuto. Combattiamo una guerra su vari fronti, economica, fisica, cyber. E se le criptovalute in questo frangente possono rappresentare la salvezza di vite umane, beh, traete voi le conclusioni. Ma fatelo con moralità e coscienza.

Deborah Ullasci, 4 marzo 2022

 

 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version