Criptovalute

Comitato di Basilea: I Bitcoin? Se le banche vogliono usarli devono accantonare più denaro in garanzia

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Secondo Il Comitato di Basilea la crescita dei Criptoasset e dei servizi correlati ha il potenziale per sollevare problemi di stabilità finanziaria e aumentare i rischi affrontati dalle banche. Per questo le banche sono chiamate ad aumentare le somme a garanzia anche degli investimenti legati alla criptovaluta.

Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha dichiarato giovedì che il settore bancario dovrà mettere in conto di affrontare maggiori rischi in caso di detenzione nei portafogli dell’istituto di criptoasset. Questo a causa del potenziale riciclaggio di denaro sporco, delle sfide reputazionali e delle oscillazioni selvagge dei prezzi che potrebbero portare a inadempienze.

 

La proposta è aperta a commenti pubblici e prima che entri in vigore il comitato ha affermato che ci vorrà del tempo. Le criptovalute sono esplose in popolarità quest’anno, con milioni di persone che giornalmente hanno fatto un numeri impressionante di operazioni di compravendita e professionisti a caccia di profitti impossibili da trovare in altre asset class. 

Il Bitcoin è passato da un valore di circa 10.000 dollari lo scorso settembre a 63.000 dollari a metà aprile. Tuttavia, nell’ultimo mese, i prezzi sono crollati, tornando a 37.000 dollari, sulla scia di un più severo controllo normativo in Cina e delle critiche di Elon Musk all’alto costo energetico del Bitcoin.

La richiesta del Comitato di Basilea ha suscitato una serie di reazioni a Wall Street e in altri centri finanziari in tutto il mondo.

Luke Sully, CEO di Ledgermatic, specialista in tecnologia di tesoreria:

“È una notizia che sia i sostenitori che i critici di Bitcoin vivranno come una vittoria. Dimostra che il Bitcoin è ora una classe di attività riconosciuta con parametri di gestione del rischio per le banche, ma questi stessi parametri potrebbero essere un potenziale deterrente dati gli onerosi requisiti patrimoniali che potrebbero renderlo un business sgradevole”, ha affermato. “Ci sono alcune ipotesi sottostanti in questa ponderazione del rischio, la più ovvia è che il prezzo potrebbe arrivare a zero e gli investitori potrebbero perdere la loro piena allocazione. I requisiti patrimoniali non proteggono nemmeno i clienti delle banche dalle transazioni, dai regolamenti e dalla volatilità”.

Marc Chandler, chief market strategist presso Bannockburn Global Forex:

“Non credo che queste decisioni siano buone o cattive di per sé tutto dipende da quale sia l’obiettivo”, ha detto. Le criptovalute sono nate in un’epoca in cui avevamo disparità molto estreme di ricchezza e reddito: come può non rifletterlo? La maggior parte dei detentori di Bitcoin ne ha più di 100 in portafoglio, cioè più di 300.000 dollari di controvalore. Quanti americani hanno 300.000 $ da mettere in criptovalute.

Matt Maley, chief market strategist per Miller Tabak + Co.:

“Ovviamente requisiti patrimoniali più severi fanno sì che le banche debbano avere più capitale a disposizione, il che può avere un impatto sui loro guadagni. Il comitato sta dicendo che a causa dei rischi coinvolti – le criptovalute sono molto volatili – devi avere più capitale a disposizione per proteggerti dai cali”. Questo rappresenta una sorta di messaggio trasversale alle banche di stare attenti, ma anche e soprattutto agli investitori”.

Insomma per alcuni si parla a Nuora (le banche), perché Suocera (gli investitori) intenda.

Ma soprattutto se ne parla sempre di più e questo resta comunque un segnale forte, anzi fortissimo.

 

Leopoldo Gasbarro