Dopo aver invaso l’Occidente prima con i suoi prodotti a basso costo e poi con quelli tecnologici, la Cina prenota il primato anche nell’intelligenza artificiale. A sbaragliare la concorrenza è stata la start up DeepSeek con un chat bot gratuito che sembra essere perlomeno in grado di eguagliare ChatGpt di OpenAi e Gemini di Google. O forse, a sentire gli esperti, di fare anche meglio di loro.
In ogni caso DeepSeek, che poggia su un modello open source da 671 miliardi di parametri, per funzionare necessita di risorse infinitamente minori rispetto alle blasonate cugine maggiori statunitensi. Questo vale sia in termini di chip impiegati molto meno potenti e quindi meno energivori sia di investimenti.
Tanto che DeepSeek è nata nel 2023 da una idea del quarantenne Lian Wenfeng ad Hangzhou che l’ha sviluppata sostanzialmente in proprio. Pare il suo budget sia stato prossimo a 5 o forse 6 milioni di dollari. In pratica l’equivalente di quanto sarebbe stato necessario per acquistare un paio di super-attici nelle zone più ricercate di Milano o di Roma.
L’applicazione, forte di una notorietà esplosiva quanto improvvisa, ha così fatto il pieno di download, fino a superare ieri ChatGpt sull’App store negli Stati Uniti. Con tanto di denuncia di un presunto attacco haker.
Il vero punto però è un altro. Perchè più crescono gli utenti e l’entusiasmo attorno a DeepSeek più si sbriciola la residua certezza americana di poter pilotare il futuro del Pianeta grazie ai ritrovati dei genietti della Silicon Valley. Basti dire che OpenAi di Sam Altman, con l’appoggio finanziario del colosso Microsoft, così come Google, Amazon o Musk stanno invece muovendo complessivamente miliardi per sviluppare i propri sistemi.
Stiamo parlando di quello che gli esperti hanno subito chiamato “Sputnik monent“, rievocando lo stupore e la frustazione di quando gli Stati Uniti si videro superati dall’allora Unione Sovietica nella corsa verso lo Spazio.
In quell’occasione Washington trovò la rivincita mettendo piede per primo sulla Luna al costo di uno sforzo ciclopico nel bilancio federale. Per ironia della sorte si tratta di quella stessa Selene che da tempo le superpotenze vorrebbero trasformare in una sorta di miniera per ricavare metalli e terre rare.
Non è detto poi che nel democratico web vada nello stesso modo che nello spazio. Anche perchè proprio Pechino è leader nelle terre rare utili per costruire i chip, molto competitiva nella nanotecnologia ed estremamente abile nella raccolta dei Bigdata, che sono poi il cibo di cui si nutre l’intelligenza artificiale per progredire.
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Insomma il Dragone, già incontrastata “fabbrica del mondo”, sembra ipotecare anche la tecnologia del futuro. Un po’ come è avvenuto con le auto elettriche. Da qui il panic selling che si è materializzato sulle Borse mondiali pronte a mandare a picco, insieme al Nasdaq, i suoi titoli tecnologici a partire da Nvidia che ieri è crollata del 17%. Perchè se DeepSeek funziona come un prodotto low cost, temono gli analisti, allora anche il mercato dei chip sarà meno brillante delle attese. Inevitabili le ripercussioni anche sui listini europei e in Piazza Affari.